La Gazzetta dello Sport

Il Toro riabbracci­a il talento di Ljajic E Mazzarri riapre la fabbrica del gol

●La rinascita del serbo coincide con la svolta tattica Il 3-4-1-2 perfetto per esaltare Belotti e Iago Falque

- Fabrizio Turco TORINO

Dopo aver riconquist­ato il Toro a partita in corsa, adesso Adem Ljajic vuol completare la rincorsa e meritarsi anche la maglia da titolare. Domani sera, in casa contro il Crotone, il fantasista serbo spera di coronare la seconda fase della sua corsa ad inseguimen­to granata.

IL PASSATO Per tornare alla prima fase, quella ad ostacoli, bisogna risalire fino allo scorso dicembre, quando anche il mentore Mihajlovic non ne può più del suo pupillo e sbotta: «Basta con certi atteggiame­nti», alza la voce l’allenatore granata, che a Roma per Lazio-Toro opta per la punizione a sorpresa, spedendo Ljajic in tribuna in quella che diventerà l’inizio di in un tunnel buio e tortuoso. La settimana successiva, nella partita del rilancio contro il Napoli, Ljajic incappa in un infortunio al bicipite femorale e da lì le porte granata si chiudono in un lampo. Infatti, quando inizia l’era Walter Mazzarri, Adem sta recuperand­o dall’infortunio, ma perde l’attimo e non si ritrova più. Perché la squadra risponde alle sollecitaz­ioni del nuovo allenatore subentrato a Miha, dà l’impression­e di essere più quadrata, domina in casa e pareggia fuori; e il trequartis­ta serbo finisce ● i giorni tra il gol di Ljajic con l’Udinese alla Dacia Arena del 20 settembre 2017 e l’ultimo acuto contro il Cagliari alla Sardegna Arena di sabato scorso per un bel po’ fuori dai radar.

DUBBI Dopo il derby, però, i giorni di sole lasciano spazio alle prime nuvole: il gruppo smarrisce le sicurezze e lo stesso Ljajic, quando viene chiamato in causa (contro Verona e Fiorentina), risponde con belle giocate ma senza riuscire ad incidere in maniera così significat­iva da cambiare il corso della partita. Per imporre il proprio marchio serve una (doppia) svolta tattica: Mazzarri approfitta delle due settimane di pausa delle nazionali per cucire addosso al Toro la «sua» difesa a tre, ma il 3-5-2 nel primo tempo di Cagliari «è ancora allo stato embrionale», come dirà a bocce ferme lo stesso allenatore. Il Toro camaleonti­co, però, stavolta è pronto ad assorbire anche il rilancio della fantasia allo stato puro. Alla Sardegna Arena, dopo una manciata di minuti della ripresa, arriva il momento della seconda minirivolu­zione: si può fare a meno di un po’ di atletismo a centrocamp­o – è la tesi granata – a patto di arricchire inventiva e qualità a ridosso di Belotti. Tradotto, fuori Acquah e dentro Ljajic, con il passaggio al 3-41-2. L’ex gialloross­o mette piede in campo al 9’, è chiamato a dare il massimo nella posizione che preferisce, la trequarti d’attacco, e in un attimo il Toro decolla: Adem catalizza tutti i palloni, il ritmo si alza, Belotti si riscopre Gallo e Iago Falque ritrova il gol che gli mancava da fine gennaio. Undici minuti di calcio bello e intenso, l’unodue che manda il Cagliari al tappeto, Ljajic che detta calcio e torna a segnare dopo 192 giorni di astinenza, visto che l’ultima gioia era stata siglata a Udine lo scorso 20 settembre.

SVOLTA I meriti? Da suddivider­e fra i due attori-protagonis­ti: bravo Ljajic a non perdere il filo e a farsi trovare pronto all’occorrenza, ma bravo anche Mazzarri a non farne mai una questione personale e ad andare in pressing su di lui nei momenti bui, facendogli il lavaggio del cervello sull’importanza della squadra e del gruppo. Concetti come «non si gioca mai da soli», «serve una feroce applicazio­ne», «bisogna sempre dare una mano ai compagni in fase di non possesso» alla lunga hanno fatto breccia nella mentalità da calcio-spettacolo di Adem. Nella partita doppia di Ljajic, però, è finito soltanto il primo tempo e fin da domani ci si deve aspettare una nuova risposta alle sollecitaz­ioni imposte dal suo allenatore. Perché se Ljajic gioca, corre e copre come a Cagliari, allora sì che il Toro può permetters­i di supportare la formula a tre attaccanti. Il pallino, però, adesso è nelle mani del serbo, chiamato a dare la risposta definitiva su presente e futuro. Ljajic, a quasi 27 anni, adesso è padrone del proprio destino: se impiegherà bene talento e fantasia non vincerà soltanto un biglietto per il Mondiale con la sua nazionale ma potrà fare anche la fortuna del Toro.

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LAPRESSE-ANSA Adem Ljajic, 26, firma il 2-0 contro il Cagliari con una volée incrociata: sotto, l’esultanza
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