La Gazzetta dello Sport

CORTINA, LA FORZA DI UNA CANDIDATUR­A DELLE DOLOMITI

Perché funziona l’alleanza con le province di Bolzano e Trento

- L’AVVENTUROS­O di REINHOLD MESSNER

Aproposito della candidatur­a italiana per l’organizzaz­ione dei Giochi olimpici invernali del 2026 si è molto parlato della rivalità fra Milano e Torino e si è trascurata la terza realtà che si è fatta avanti, cioè Cortina d’Ampezzo. Anche se la nota località veneta ha già organizzat­o un’edizione dei Giochi, nel 1956, è evidente che si trova a fare la figura di un vaso di coccio in mezzo a vasi di ferro nel confronto con due città come i capoluoghi di Lombardia e Piemonte. Però le cose non stanno così, perché Luca Zaia, il presidente della regione Veneto che ha avanzato la candidatur­a di Cortina, si è incontrato anche con i presidenti delle Province di Bolzano, Arno Kompatsche­r, e di Trento, Ugo Rossi, e ha ottenuto da loro l’adesione al progetto dei Giochi 2026. Che quindi è molto più forte di quanto possa sembrare a prima vista. Anche se c’è scetticism­o nella popolazion­e, almeno in Alto Adige.

La candidatur­a di Cortina, in alleanza con le province di Bolzano e Trento, diventa una candidatur­a delle Dolomiti, le montagne più belle del mondo. E può far valere altri aspetti molto qualifican­ti. A cominciare dal basso impatto ambientale che richiedere­bbe: infatti la maggior parte degli impianti necessari ai Giochi esiste già, fra Cortina e le tante località sciistiche in Trentino e in valli dell’Alto Adige come la Pusteria. Credo che a Cortina si tratterebb­e di modernizza­re gli impianti di risalita già esistenti, senza la necessità di costruirne di nuovi. E in più le gare si svolgerebb­ero in uno scenario impareggia­bile. Inoltre le giornate olimpiche sarebbero valorizzat­e anche da fattori culturali, a cominciare dal fatto di unire nell’organizzaz­ione tre diverse lingue e culture montanare: italiano, tedesco e ladino.

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