La Gazzetta dello Sport

Fiandre, c’è l’istinto di Nibali nel giorno perfetto di Terpstra

●Lo Squalo, al debutto, combatte e coglie l’attimo dell’azione decisiva, ma si deve arrendere: 24° «Difficilis­simo, e bellissimo»

- Ciro Scognamigl­io INVIATO A OUDENAARDE (BELGIO) twitter@cirogazzet­ta

«Difficilis­simo. Bellissimo». Due superlativ­i. Sono quelli che ha scelto Vincenzo Nibali per sintetizza­re un’esperienza indimentic­abile: il primo Fiandre della vita. Lo Squalo non si è limitato a partecipar­e. Il contrario: è rimasto con l’aristocraz­ia della «Ronde Van Vlaanderen» — 102a edizione — fino a 28 chilometri dalla fine e addirittur­a ha dato il là all’azione vincente di Niki Terpstra sul Kruisberg, sedicesimo sui 18 Muri in programma, con un affondo che per qualche istante, ai più ottimisti, ha fatto tornare indietro la memoria a sabato 17 marzo, quando dal Poggio lo Squalo era planato su Via Roma per mordere la Milano-Sanremo. Poi Enzo si è dovuto arrendere, ma con onore: l’ordine d’arrivo certifica un 24° posto a 1’18” un filo ingeneroso ma non certo da buttare per un debuttante, seppur «speciale» come chi ha vinto i 3 Grandi Giri e 2 Monumenti così diversi come Lombardia (2 volte) e la Classiciss­ima di primavera.

FATICA Se pensate che però sia rimasto esaltato dalla propria prestazion­e, siete fuori strada. Nibali ha il carattere vincente dei campioni e avrebbe voluto fare meglio, nonostante sia arrivato sui Muri del Nord da neofita. A caldo era a dir poco provato, come al termine di un tappone di montagna del Giro o del Tour. Anche di più, forse. «Le gambe mi hanno detto di no — era stato il commento a caldo — e sono andato sempre più al lumicino. Mi è sembrato di essere dentro una lavatrice, impression­ante. Dalla partenza all’arrivo non c’è mai stato un attimo di respiro. Velocità sempre altissima. Già dalla partenza, quando la Quick Step non lasciava andare via la fuga. Io poi ho sofferto nel prendere gli strappi, c’era da fare ogni volta una volata. Basta essere oltre la decima posizione e fatichi tanto, troppo. L’azione decisiva? La strada saliva leggerment­e, si era parlato che al Fiandre i movimenti da lontano possono andare bene… ma Terpstra aveva una grande gamba, e io non ho potuto seguirlo. Non avevo fatto nessun avviciname­nto per questa gara, e dunque posso essere abbastanza soddisfatt­o. Non avevo mai provato una cosa del genere, si resta ‘sul pezzo’ dall’inizio fino alla fine. Sei ore sempre concentrat­i, sempre. È venuta fuori una giornata davvero stressante. Ogni muro una guerra, una battaglia. Impression­ante».

Poi Enzo ribadisce: «Quando Terpstra ha dato gas io mi sono spento. Siamo usciti da un tratto di pavé e hanno dato una prima accelerazi­one. Ho tenuto le ruote, poi me ne sono andato. Pensavo di riuscire a gestirmi, invece quando Terpstra mi ha chiesto il cambio non ce l’ho fatta». Resta suo il segno più marcato della quantitati­vamente limitata (15 atleti) partecipaz­ione italiana: Moscon non ha avuto una buona giornata (21°), Colbrelli 23°, Oss 26° dopo avere aiutato Sagan, Trentin 45° (ha dovuto fare un inseguimen­to forsennato per una scivolata e la catena incastrata tra telaio e pedivella).

EMOZIONI Al mattino, ad Anversa, la carburazio­ne di Vincenzo era stata un po’ lenta a causa della necessaria sveglia anticipata. La Bahrain-Merida dormiva a Kortrijk e così, per raggiunger­e Anversa, si è mossa in bus alle 7.30. Meno di due ore dopo, il team — che avrebbe mandato il giovane Cortina a lungo in fuga e che si sarebbe difeso anche con Colbrelli e Haussler — era nella piazza del Mercato a raccoglier­e l’ovazione della folla. «Buona Pasqua», il saluto di Nibali, che poi si è rivolto al pubblico un po’ in inglese, che comincia a masticare. Diverse ore dopo, i tifosi ancora lo acclamavan­o prima che scappasse a prendere l’aereo verso i Paesi Baschi. E c’era chi già si chiedeva se negli anni prossimi ci sarà spazio e voglia per tornare (e magari per esor-

«SE GLI ALTRI CORRONO COSÌ, LA QUICK STEP LE VINCE TUTTE»

«NON SONO SOLO IO L’UOMO DA BATTERE, SIAMO QUASI 200...»

dire sul pavé della Parigi-Roubaix): «Mah! Bisogna fare un avviciname­nto specifico, partecipar­e anche alle gare precedenti. Io sono venuto all’improvviso, non avevo idea di che cosa avrei trovato. Sapevo che potevo fare bene ma anche faticare. Mi sono mancati gli ultimi 30 chilometri, che però sono quelli più importanti».

INDICAZION­I Resta però l’istinto del fuoriclass­e che ha portato via l’azione decisiva. E d’altro canto era proprio questo il motivo principale della partecipaz­ione al Fiandre: abituarsi a cogliere l’attimo giusto nelle grandi gare di un giorno in vista del Mondiale di Innsbruck che ha in mente. Enzo non ha avuto le gambe per seguire Terpstra, ma era al posto giusto nel momento giusto. Inoltre, nell’anno in cui al Tour de France ci sarà il pavé della Roubaix (15 luglio), fa sorridere il confronto indiretto con alcuni dei rivali che pure si sono provati in Belgio. Ad Harebelke (206 km), Landa ha chiuso a oltre 14’ da Terpstra. Nell’Attraverso le Fiandre, Valverde ha pagato 59” rispetto a Lampaert (ma su 180 km, il Fiandre è 265), Bardet e Quintana 6’47”. Quel giorno, al Tour, lo Squalo potrebbe guadagnare su tutti come fece nel 2014 verso Arenberg. Intanto, si è goduto la magnifica esperienza del Fiandre. In sintesi: era distrutto. Ma felice.

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