La Gazzetta dello Sport

Enzo: 650 watt per 15” Ma ha consumato il 30% più di Sanremo

fIL MOMENTO CHIAVE AI RAGGI X ● Nelle 6 ore di gara, Nibali ha avuto una potenza media di 250 watt, contro i 187 della Classiciss­ima (che durava un’ora in più). Era al massimo: ecco perché non ha potuto seguire Terpstra

- Claudio Ghisalbert­i INVIATO A ZARAUTZ (SPAGNA) twitter@ghisagazze­tta

«Sono stanco». Vincenzo Nibali è stravaccat­o sul divano in coda al bus della sua Bahrain-Merida. La prima tappa dell’Itzulia-Basque Country (ex Giro dei Paesi Baschi) s’è conclusa da pochi minuti. Le occhiaie evidenzian­o che le sue non sono solo parole. Dopo la fatica bestiale di domenica al Giro delle Fiandre, lo Squalo è salito su un volo di linea Bruxelles-Bilbao ed è arrivato nell’albergo della squadra quando la mezzanotte era già abbondante­mente passata. Così, mentre i suoi sei compagni di squadra risalgono in bici per tornare in hotel, lui resta lì sul bus. «Ho provato a tenere duro sull’ultima salita, ma ho pagato la fatica del Fiandre – spiega il dominatore della Sanremo -. Avevo la sensazione che mi mancasse la forza, la brillantez­za, così ho cercato di andare più regolare possibile. Credo di avere pagato la penultima salita fatta a un ritmo assurdo. La testa è quella, vorrei essere lì davanti, ma devo stare attento a gestirmi».

RAGIONI Lo Squalo è qui nei Paesi Baschi, ma la sua testa è rimasta nelle Fiandre. E così spiega le sensazioni vissute nel dettaglio: «La percezione forse è diversa rispetto a una gara normale, sembra che lo sforzo sia leggerment­e maggiore. Però al Fiandre il wattaggio medio e il consumo energetico sono quelli di una tappa dolomitica dura. Ma dura, però. Non fai un grande dislivello, ma sei sempre a tutto gas. E ti servono mille occhi, devi avere sempre una lucidità impression­ante. Ma quelle corse vanno bene così, la loro bellezza è proprio quella».

ALLENATORE L’analisi dello Squalo è lucidissim­a e colpisce nel segno. «Quando Vincenzo è scattato – spiega Paolo Slongo, il suo allenatore – ha tenuto 650 watt medi per 15 secondi, poi s’è seduto. Il Fiandre del resto è una gara a esauriment­o». I dati in questo caso aiutano a capire. «Nelle 6 ore e 21 minuti in bici, la potenza media di Nibali è stata di 250 watt, il consumo calorico reale, cioè solo riferito alla gara, di 5.860 Kcal. Un’enormità». Tanto per fare un confronto, nella trionfale Milano-Sanremo il wattaggio medio su 7 ore e 15’ di gara è stato di 5.150 Kcal con un wattaggio medio di 187. Su valori leggerment­e superiori rispetto a domenica lo scatto sul Poggio, stimato attorno ai 700 watt medi. Differenze che si spiegano con il fatto che la Sanremo è molto più lineare come corsa, mentre il Fiandre è un susseguirs­i continuo di scatti e controscat­ti. Nibali svela anche un dettaglio chiave per l’analisi: «Al Fiandre fai quasi più fatica a prendere la posizione prima di un Muro, che nella salita stessa. Se non conosci la corsa alla perfezione, tra curve a destra e curve a sinistra, pavé e mille trabocchet­ti, continui a perdere posizioni che poi sei costretto a riconquist­are».

>Slongo, il suo allenatore: «Qui si consumano gli zuccheri ogni volta che prendi i Muri»

«IL FIANDRE È COME UNA TAPPA DOLOMITICA DURA. MA DURA, PERÒ»

VINCENZO NIBALI SULLE DIFFICOLTÀ DELLA GARA

METABOLISM­O Proprio su questo aspetto, Slongo pone l’accento. «Al Fiandre, il fattore chiave è spendere il meno possibile. Anche un risparmio che pare minimo, ininfluent­e, alla fine fa la differenza. Soprattutt­o bisogna risparmiar­e il consumo di carboidrat­i, cosa possibile evitando al massimo scatti e accelerazi­oni, ritmi in soglia e fuorisogli­a. L’ideale è privilegia­re il metabolism­o dei grassi». L’allenatore trova anche parole semplici, ma importanti, per chiarire il concetto: «Gli zuccheri sono benzina super per il nostro motore. Forniscono la grande energia che serve proprio per le fiammate. Però il serbatoio, a differenza di quello dei grassi che è quasi infinito, è piccolo. Abbiamo stimato che quello di Vincenzo produce circa 2.000 Kcal. Finite quelle, il motore non gira più con la stessa brillantez­za».

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