La Gazzetta dello Sport

Tonut è tornato «Ora sto bene, gioco e mi diverto»

●L’esterno di Venezia, decisivo contro Avellino, ha superato i problemi alla schiena: «Il club mi dà fiducia»

- Michele Contessa VENEZIA

Non ha mai perso il sorriso. Nemmeno nei giorni più bui, quando doveva fare i conti con una schiena ballerina che lo costringev­a a fermarsi e a ripartire. Nemmeno quando ha dovuto sottoporsi all’intervento chirurgico ad inizio settembre per sconfigger­e definitiva­mente l’ernia al disco. L’Umana non ha avuto fretta, anzi, la fiducia è rimasta intatta, tanto da rinnovare il contratto a Stefano Tonut fino al 2023 proprio nella fase di riabilitaz­ione. Il segnale chiaro e inequivoca­bile che la Reyer vede in Tonut il giocatore-immagine dei prossimi anni ed è significat­ivo il lungo abbraccio di De Raffaele a fine partita con la guardia triestina. Intanto contro Avellino, l’azzurro ha sciorinato una prestazion­e (16 punti, 3 rimbalzi, 3 palle recuperate e 3 assist, rimanendo in campo 30’) che deve aver fatto sorridere anche Romeo Sacchetti in vista dei prossimi appuntamen­ti della Nazionale.

Tonut, una Pasqua da ricordare a lungo?

«Sto bene, è vero, ma ho sempre sentito grande fiducia nei miei confronti. Da parte del coach, dei compagni, dell’ambiente. Anche nei momenti in cui non giocavo come volevo, dopo essere rientrato, e forse meritavo un minutaggio inferiore. Fin da quando sono ritornato, dopo l’intervento, mi sono sentito bene, ma un conto sono le sensazioni, un conto è la prestazion­e».

Un primo intervento a gennaio dell’anno scorso, poi il ritorno del dolore e il secondo intervento a inizio settembre: una liberazion­e?

«Sì, davvero. Dopo l’operazione alla schiena ho lavorato bene con il professor Colombini, il recupero è stato graduale, secondo le previsioni. Stare fuori tanti mesi non è semplice, ma diventa ancora più complicato quando rientri. Perché sei consapevol­e di dover avere pazienza per ritornare al 100% e i tempi si allungano quando puoi allenarti meno perché c’è anche l’impegno europeo a metà settimana, che ti porta a stare meno in palestra, a viaggiare tanto e a giocare di più. Ero comunque molto sereno perché mi ero finalmente tolto dalla stomaco un peso che mi portavo dietro da quasi un anno».

La Reyer ha cancellato la sconfitta di Pistoia con una prestazion­e autoritari­a contro Avellino, nonostante l’indisponib­ilità di Bramos, il cui rientro è al momento indecifrab­ile. Secondo posto rafforzato?

«E’ stata una vittoria fondamenta­le per rimanere in scia a Milano e tenere ancora più lontano Avellino. Mancano, però, ancora tante partite per dire che almeno il secondo posto l’abbiamo ipotecato, c’è ancora Brescia in corsa che affrontere­mo tra poco. Niente è ancora definito. Era comunque importante respingere intanto l’assalto della Sidigas».

La chiave della partita?

«Aver retto nei primi due quarti, poi dopo l’intervallo siamo riusciti ad attaccare il ferro avversario con maggior fluidità, e ci siamo fatti sentire anche a rimbalzo».

Umana che dà spettacolo?

«Giochiamo di squadra, ci sono sempre protagonis­ti diversi, riusciamo anche a divertirci in campo e, quando c’è la fiducia, riesce tutto più semplice».

Un finale di partita ad altissimi ritmi contro Avellino, dimenticat­a in fretta la fatica della trasferta in Russia?

«Stiamo anche bene atleticame­nte, altrimenti non avremmo potuto chiudere in crescendo la partita di domenica, soprattutt­o dopo una gara dispendios­a come quella di Novgorod, ma in particolar­e dopo un viaggio interminab­ile Russia». in

La Reyer, oltre a provare a bissare lo scudetto, punta anche a vincere la Fiba Europe Cup?

«Siamo usciti dalla Champions solo per la peggior differenza canestri, vincendo 8 partite su 14 in un girone difficilis­simo, come hanno confermato Strasburgo, Banvit, Aek Atene e Bayreuth qualifican­dosi tutte e quattro per i quarti di finale. La Fiba Europe Cup rimane sempre un trofeo europeo che alla Reyer manca. Vogliamo intanto approdare in finale, c’è l’ostacolo Groningen da superare. Abbiamo detto subito che, pur essendo scesi di competizio­ne, l’avremmo onorata fino alla fine, cercando di vincerla. Siamo sulla buona strada».

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CIAMILLO Stefano Tonut, 24 anni, figlio di Alberto, oro all’Europeo ‘83
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