Un marziano in cielo CR7 segna subito poi incanta Torino con una meraviglia Juve, troppi errori
● Niente rivincita di Cardiff: la rovesciata di Ronaldo stordisce i bianconeri. Il Real Madrid chiude il tris con Marcelo e vede la semifinale. Espulso Dybala
Fine corsa e, probabilmente, fine del lungo ciclo europeo. Non c’è niente da fare contro questo Real Madrid, contro questo immenso Ronaldo. Niente. Si sapeva che era una grande squadra, c’era da capire quale Juve sarebbe stata. La risposta è tutta nel risultato, nello 0-3 che poteva essere più drammatico se nel finale gli spagnoli non avessero allentato la tensione: è stata la Juve versione ridotta, lenta, prevedibile, soprattutto in Europa dove il Tottenham le ha messo paura. Juve esaltata dalla pochezza delle avversarie italiane, alla quale bastano 10’ intensi per aver ragione del Milan. Ma l’Europa, a questi livelli, è un’altra storia. Tutti, chi più chi meno, inadeguati. Da Douglas Costa che fa e disfa, a Dybala punito oltre le sue colpe, da Chiellini fragile a Bentancur bravo ma non pronto. Errori, limiti, imprecisione. Lo stesso Allegri stavolta non convince. Su tutti, però, Cristiano Ronaldo che segna un gol che entrerà nella storia, scatenando l’applauso dello Stadium come anni fa il Bernabeu tributò lo stesso onore a Del Piero. Da brividi.
ERRORE SUBITO Addio Champions e niente rimpianti. Restano da giocare campionato e Coppa Italia: poco non sono, dopo sette anni straordinari. Ma come a Cardiff è il Real a sbarrare la strada, come a Cardiff è Ronaldo a distruggere la difesa: addirittura con una rovesciata volante che un giorno sarà raccontata come quella di Cruijff. E non è neanche stato il miglior Real: problemi in impostazione, Modric e Benzema spesso fuori partita, ritmo abbastanza italiano. A complicare il tutto per la Juve, però, il blackout iniziale. Non che sarebbe finita diversamente, ma cominciare da 0-1 è stato un bel vantaggio per i madridisti. Neanche sono trascorsi tre minuti, infatti, e si capisce che la Juve è messa male, non solo tatticamente. Un errore gravissimo che coinvolge quattro uomini: Douglas Costa e De Sciglio a destra restano alti, lasciando Isco solissimo per ricevere e crossare; e in mezzo Barzagli e Chiellini si perdono Ronaldo che s’avventa sul pallone come un predatore affamatissimo.
JUVE MESSA MALE Si parte dallo 0-1 e Allegri, che ha sbagliato qualcosa, non ha neanche il tempo di «riaggiustare» la situazione. Il tecnico ha scelto un 4-2-3-1 per impostare il gioco sulle fasce, con Douglas Costa e Alex Sandro esterni offensivi. Solo che si assiste al copione opposto di quello previsto: la Juve
deve fare il Real, e non è il suo mestiere. E il Real si adegua facendo, a modo suo, la Juve. Per una volta non c’è foga offensiva, niente assalti in massa, lo stesso CR7 attende e si fa anticipare, mentre Benzema scompare. Ma la forza di Zidane è nella diga intelligente di Casemiro, nella tela che Kroos sviluppa inesorabile in mezzo, nel movimentismo di Isco – a volte trequartista a volte esterno, più spesso «totale» – per il quale non c’è contromisura.
POCHI PERICOLI Poi la Juve il suo piccolo lo fa anche. Khedira si prende le responsabilità di Pjanic, Bentancur è fin troppo coraggioso e rischia, ma prende applausi: certo però che Marchisio deve essere messo male per stare fuori. Dybala ci prova, Higuain idem, ma questo girar palla, stare nella metà campo avversaria, chiudere il Real facendogli perdere palla è vano se porta a poco o niente. Mentre ogni volta che i madridisti arrivano in zona Buffon si trema: traversa di Kroos, Ronaldo che sfiora il palo, infine la meraviglia, il 2-0 che chiude tutto. Con altra complicità bianconera. con il Tottenham, la palla mette nei guai Buffon. La qualità Real però è più alta di quella degli inglesi e così Carvajal crossa per Ronaldo che fa una cosa da dio del calcio: vola letteralmente e, in rovesciata, colpisce mandando all’angolo. Stadium in piedi, uno spettacolo, l’ammissione che è finita. Anche perché subito dopo è Dybala a uscire definitivamente con il secondo giallo per fallo su Carvajal: il primo era stato per simulazione. In dieci non c’è più partita, il Real è abbastanza superficiale da segnarne solo un altro con Marcelo. Sfiorandone tre o quattro, ma sarebbe stato troppo. Certo la maledizione del secondo tempo con il Real, da Cardiff a Torino, continua.
RISTRUTTURAZIONE Non perdeva in casa dai quarti del 2013 la Juve, 0-2 con il Bayern, 27 gare imbattuta. Ma c’erano i segnali che qualcosa stava cambiando, che l’età (per i difensori centrali), la concentrazione (De Sciglio, Asamoah), l’immaturità (Bentancur), l’inadeguatezza a certi livelli (Douglas Costa), tutto assieme, prima o poi avrebbero presentato il conto. Adesso non ha senso dire che con Cuadrado e Matuidi, con il 4-3-3, con Mandzukic, sarebbe andata diversamente. Il Real sarebbe andato in semifinale lo stesso (a meno che al Bernabeu non succedano cose impossibili, ma non ci credono neanche i tifosi). Il peccato, per la Juve, è sprecare un bagaglio tecnico e finanziario enorme, costruito in questi anni di successi: c’è da investire e rinnovare, oltre i Caldara e gli Spinazzola, per non essere tagliati fuori dai giochi nella prossima Champions, la 4X4, la più dura di sempre. Poi, una volta, il Barcellona ha fatto l’impossibile con il Psg: ma la Juve ne sarà mai capace?