ROMA E PEPE
LA SEMIFINALE DI CHAMPIONS CON IL GRANDE EX
Real e Bayern, le favorite «contro». E le outsider a sfidarsi dall’altra parte: chi uscirà vincente dalla seconda sfida, Roma o Liverpool, avrà una carica mentale irresistibile. Tra Anfield e l’Olimpico c’è in ballo più di una semifinale, ma nessuno può illudersi di ripetere i quarti. Perché il contesto sarà diverso. E perché le due si stanno già studiando per non ripetere gli errori di Valverde e Guardiola. Di una cosa siamo sicuri: anche per il valore (nelle coppe) delle perdenti, l’impresa della Roma è superiore. Ma ora si riparte da zero. O quasi.
NUMERI Dando ascolto ai numeri, il Liverpool fa abbastanza paura. Ha anche superato i preliminari con l’Hoffenheim, ha segnato più di tutti (33), ne ha subiti pochi (7). Non si discute che la sua forza sia nell’attacco: con l’equilibratore Firmino tra le due ali velocissime, Mané e Salah, può schiantare chiunque. Dietro lascia parecchio a desiderare, Van Dijk promette ma non è insuperabile, Robertson generoso. Una costante è l’atteggiamento basso, protetto da una mediana molto fisica alla quale però manca Can, per poi scatenarsi in contropiede. Soltanto Real e Bayern tirano di più, soltanto il Real vede più la porta.
TATTICA Per questo è legittimo aspettarsi dal «prof» Di Francesco un altro grande studio prepartita. Il 3-4-2-1 (3-4-3 nella seconda parte) è stato anche il sistema della disperazione: recuperare tre gol o (sportivamente) morire. Non sempre può riproporsi, non su quei ritmi, anche se De Rossi dovesse confermarsi su livelli tatticoagonistici da Mondiale. Inoltre le tre punte contro i tre difensori rischiano di trovarsi uno contro uno, e sono più veloci, o di costringere la Roma ad abbassarsi sempre a cinque. Non è escluso un ritorno alla linea di quattro. Ma è in mezzo che andrà vinta la partita: il 4-3-3 del Liverpool è molto teorico, perché Klopp tiene di solito un doppio centrale (Henderson e Milner) e sgancia la mezzala destra per arricchire l’attacco. Di Francesco può allora ricorrere a un mediano in più (Pellegrini) per pareggiare in mezzo, dove i Reds hanno più ritmo, tenendo Nainggolan e Schick (o Under) larghi: un 4-3-3 per impoverire così la coppia centrale contro il fenomenale Dzeko.
EMOZIONI Non mente, Klopp, quando dice: «Se qualcuno pensa che con la Roma sia facile, si sbaglia di grosso. Ha fatto una grande impresa con il Barça ed è da mercoledì che la studiamo». La terza di Premier contro la terza (a pari merito) di Serie A: non si può indicare una favorita. Il ritorno all’Olimpico può dare una mano a Di Francesco. Ma proprio questa incertezza amplificherà l’importanza delle componenti emozionali: impossibile dimenticare la finale ai rigori dell’84, con tutta probabilità la delusione storica del tifo giallorosso, in casa, nel giorno più importante della vita. Servirà a dare la carica? Non è un’esagerazione dire che martedì lo «stadio» è quasi entrato in campo, ma il Liverpool non avrà la supponenza del Barça. Meglio non sognare. E trovare quella continuità che, fino a oggi, è un po’ mancata.
VARIABILE SALAH Il successo contro Messi, però, potrebbe essere stato la svolta. Come quello della Juve contro il Real nel 2015. Da quel giorno i bianconeri si sono sentiti tra le top d’Europa. E il Liverpool è comunque preferibile agli spa-
gnoli: al di là del valore assoluto, le coppe sono tutta un’altra storia rispetto al campionato, come ha dimostrato il City. Più di mezzo successo andrà costruito fuori, dove la Roma ha già perso contro Atletico, Shakhtar e Barça. Ad Anfield, Di Francesco dovrà essere bravo a tenere una Roma bassa ma non troppo, per non esporsi alle ripartenze di Salah e Mané. Salah, appunto: esaltato e circondato dall’incredulità a Roma, oggi tra i primi cinque d’Europa, candidato a Best Fifa e Pallone d’oro. Rientra nel capitolo delle emozioni, sarà la variabile indipendente. Questo è l’anno del Mondiale: Messi e Ronaldo hanno il «posto» fisso sul podio, ma anche Dzeko può vantare diritti, fin qui è stato il più europeo della Roma. Tornasse il Nainggolan vero...
NO CONFRONTO Un’altra cosa non va dimenticata: escluso il superficiale City, che già l’anno scorso s’era suicidato con il Monaco, il Liverpool ha superato Siviglia, Spartak, Maribor e Porto. Invece la Roma ha avuto la meglio, letteralmente, a parte il Qarabag, su Atletico Madrid, Chelsea, Shakhtar e Barcellona. Non c’è confronto. Se non fa la stupida...