UN PREMIO OGNI GIORNO NEL NOME DI SCARPONI
Chiamarlo antipasto di lusso del Giro d’Italia – mancano 18 giorni al via da Gerusalemme di venerdì 4 maggio – non è sbagliato. Ma non dice tutta la verità. Perché il Tour of the Alps, dal 2017 erede legittimo del Giro del Trentino, ormai brilla di luce propria. L’aumento percentuale dei media accreditati è a doppia cifra, la qualità cresce (c’è anche il Wall Street Journal), la diffusione delle immagini televisive raggiunge oltre 100 Paesi. Fossimo in Formula 1, diremmo: Chris Froome e Fabio Aru in prima fila, Thibaut Pinot e Miguel Angel Lopez ‘mordono’ alle loro spalle. Tutti e quattro hanno il rosa del Giro in mente, ma il ciclamino del Tour of the Alps non lo disdegnerebbero. Dal via di Arco alla conclusione che profuma di Mondiale ad Innsbruck (Austria) di venerdì, cinque tappe attraverso le regioni dell’Euregio (Trentino, Alto Adige e Tirolo) per 716,9 km e 10 gran premi della montagna. Rilevanza mondiale: 20 squadre (di cui 9 World Tour, la metà di quella della massima serie), 140 atleti, 34 Nazioni. Il totem ‘tecnico’ è l’Alpe di Pampeago, traguardo in quota di domani, che in passato esaltò Pantani. All’Italia il successo finale manca da 5 anni: toccò a Nibali, che poi trionfò in rosa. Ma ci manca immensamente di più Michele Scarponi: domani, un anno fa, il marchigiano otteneva proprio al Tour of the Alps l’ultima vittoria, prima di morire in un tragico incidente stradale in allenamento cinque giorni dopo. Ogni giorno il premio ‘Team Up’, per la squadra che avrà espresso il miglior impegno corale, sarà dedicato a lui.