RIECCO DJOKOVIC SEPPI ALLA GRANDE ELIMINATO FOGNINI
●Nole batte Coric: «Un match per fortificare la mente» Rafa implacabile: «Devo giocare, non programmo più»
Dice il saggio: goditi il successo e non preoccuparti di come è maturato. Se Djokovic era alla ricerca dell’illuminazione dopo dieci mesi di oscuri tormenti, l’avventuroso pellegrinaggio contro il Next Gen Coric, il giocatore più simile al Novak originale, gli schiude finalmente un lembo di sole. E rileva poco, per l’avvio della tanto attesa e sospirata resurrezione, che il giovin croato di fronte a lui abbia manifestato il braccino di chi soffre l’atmosfera e pure il carisma del rivale, se non addirittura il peso del favorito, dopo la splendida campagna sul cemento americano che l’aveva portato alla miglior classifica di sempre, numero
28 (adesso è 39), per la gioia di coach Piatti.
EMOZIONI Non affonda la sciabola, l’ineffabile Borna, quando si ritrova con due palle break per andare a servire sul 6-5 del primo set, si scioglie nel successivo tie break e poi, in un incredibile ottovolante di prodezze, sciocchezze e mani che tremano, si fa strappare di nuovo il servizio nell’11° orribile game del terzo set dopo essere risalito da 3-5 e soprattutto aver annullato nove match point all’ex numero uno d’improvviso carente della qualità che ne ha fatto un eroe, l’istinto da killer sportivo. E ovviamente, con l’occasione che ricapita, il Djoker stavolta lo azzanna, cogliendo la vittoria più importante da Wimbledon, per il valore del contendente e la pressione con cui inevitabilmente deve convivere da quando non si ritrova: «È vero, avrei potuto portarla a casa prima, ma è stato grandioso essere di nuovo faccia a faccia con questo tipo di emozioni. Il match perfetto per fortificare la mia mente».
PRO E CONTRO La semplice conta dei gratuiti, 36 per lui e 41 per Coric, a fronte di 33 vincenti complessivi, testimonia che si è viaggiato sul filo dei nervi, più che sulla qualità del gioco. Non mettere la sfida in ghiaccio pur avendo così tante opportunità è un minus per Djokovic, insieme a una condizione fisica migliore rispetto al disastro degli Stati Uniti, ma ancora lontana da quella dirompente dei tempi d’oro, specie nei recuperi laterali che erano il marchio di fabbrica. Eppure, a sprazzi, si è finalmente rivista l’anima del campionissimo, che ora sarà messa alla prova da Thiem, in particolare nell’efficacia del dritto (12 vincenti) e nella metabolizzazione del nuovo movimento del servizio, soprattutto da destra: «Adesso uso anche una racchetta meno pesante per non sforzare il gomito, è giusto provare ogni dettaglio: perché non sarei qui se non pensassi di poter rivincere gli Slam e tornare numero uno, anche se non ho più vent’anni».
FRECCIATA Il numero uno con il crisma della classifica inizia invece la rincorsa all’11° successo nel Principato con un’agevole passeggiata sullo sloveno Bedene: diavolo d’un Nadal, negli ultimi 28 set sulla terra nessuno gli ha strappato più di 5 game. Rafa vede rosso e da tradizione gonfia il petto: «Partenza positiva, è importante per me vincere partite e soprattutto giocarne tante, ho bisogno di stare sul campo». Ecco perché dal suo vocabolario la parola programmazione è stata momentaneamente cassata: «Non posso predire il futuro e quello che farò, quando diventi vecchio devi aggiustare qualcosa, ma per me è difficile pensare di non giocare apposta qualche torneo». E a chi lo ha fatto, cioè l’arcirivale Federer, il satanasso maiorchino alla vigilia non aveva risparmiato una spruzzata di pepe: «Aveva detto che sognava un’altra finale a Parigi contro di me al quinto set, e due giorni dopo ha rinunciato alla stagione sulla terra». Ace.
GLI OTTAVI Il serbo oggi è atteso dall’austriaco Thiem, lo spagnolo dal russo Khachanov
Nole: «Adeso uso una racchetta meno pesante per non sforzare il gomito»