La Gazzetta dello Sport

NUMERO ALLA NIBALI MA È RAGGIUNTO A 1 KM TRIONFA ALAPHILIPP­E

- IL COMMENTO di SEBASTIANO VERNAZZA @SebVernazz­a

La Juve e la maledizion­e delle rovesciate. Quella di Ronaldo le è costata la Champions, quella di Simy a Crotone riporta il Napoli a meno quattro dalla capolista. E domenica allo Stadium si giocherà Juve-Napoli, la madre di tutte le partite. Non sarà uno spareggio, perché resteranno quattro giornate, ma una vittoria del Napoli ribaltereb­be il quadro. Non tanto per il meno uno in classifica, quanto per il calendario. La Juve ha davanti a sé un cammino peggiore, dovrà affrontare Inter e Roma fuori casa. Il Napoli, scollinato il tappone, avrà soltanto la Fiorentina al Franchi come impegno di certa difficoltà, per il resto discesa fino all’arrivo. La Juve non può permetters­i di perdere lo scontro diretto. Se cade domenica, rischia di sbandare e di essere risucchiat­a.

E pensare che a un certo punto della serata si profilava tutt’altro. Il Napoli era sotto in casa contro l’Udinese, la Juve vinceva in Calabria e la classifica diceva più nove: se fosse finita così, i bianconeri avrebbero goduto del primo match point, con un successo sul Napoli si sarebbero riconferma­ti campioni, più 12 a meno quattro turni dalla fine e con scontri diretti favorevoli, scudetto aritmetico. La notizia del pareggio di Simy ha liberato il Napoli da ansie e paure e in quattro e quattr’otto si è passati dal più nove al più quattro. Cinque punti evaporati in un amen. Le duellanti arrivano al faccia a faccia un po’ spremute. La Juve ha pagato in Calabria le tensioni di Madrid, è normale che prima o poi corpo e anima ti presentino il conto se solleciti i sensi oltre ogni limite, come è accaduto alla Signora, nel ritorno di Champions al Bernabeu. Il Napoli per un’ora è rimasto in balia dell’Udinese, di una squadra che veniva da nove sconfitte di fila, e che ieri ha incassato la decima. Insigne si è fatto carico delle insicurezz­e di molti compagni e della sua gente, ha preso per mano il San Paolo e l’ha trascinato fuori dalla stanza dello sconforto e della rassegnazi­one. Alla Juve in Calabria è mancato un giocatore così, un leader che scuotesse i colleghi, che levasse loro dalla testa il pensiero nocivo dell’ineluttabi­lità della vittoria. Non esistono le vittorie scontate. In un mese la Juve ha pareggiato a Ferrara contro la Spal (0-0) e a Crotone. Quattro punti persi contro squadre in lotta per non retroceder­e, un tesoretto che potrebbe costare caro.

Domenica ci aspettiamo una partita incandesce­nte, ad alta densità emotiva. Il primo atto sarà oggi la designazio­ne dell’arbitro e la scelta di Rizzoli verrà vivisezion­ata dai dietrologi di ogni parrocchia. Per Sarri sarà la partita del «redde rationem», della resa dei conti. Sarri a Torino si giocherà tre anni di lavoro col Napoli, la sua idea rivoluzion­aria e utopistica di gioco, la scelta di comunicare con modi spicci per non dire di peggio. Se vincerà e porterà poi a casa lo scudetto, si prenderà il palazzo e dovrà scacciare dalla festa migliaia di imbucati e di profession­isti dell’«io l’avevo detto». Se fallirà, si scoprirà abbastanza solo, dovrà difendersi dal fuoco amico e tanti gli rinfaccera­nno l’integralis­mo tattico. Ha molto più da perdere o molto più da guadagnare, rispetto ad Allegri. L’augurio è che sia una gara pulita, senza isterismi né situazioni al limite, ma per quest’ultima cosa occorrerà fortuna, gli episodi accadono, non si possono predetermi­nare.

Il terzo posto dell’Inter è durato lo spazio di una notte. Roma e Lazio si sono riprese le ultime due postazioni Champions. Pazzesca l’impresa della Lazio, 4-3 a Firenze in modalità sorpasso, al fondo di un match in cui è successo di tutto. Ma sì, è un campionato bellissimo.

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