Rugani e Benatia Il pallone decolla (troppo) indietro
Due play (e mezzo), ma inventa sempre e solo Douglas Costa. E non basta. E stavolta non basta neanche Cuadrado, l’uomo dei gol paracadute. Quando neanche il cambio di sistema di Allegri, e il movimento «anarchico» di Dybala, stavano servendo a scavalcare in maniera definitiva il doppio muro (scorrevole) tirato su dal Crotone, sembrava comunque che potesse bastare quella trovata del brasiliano. Di sicuro non il doppio regista improvvisato. Chiamato dal tecnico il 4-3-3, Marchisio è tornato basso davanti alla difesa, alternandosi nella prima uscita - ecco il mezzo play - con uno dei centrali di difesa, nettamente i due più cercati dai compagni: Benatia (128 palloni giocati) o Rugani (123). Ma per snellire il traffico organizzato da Zenga con quel 4-3-3 pronto a ripiegare e distribuire la densità in un 4-5-1, spesso Dybala è arretrato a fare l’interno, quasi sempre destro, autoincaricandosi della prima impostazione. Con numeri positivi tendenti al normale (due di tutto: cross positivi, sponde, occasioni create) e negativi che hanno condizionato la squadra. A cominciare dalle 18 palle perse che hanno spezzato il ritmo delle offensive bianconere.
IL QUID IN PIU’ Così la Juve ha cercato e trovato superiorità in particolare per linee esterne: sovrapposizioni di Lichtsteiner e soliti ricami avvelenati da sinistra di Douglas Costa, che continua a telecomandare palloni solo da toccare. Oggi il brasiliano è il centro di gravità positivo della Juve: quattro primati di squadra (7 cross, 4 cross positivi, 3 palloni intercettati e soprattutto 8 dribbling positivi), ma il suo predicare si è un po’ spento nella ripresa. E due dati meglio di altri sintetizzano il «quid» in più, forse anche mentale, che ci ha messo la squadra di Zenga: alla fine 14 palloni intercettati contro 9 e 10 falli subìti contro 9. Non solo Simy, ma tutto il Crotone, non ha mai abbassato lo sguardo.