La Gazzetta dello Sport

GATTUSO «TUTTO OK: SIETE VOI CHE PARLATE DI CHAMPIONS»

Ringhio non sembra preoccupat­o dei molti pareggi: «Stiamo giocando meglio adesso di quando vincevamo le partite»

- Luca Bianchin INVIATO A TORINO

Mazzarri dopo venti minuti cammina a bordo campo, ha la camicia bianca e le maniche tirate su. Gattuso, a quindici metri da lui, è il suo contrario: fin troppo coperto e vestito di nero. Un’ora e mezza dopo uscirà così, un po’ scuro per una partita che poteva andare meglio. La faccia durante le interviste è più mogia del solito, le parole cancellano i sogni: «Siete voi che parlate di Champions. Sappiamo da dove siamo partiti, dobbiamo stare attenti alle squadre dietro. Lo sappiamo da molto tempo». Il Milan mette in fila la quarta X, come non gli succedeva dal 1994, quando la vittoria valeva due punti e il pareggino aveva un altro significat­o. Quello era un Milan da scudetto mentre questo no, questo è sesto a -10 dalla Champions, ormai obiettivo tramontato, e a +2 sull’Atalanta. All’orizzonte c’è la finale di Coppa Italia ma in campionato Gattuso non può che guardarsi alle spalle: la Samp e la Fiorentina sono a -3, pronte allo scherzo.

E L’ATTACCO? Rino quindi torna da Torino con i soliti pensieri. Il Milan difensivam­ente ha giocato la solita partita attenta, concreta: è andato in vantaggio e per oltre un tempo ha sofferto poco. Gattuso infatti non è troppo critico: «Nel calcio vieni giudicato perché non vinci però, derby a parte, stiamo giocando meglio adesso di quando vincevamo le partite. Solo, soffrendo di più potevamo vincerne altre». Gattuso ieri è rimasto in piedi, ha regalato un urlaccio a Kessie quando ha sbagliato il tempo dell’uscita su Ansaldi e ha telecomand­ato Suso sulla fascia vicina. Ecco, Suso. L’attacco è stato ancora una volta una delusione: da un mese, il Milan segna al massimo un gol. «Segniamo poco però mettiamoci d’accordo – dice Ringhio -. Secondo me oggi con le due punte abbiamo dato più campo agli avversari, non abbiamo coperto meglio il campo. È lo sviluppo del gioco l’importante ed è anche demerito mio, del mio staff, che non creiamo situazioni facili ai giocatori». Il resto, sono correzioni. Sulle marcature, per esempio: «Nell’angolo del gol ci sono due errori. Abate perde la marcatura ma il primo errore lo fa Kalinic». E sul mercato ma qui no, Gattuso non interviene: «Io faccio l’allenatore. Non faccio né il d.s. né l’a.d.. Il club compra i giocatori e l’allenatore li allena. E quelli che ho oggi, per me, sono i più forti». Fine delle discussion­i sul mercato. Per qualche ora…

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