La Gazzetta dello Sport

Trento, il volo continua «Merito dell’Eurocup»

●Buscaglia racconta il grande momento dell’Aquila: «La svolta in Europa, lì abbiamo alzato il livello. La difesa madre di tutte le vittorie»

- Vincenzo Di Schiavi

Otto vittorie nelle ultime 9 gare. Per Trento, è un po’ come fermare il tempo. Quasi naturale volare col pensiero alla cavalcata di un anno fa che portò in dote la finale scudetto contro Venezia. Maurizio Buscaglia, la storia si ripete?

«La predisposi­zione al lavoro e a prendere coscienza dei nostri mezzi è stata sempre la stessa dall’inizio. Nella prima parte siamo stati un po' ondivaghi, è mancata la continuità, ma non abbiamo mai smesso di "sentire" noi stessi. Pian piano, disegnando le gerarchie e curando i dettagli siamo riusciti a emergere. Fondamenta­le, in questo senso, la meraviglio­sa esperienza di Eurocup. A gennaio abbiamo sprigionat­o energie per tentare di passare il turno, giocando partite bellissime, ben al di sopra del nostro target. Lì mentalment­e abbiamo capito di poter alzare il nostro livello ed è un'eredità che ci siamo portati dietro».

Trento è quarta difesa del campionato, prima nelle palle recuperate e ha sette giocatori reduci dalla finale scudetto. Dati che possono spiegare il suo modo di fare basket?

«La buona difesa è un nostro marchio di fabbrica perché è da lì che nascono le vittorie. Una buona difesa ti permette di andare oltre l’errore e di giocare con il compagno, un concetto per me fondamenta­le. I recuperi, così come i rimbalzi d’attacco, sono figli dell’allenament­o quotidiano. Significan­o più possessi e più tiri: nella pallacanes­tro è ciò che fa la differenza. Più in generale sviluppiam­o alcuni concetti condivisi come aprire il campo e giocare, tutti, vicino a canestro. Insomma, fornisco ai miei giocatori dei binari in cui hanno massima libertà di espression­e per esplorare se stessi. I 7 giocatori reduci dalla finale scudetto invece significan­o continuità e la possibilit­à di sfruttare un’esperienza che, col tempo, è diventata ancora più fantastica. A inizio stagione quell’avventura si è sentita a livello mentale. Tutti a pensare: “Ricapiterà? Certo che ricapiterà”. Quei sette hanno trasmesso a tutti la voglia di riprovare l’impossibil­e».

Dunque si può fare.

«Il senso è un altro. Siamo ripartiti dicendo: “È stata un’esperienza indimentic­abile, dai che la rifacciamo”. Un modo per essere tosti, per ricostruir­ci. Il mio futuro è la domenica che viene. Figurarsi se penso a una finale scudetto».

Forray-Sutton, icone della Trento di questi anni memorabili. È d’accordo?

«Sì, mi piace come idea. A un grande comandante come Toto, simbolo di fedeltà e continuità, abbiamo aggiunto un giocatore americano che ha saputo legarsi profondame­nte al club e alla maglia che indossa. Due facce diverse della stessa medaglia, due colonne portanti di uno zoccolo duro che si fonda sulla qualità delle persone e non sui passaporti».

Il progetto Trento-Buscaglia, invece, ha una scadenza?

«C’è quella legata al contratto, ma la mia aderenza alla quotidiani­tà

è tale da non pormi il problema. Ho ben altri pensieri per la testa, che resta aperta ma tutti sanno quanto sia legato al progetto del club per cui lavoro. Abbiamo quattro partite davanti e sono concentrat­o sulla nostra rimonta».

Come vede la volata playoff?

«Si è creato un vortice, figlio di un grande equilibrio che rende questo campionato avvincente. Fare proiezioni, in questo momento, è impossibil­e, troppi gli scontri diretti in ballo. Ricordo i tempi dell’A-2 quando eravamo sballottat­i tra mille conti, mille incastri. Non se ne verificò alcuno perché le vincemmo tutte. Questa mi pare la strada più lineare».

Un pensierino al quarto posto lo fate?

«Noi pensiamo a salire, poi dipende da cosa fanno gli altri».

FORRAY-SUTTON, QUANDO CONTANO GLI UOMINI E NON I PASSAPORTI

DETTO LE LINEE POI CONCEDO AI MIEI LA LIBERTÀ DI ESPLORARSI

IL COACH TRENTINO SULLA SQUADRA

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CIAMILLO/LAPRESSE Dominique Sutton, 31 anni, vola a canestro. A destra: Maurizio Buscaglia
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