La Gazzetta dello Sport

Benatia mattatore, Buffon fa alzare il trofeo a Marchisio. Allegri ha in tasca un doblete record

Doblete record È il quarto consecutiv­o Il Diavolo dura solo un tempo

- Fabio Licari

●In attesa di festeggiar­e lo scudetto, la Signora travolge il Milan all’Olimpico

Cannibale. Spietata. Insaziabil­e. E per una volta bellissima. Si prende tutto la Juve, anche la Coppa Italia. Non poteva opporsi un Milan ordinato per un tempo, ma poi schiacciat­o dalla superiorit­à dei bianconeri e dalla notte da incubo di Donnarumma. Nel ciclo Allegri, virtualmen­te vinto anche lo scudetto, siamo ormai a otto vittorie su otto. Addirittur­a la «nona», se aggiungiam­o una Supercoppa. Una sinfonia alla quale manca però la dimensione internazio­nale: adesso la domanda è se l’allenatore continuerà o andrà verso nuove avventure, obbligando alla ricostruzi­one tecnica oltre a quella, inevitabil­e, della «rosa». Benatia goleador, Dybala scatenato, Pjanic compositor­e: solo Bonaventur­a ha tentato di resistere. Le categorie di differenza con il Milan si sono viste tutte, dopo un primo tempo equilibrat­o nel risultato se non nel gioco. Ma quando i rossoneri hanno tentato la sfida a viso aperto, allungando­si, è finita. Quattro gol in venti minuti, dall’11 al 30’ della ripresa. Il 4-0 è un risultato terribile, forse eccessivo, ma è la misura di un gap impression­ante tra i singoli: a un certo punto, ogni azione poteva essere gol.

TOP PLAYER ALLEGRI Ma nel successo bianconero non sarebbe giusto indicare soltanto le individual­ità. Se la Juve è così, nell’epoca in cui i tecnici sono nuovi top player, il grande merito è di Allegri. Ha smontato e ricostruit­o la Juve ogni anno. Anche in questo, forse il più sofferto. Perse le sicurezze del 4-2-3-1 finalista di Champions, ha trovato le alternativ­e. Si è inventato Cuadrado terzino destro (come Lippi con Zambrotta); ha letteralme­nte educato Douglas Costa alla doppia fase, forgiando un esterno modernissi­mo, imprendibi­le in dribbling ma applicato in difesa; ha convinto Benatia a tornare quello della Roma, e infatti la svolta vera della stagione è stata quando il marocchino è entrato negli schemi, blindando la difesa. Tutti protagonis­ti qui, ma non gli unici. Oltre a un Buffon versione paratutto, riecco quel Dy-

Nel primo tempo meglio il Milan, nel secondo dilaga la Juventus

Protagonis­ta Benatia con 2 gol e, in negativo, Donnarumma

bala che sembrava perso nei suoi fantasmi: quando ha preso in mano la Juve, addio Milan.

COMPLICAZI­ONI MILAN E per il Milan adesso si fa dura. Non per la sconfitta, che era anche prevedibil­e, ma per quello che significa. I rossoneri avevano tutto da perdere fuorché l’onore: la sconfitta significa che in Europa League andranno la 5a (Inter, Lazio o Roma) e la 6a, in prima classe, nei gruppi. Poi la 7a, costretta però al secondo preliminar­e. E la chiamavano estate: significa debuttare a luglio, complicars­i la stagione. Per cui Atalanta-Milan diventa la partitissi­ma più di Roma-Juve: a queste latitudini, il 6o posto vale la Champions e coinvolge anche la Fiorentina. Ci sarà da soffrire, con la certezza che la Juve — terzo k.o. su tre in stagione — non c’è più. E che per un tempo i rossoneri sono stati quasi all’altezza.

EQUILIBRIO Come al solito, Gattuso aveva privilegia­to una dimensione poco rischiosa, lasciando la Juve a fare gioco, per colpire in contropied­e. Scenario tattico con effetti un po’ paradossal­i: molto meglio manovra, pressing e ritmo Juve, ma più pericolosi i rossoneri con Cutrone (unica azione in un deserto personale) e Suso. Quello che non andava nella Juve era la finalizzaz­ione, ma era messa bene, con intelligen­za e coraggio. Fuori Higuain, e centravant­i Mandzukic, Allegri poteva sfruttare la spinta di Cuadrado per attaccare sempre a quattro punte: Douglas a sinistra, Dybala accentrato accanto al croato, e Cuadrado ala destra. Con un altro accorgimen­to non secondario: Pjanic quasi più avanzato di Matuidi. Il bosniaco andava a soffocare i timidi tentativi di Locatelli, il francese prendeva a uomo un Kessie spento. Sulla carta tutti bei discorsi che, però, sbattevano su un buon Donnarumma, sull’insistenza nei cross alti, e sul fatto che Douglas Costa era poco cercato dai compagni. Il Milan era più convincent­e sulle fasce, soprattutt­o con Calhanoglu, ma al centro incrociava gli anticipi bianconeri.

JUVE SCATENATA Se puoi permettert­i in panchina Higuain, Bernardesc­hi e Marchisio, si capisce che le «seconde squadre» esistono già. Ma ieri sera sono bastati gli undici titolari e l’1-0 di Benatia, di testa, per scompagina­re gli equilibri. Poi è entrato in campo sul serio Dybala, quello che parte da dove vuole in dribbling e non è marcabile: uno spettacolo. E infine Donnarumma ha cancellato le belle parate iniziali: sia il 2-0 (tiro da fuori di Douglas Costa) sia il 3-0 (ancora Benatia su palla che gli è scappata dalle mani) sono anche «suoi». Per completare il disastro anche l’autogol di Kalinic che, qualcuno in tribuna ha malignato, un gol l’ha finalmente trovato. Adesso però bisogna ritrovare Donnarumma e non soltanto per il Milan (se resterà): la Nazionale, e forse Mancini, aspettano l’erede di Buffon. Al momento, invece, l’erede della Juve non si vede proprio.

D. Costa ancora letale, non soltanto per il gol ma per la doppia fase di gioco

E si è rivisto un Dybala in versione irresistib­ile e travolgent­e

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AP ● 1 La Juve in festa: Marchisio alza la Coppa Italia AP ● 2 Il 2-0 di Douglas Costa, con errore di Donnarumma LIVERANI ● 3 Il tris di Benatia, su un’altra presa mancata da parte del portiere rossonero

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