Benatia mattatore, Buffon fa alzare il trofeo a Marchisio. Allegri ha in tasca un doblete record
Doblete record È il quarto consecutivo Il Diavolo dura solo un tempo
●In attesa di festeggiare lo scudetto, la Signora travolge il Milan all’Olimpico
Cannibale. Spietata. Insaziabile. E per una volta bellissima. Si prende tutto la Juve, anche la Coppa Italia. Non poteva opporsi un Milan ordinato per un tempo, ma poi schiacciato dalla superiorità dei bianconeri e dalla notte da incubo di Donnarumma. Nel ciclo Allegri, virtualmente vinto anche lo scudetto, siamo ormai a otto vittorie su otto. Addirittura la «nona», se aggiungiamo una Supercoppa. Una sinfonia alla quale manca però la dimensione internazionale: adesso la domanda è se l’allenatore continuerà o andrà verso nuove avventure, obbligando alla ricostruzione tecnica oltre a quella, inevitabile, della «rosa». Benatia goleador, Dybala scatenato, Pjanic compositore: solo Bonaventura ha tentato di resistere. Le categorie di differenza con il Milan si sono viste tutte, dopo un primo tempo equilibrato nel risultato se non nel gioco. Ma quando i rossoneri hanno tentato la sfida a viso aperto, allungandosi, è finita. Quattro gol in venti minuti, dall’11 al 30’ della ripresa. Il 4-0 è un risultato terribile, forse eccessivo, ma è la misura di un gap impressionante tra i singoli: a un certo punto, ogni azione poteva essere gol.
TOP PLAYER ALLEGRI Ma nel successo bianconero non sarebbe giusto indicare soltanto le individualità. Se la Juve è così, nell’epoca in cui i tecnici sono nuovi top player, il grande merito è di Allegri. Ha smontato e ricostruito la Juve ogni anno. Anche in questo, forse il più sofferto. Perse le sicurezze del 4-2-3-1 finalista di Champions, ha trovato le alternative. Si è inventato Cuadrado terzino destro (come Lippi con Zambrotta); ha letteralmente educato Douglas Costa alla doppia fase, forgiando un esterno modernissimo, imprendibile in dribbling ma applicato in difesa; ha convinto Benatia a tornare quello della Roma, e infatti la svolta vera della stagione è stata quando il marocchino è entrato negli schemi, blindando la difesa. Tutti protagonisti qui, ma non gli unici. Oltre a un Buffon versione paratutto, riecco quel Dy-
Nel primo tempo meglio il Milan, nel secondo dilaga la Juventus
Protagonista Benatia con 2 gol e, in negativo, Donnarumma
bala che sembrava perso nei suoi fantasmi: quando ha preso in mano la Juve, addio Milan.
COMPLICAZIONI MILAN E per il Milan adesso si fa dura. Non per la sconfitta, che era anche prevedibile, ma per quello che significa. I rossoneri avevano tutto da perdere fuorché l’onore: la sconfitta significa che in Europa League andranno la 5a (Inter, Lazio o Roma) e la 6a, in prima classe, nei gruppi. Poi la 7a, costretta però al secondo preliminare. E la chiamavano estate: significa debuttare a luglio, complicarsi la stagione. Per cui Atalanta-Milan diventa la partitissima più di Roma-Juve: a queste latitudini, il 6o posto vale la Champions e coinvolge anche la Fiorentina. Ci sarà da soffrire, con la certezza che la Juve — terzo k.o. su tre in stagione — non c’è più. E che per un tempo i rossoneri sono stati quasi all’altezza.
EQUILIBRIO Come al solito, Gattuso aveva privilegiato una dimensione poco rischiosa, lasciando la Juve a fare gioco, per colpire in contropiede. Scenario tattico con effetti un po’ paradossali: molto meglio manovra, pressing e ritmo Juve, ma più pericolosi i rossoneri con Cutrone (unica azione in un deserto personale) e Suso. Quello che non andava nella Juve era la finalizzazione, ma era messa bene, con intelligenza e coraggio. Fuori Higuain, e centravanti Mandzukic, Allegri poteva sfruttare la spinta di Cuadrado per attaccare sempre a quattro punte: Douglas a sinistra, Dybala accentrato accanto al croato, e Cuadrado ala destra. Con un altro accorgimento non secondario: Pjanic quasi più avanzato di Matuidi. Il bosniaco andava a soffocare i timidi tentativi di Locatelli, il francese prendeva a uomo un Kessie spento. Sulla carta tutti bei discorsi che, però, sbattevano su un buon Donnarumma, sull’insistenza nei cross alti, e sul fatto che Douglas Costa era poco cercato dai compagni. Il Milan era più convincente sulle fasce, soprattutto con Calhanoglu, ma al centro incrociava gli anticipi bianconeri.
JUVE SCATENATA Se puoi permetterti in panchina Higuain, Bernardeschi e Marchisio, si capisce che le «seconde squadre» esistono già. Ma ieri sera sono bastati gli undici titolari e l’1-0 di Benatia, di testa, per scompaginare gli equilibri. Poi è entrato in campo sul serio Dybala, quello che parte da dove vuole in dribbling e non è marcabile: uno spettacolo. E infine Donnarumma ha cancellato le belle parate iniziali: sia il 2-0 (tiro da fuori di Douglas Costa) sia il 3-0 (ancora Benatia su palla che gli è scappata dalle mani) sono anche «suoi». Per completare il disastro anche l’autogol di Kalinic che, qualcuno in tribuna ha malignato, un gol l’ha finalmente trovato. Adesso però bisogna ritrovare Donnarumma e non soltanto per il Milan (se resterà): la Nazionale, e forse Mancini, aspettano l’erede di Buffon. Al momento, invece, l’erede della Juve non si vede proprio.
D. Costa ancora letale, non soltanto per il gol ma per la doppia fase di gioco
E si è rivisto un Dybala in versione irresistibile e travolgente