DIRITTI TV IL GIUDICE BOCCIA IL BANDO MEDIAPRO
Il Tribunale di Milano accoglie l’istanza di Sky
●Spagnoli come editori e in posizione dominante: stop del giudice. Malagò: «La scadenza per la fideiussione vale oggi più che mai»
Colpito il modello di business dei catalani per valorizzare l’asset pubblicitario
Sky esulta: «Fatta chiarezza, ora siamo pronti a fare la nostra parte»
Il Tribunale di Milano boccia il bando di Mediapro accogliendo il ricorso di Sky e i diritti tv della Serie A ripiombano nel caos. Una commercializzazione, quella per il triennio 2018-21, tormentata ed estenuante, che si protrae da un anno e che ieri, con la sentenza del giudice Claudio Marangoni, ha subito l’ennesima battuta d’arresto. Mediapro, colosso spagnolo del mercato audiovisivo, aveva deciso di sbarcare in Italia per replicare il modello Liga e realizzare un canale di calcio assieme alla Lega. Si era assicurata la licenza per la trasmissione delle dirette del campionato con un’offerta da 1.050 milioni a stagione, superiore di oltre 200 milioni a quelle combinate di Sky e Mediaset (830). Solo che quella vittoria li limitava a un ruolo da intermediari, cosa che il Tribunale ha ribadito ieri invalidando il bando varato da Mediapro, in cui era stata predisposta la vendita di prodotti audiovisivi da 270 minuti (le partite con il pre e il post) «chiavi in mano», con il confezionamento editoriale e la gestione pubblicitaria in mano alla stessa Mediapro, che gli operatori erano obbligati ad acquistare integralmente. Tutto questo, secondo il giudice, l’ha collocata «al di fuori dell’ambito di attività propria dell’intermediario indipendente» configurando un «abuso di posizione dominante», in violazione delle norme Antitrust e della Legge Melandri.
I MOTIVI DEL NO Il gruppo di Barcellona, infatti, non solo ha acquisito la titolarità dei diritti di tutte e 380 le partite della Serie A assumendo una «posizione di monopolio rispetto all’offerta dei medesimi sul mercato degli operatori dell’informazione» ma predisponendo i pacchetti con contenuti informativi e pubblicitari – quindi non limitandosi alla semplice rivendita del diritto di trasmissione – ha di fatto esteso «la sua influenza anche nel mercato a valle della raccolta pubblicitaria e della fornitura di contenuti in una sorta di integrazione verticale tra detti mercati». Per di più, l’obbligo per gli operatori di trasmettere i prodotti integrali da 270 minuti confezionati da Mediapro avrebbe minato la loro libertà nell’organizzazione dei palinsesti. È vero che il bando contemplava pure i pacchetti opzionali, che se acquistati consentivano ai sublicenziatari di gestire autonomamente i contenuti editoriali e pubblicitari, ma con questo meccanismo gli operatori si sarebbero dovuti accollare «costi aggiuntivi» che «inevitabilmente» sarebbero andati a gravare sui prezzi al consumatore. L’obiettivo di Mediapro era un altro: allargare la distribuzione della Serie A concedendo il prodotto chiavi in mano alle nuove piattaforme – compagnie di telecomunicazione e OTT (Over The Top) – che, rispetto a quelle tradizionali, sono dotate di minore capacità editoriale e commerciale. Una tesi che in aula non ha tenuto anche perché non sono stati forniti - si legge nel dispositivo - elementi di analisi economica o statistica.
LE RIPERCUSSIONI È una sentenza che scombussola i piani di Jaume Roures, il gran capo di Mediapro, perché colpisce al cuore il modello di business che aveva in mente. L’offerta
monstre da 1.050 milioni, infatti, si reggeva proprio sul presupposto di poter aggredire direttamente il mercato degli abbonati e della pubblicità. E il bando predisposto, e ora definitivamente bocciato, non era che un embrione del progetto del canale tematico. Sky, dal canto suo, esulta perché la sentenza ha «fatto chiarezza a beneficio di tutti gli operatori» e ribadisce «di essere pronta come sempre a fare la sua parte con un’importante offerta che possa dare certezza a tutti gli appassionati e allo stesso tempo garantire il futuro dei club e di tutto il sistema calcio».
MALAGÒ DURO E la Lega? Viene confermata la deadline del 22 maggio. «La scadenza per la presentazione della fideiussione da parte di Mediapro vale ancora, oggi più che mai», sottolinea il commissario Giovanni Malagò che non manca di far notare come il bando fosse stato costruito dalla Lega «in modo corretto e legittimo» mentre la successiva proposta degli spagnoli «non corrispondeva a quelle che erano le possibilità all’interno del bando». E ancora: «Aspettiamo le mosse di Mediapro, siamo in attesa di una fideiussione. Altrimenti si deve intraprendere un’altra strada: un nuovo bando, una trattativa privata o l’eventualità del canale che è una scelta che spetta all’assemblea». A poco più di tre mesi dall’inizio del prossimo campionato, il primo del nuovo ciclo di vendita, la confusione regna sovrana. Non si sa dove i tifosi potranno vedere le partite, ma soprattutto sono a rischio i budget delle squadre, imperniati sui diritti tv. E le stesse pay tv, in primis Sky, non dispongono del contenuto premium per eccellenza - la Serie A, appunto - che attrae gli abbonati. Insomma, questo caos non conviene a nessuno.