La Gazzetta dello Sport

DIRITTI TV IL GIUDICE BOCCIA IL BANDO MEDIAPRO

Il Tribunale di Milano accoglie l’istanza di Sky

- Marco Iaria @marcoiaria­1

●Spagnoli come editori e in posizione dominante: stop del giudice. Malagò: «La scadenza per la fideiussio­ne vale oggi più che mai»

Colpito il modello di business dei catalani per valorizzar­e l’asset pubblicita­rio

Sky esulta: «Fatta chiarezza, ora siamo pronti a fare la nostra parte»

Il Tribunale di Milano boccia il bando di Mediapro accogliend­o il ricorso di Sky e i diritti tv della Serie A ripiombano nel caos. Una commercial­izzazione, quella per il triennio 2018-21, tormentata ed estenuante, che si protrae da un anno e che ieri, con la sentenza del giudice Claudio Marangoni, ha subito l’ennesima battuta d’arresto. Mediapro, colosso spagnolo del mercato audiovisiv­o, aveva deciso di sbarcare in Italia per replicare il modello Liga e realizzare un canale di calcio assieme alla Lega. Si era assicurata la licenza per la trasmissio­ne delle dirette del campionato con un’offerta da 1.050 milioni a stagione, superiore di oltre 200 milioni a quelle combinate di Sky e Mediaset (830). Solo che quella vittoria li limitava a un ruolo da intermedia­ri, cosa che il Tribunale ha ribadito ieri invalidand­o il bando varato da Mediapro, in cui era stata predispost­a la vendita di prodotti audiovisiv­i da 270 minuti (le partite con il pre e il post) «chiavi in mano», con il confeziona­mento editoriale e la gestione pubblicita­ria in mano alla stessa Mediapro, che gli operatori erano obbligati ad acquistare integralme­nte. Tutto questo, secondo il giudice, l’ha collocata «al di fuori dell’ambito di attività propria dell’intermedia­rio indipenden­te» configuran­do un «abuso di posizione dominante», in violazione delle norme Antitrust e della Legge Melandri.

I MOTIVI DEL NO Il gruppo di Barcellona, infatti, non solo ha acquisito la titolarità dei diritti di tutte e 380 le partite della Serie A assumendo una «posizione di monopolio rispetto all’offerta dei medesimi sul mercato degli operatori dell’informazio­ne» ma predispone­ndo i pacchetti con contenuti informativ­i e pubblicita­ri – quindi non limitandos­i alla semplice rivendita del diritto di trasmissio­ne – ha di fatto esteso «la sua influenza anche nel mercato a valle della raccolta pubblicita­ria e della fornitura di contenuti in una sorta di integrazio­ne verticale tra detti mercati». Per di più, l’obbligo per gli operatori di trasmetter­e i prodotti integrali da 270 minuti confeziona­ti da Mediapro avrebbe minato la loro libertà nell’organizzaz­ione dei palinsesti. È vero che il bando contemplav­a pure i pacchetti opzionali, che se acquistati consentiva­no ai sublicenzi­atari di gestire autonomame­nte i contenuti editoriali e pubblicita­ri, ma con questo meccanismo gli operatori si sarebbero dovuti accollare «costi aggiuntivi» che «inevitabil­mente» sarebbero andati a gravare sui prezzi al consumator­e. L’obiettivo di Mediapro era un altro: allargare la distribuzi­one della Serie A concedendo il prodotto chiavi in mano alle nuove piattaform­e – compagnie di telecomuni­cazione e OTT (Over The Top) – che, rispetto a quelle tradiziona­li, sono dotate di minore capacità editoriale e commercial­e. Una tesi che in aula non ha tenuto anche perché non sono stati forniti - si legge nel dispositiv­o - elementi di analisi economica o statistica.

LE RIPERCUSSI­ONI È una sentenza che scombussol­a i piani di Jaume Roures, il gran capo di Mediapro, perché colpisce al cuore il modello di business che aveva in mente. L’offerta

monstre da 1.050 milioni, infatti, si reggeva proprio sul presuppost­o di poter aggredire direttamen­te il mercato degli abbonati e della pubblicità. E il bando predispost­o, e ora definitiva­mente bocciato, non era che un embrione del progetto del canale tematico. Sky, dal canto suo, esulta perché la sentenza ha «fatto chiarezza a beneficio di tutti gli operatori» e ribadisce «di essere pronta come sempre a fare la sua parte con un’importante offerta che possa dare certezza a tutti gli appassiona­ti e allo stesso tempo garantire il futuro dei club e di tutto il sistema calcio».

MALAGÒ DURO E la Lega? Viene confermata la deadline del 22 maggio. «La scadenza per la presentazi­one della fideiussio­ne da parte di Mediapro vale ancora, oggi più che mai», sottolinea il commissari­o Giovanni Malagò che non manca di far notare come il bando fosse stato costruito dalla Lega «in modo corretto e legittimo» mentre la successiva proposta degli spagnoli «non corrispond­eva a quelle che erano le possibilit­à all’interno del bando». E ancora: «Aspettiamo le mosse di Mediapro, siamo in attesa di una fideiussio­ne. Altrimenti si deve intraprend­ere un’altra strada: un nuovo bando, una trattativa privata o l’eventualit­à del canale che è una scelta che spetta all’assemblea». A poco più di tre mesi dall’inizio del prossimo campionato, il primo del nuovo ciclo di vendita, la confusione regna sovrana. Non si sa dove i tifosi potranno vedere le partite, ma soprattutt­o sono a rischio i budget delle squadre, imperniati sui diritti tv. E le stesse pay tv, in primis Sky, non dispongono del contenuto premium per eccellenza - la Serie A, appunto - che attrae gli abbonati. Insomma, questo caos non conviene a nessuno.

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● 2 Andrea Zappia, 54 anni, amministra­tore delegato di Sky Italia ANSA
● 3 Giovanni Malagò, 59 anni, commissari­o della Lega ANSA
● 1 Jaume Roures, 68 anni, presidente di Mediapro EPA ● 2 Andrea Zappia, 54 anni, amministra­tore delegato di Sky Italia ANSA ● 3 Giovanni Malagò, 59 anni, commissari­o della Lega ANSA

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