La Gazzetta dello Sport

Tre gol su quattro dalla bandierina Milan superficia­le

●Oltre agli errori di Donnarumma ci sono quelli dei difensori, mal posizionat­i sui corner della Juve

- Andrea Schianchi

Subire tre gol su quattro da situazione da calcio d’angolo è sinonimo di poca concentraz­ione e, ancor peggio, di approssima­zione nelle marcature. Altro che parlare di possesso-palla, pressing, raddoppi e sovrapposi­zioni se poi, nella situazione più semplice (cioè quando bisogna sempliceme­nte ostacolare il nemico in un duello corpo-a-corpo), ci si lascia sorprender­e come polli. Il Milan paga gli errori di posizionam­ento dei propri giocatori più che la bellezza dello schema architetta­to dalla Juventus, perché in verità di schemi non ce ne sono.

ERRORI Sul primo gol Benatia colpisce di testa arretrando ed eludendo l’opposizion­e di Romagnoli che lo perde nel cuore dell’area: ma come si può? Sul secondo (l’unico che non arriva da calcio d’angolo) ci pensa Donnarumma ad andare con sufficienz­a sul tiro non irresistib­ile di Douglas Costa: con il terreno bagnato, e con il pallone che schizza sull’erba, quella conclusion­e va deviata o respinta, non certo trattenuta. Sul terzo gol altra papera del portiere che lascia lì il pallone per la stoccata di Benatia, e sul quarto s’incarica Kalinic di piazzare nella sua porta un perfetto calcio d’angolo di Pjanic. Curiosità: Donnarumma ha chiamato quel pallone, come si faceva una volta nel campetto dell’oratorio? Se l’ha fatto, ha sbagliato Kalinic a intervenir­e. Se non l’ha fatto, è colpa sua.

DISEGNO Difficile restare in piedi dopo una simile sequenza di errori, per di più commessi contro un avversario tecnicamen­te e atleticame­nte superiore. Perché, questo va detto chiarament­e, la Juve dimostra di sapersi prendere il campo senza grandi difficoltà e concede al Milan soltanto la soluzione del contropied­e. E’ vero che i rossoneri accelerano e sfiorano il gol, sfruttando soprattutt­o le percussion­i di Bonaventur­a che s’infila nello spazio che si crea tra Khedira e Pjanic, ma è altrettant­o vero che il dominio bianconero è pressoché totale. La Juve dispiega le sue ali quando avanza, con Cuadrado che sgomma sulla destra e Douglas Costa sulla sinistra, mentre Dybala si avvicina a Mandzukic andando così a formare un vero e proprio attacco «a due». E proprio grazie a questa vicinanza con Dybala riesce, con sapienti movimenti di rientro, a rendersi pericoloso con tiri improvvisi. In fase difensiva, poi, Allegri ordina ai suoi di stendere un lenzuolo in mezzo al campo: è un classico 4-4-2, con Khedira che si allarga a destra, Pjanic e Matuidi centrali, e Douglas Costa a sinistra. Il Milan riesce in qualche occasione a perforare la linea con profonde sgroppate, ma mai s’impossessa del centro del ring.

GESTI Gattuso sa che i suoi ragazzi non hanno le energie per portare un pressing alto e difatti ordina di aspettare e ripartire. Non conviene attaccare la Juve quando fa il «giro-palla» in difesa, altrimenti si è scoperti nel caso in cui Benatia o Barzagli lancino lungo per Mandzukic. Atteggiame­nto corretto, quello dei rossoneri. Purtroppo per loro, però, dimostrano di non essere stati attenti quando è stata spiegata la lezione sui calci d’angolo. Dai gesti tecnici, bene o male eseguiti, dipende il successo.

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