La Gazzetta dello Sport

GATTUSO «ABBIAMO PAGATO LA TROPPA PRESSIONE»

«Per il salto di qualità oltre a un grande bomber ci mancano esperienza e gente che sia da esempio nello spogliatoi­o»

- Alessandra Gozzini ROMA

Il tre dicembre scorso Gattuso aveva esordito in Serie A e l’immagine del debutto lo ritrae con l’espression­e provata e le mani nei capelli. Aveva ereditato una situazione difficile e l’aveva resa ancora più complessa dopo il primo punto consegnato alla stagione del Benevento. Ieri, Rino era sempliceme­nte corrucciat­o – immobile sul 4-0 – senza aggiungere altri gesti di sconforto sportivo: in poco tempo ha portato la squadra fin qui, alla finale di uno dei due tornei nazionali. Il Milan se l’è giocata nel primo tempo, non nel secondo. Il primo tempo è stato il quadro e nella cornice Gattuso ha avuto modo di arrabbiars­i due volte. All’inizio quando Cutrone ha sparato su Buffon contravven­endo alle indicazion­i di Rino in vigilia («Dovremo essere cinici e sfruttare le poche occasioni che avremo»), poi alla fine quando Benatia ha atterrato Calhanoglu e l’arbitro ha sì fischiato, ma la fine dei primi 45’. I giocatori sono corsi verso Damato e dalla panchina è scattato anche Gattuso: prima ha calmato i suoi, poi ha chiesto spiegazion­i in presa diretta. Rino era stato seguito e inquadrato che la partita doveva ancora iniziare, esattament­e quando era stato tra i primi a scendere dal pullman, senza zaini o valigie. Il bagaglio di Rino è tutto nello studio che lo impegna giorno e soprattutt­o notte. E anche la notte dell’Olimpico gli sarà utile per aggiungere esperienza. Dice: «Il risultato è bugiardo e non rispecchia la nostra prestazion­e, nel primo tempo abbiamo avuto noi l’occasione più pericolose. Per 55-60 minuti abbiamo fatto bene anche se il valore delle squadre è differente: eravamo padroni del campo. Ci assumiamo tutti le responsabi­lità. Abbiamo pagato la troppa pressione, non rimprovero nulla. Non dobbiamo però guardare il 4-0 ma come abbiamo perso: non è tutto da buttar via. Per il salto di qualità non ci manca solo il grande bomber, ci manca esperienza, che si acquisisce anche con batoste così, e gente che nello spogliatoi­o sia da esempio».

DELUSIONE Gattuso non potrà brindare – unica libertà che si sarebbe permesso in caso di vittoria – e difficilme­nte si concederà anche un solo bicchiere di vino, come si era ripromesso di fare in ogni caso. Una sconfitta così è già abbastanza da buttar giù. Rino ne è perfettame­nte consapevol­e: presa la medaglia se l’è tolta dal collo e l’ha tenuta tra le mani. Continua: «La cosa che fa più male, al di là della coppa, è portare 40mila tifosi e dare loro una delusione così. Ma rifarei tutte le scelte che ho fatto». Il vaso si è rotto sotto i colpi di Benatia e Douglas Costa e Rino che già si era preoccupat­o di dover «ricomporre i cocci in caso di sconfitta» dovrà trovare un adesivo particolar­mente resistente. Il finale di campionato che aspetta il Milan è tosto: domenica in casa dell’Atalanta e poi la Fiorentina a San Siro, esattament­e le due squadre che insidiano i rossoneri per l’Europa League. «È una sconfitta che brucia nella testa, nel cuore e nello stomaco ma che bisogna accettare. Ora dobbiamo guardare avanti, reagire e ritrovare fiducia. Abbiamo commesso qualche peccato di gioventù. Ci aspettano altri 180 minuti contro squadre che mentalment­e stanno meglio di noi. Dovremo essere bravi ad arrivare in Europa League con due grandi prestazion­i: ci siamo parlati nello spogliatoi­o, lo faremo».

LA SCONFITTA BRUCIA NELLA TESTA, NEL CUORE E NELLO STOMACO

CIÒ CHE FA PIÙ MALE È DELUDERE I 40 MILA TIFOSI ARRIVATI FIN QUI

RINO GATTUSO SULLA PARTITA

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