GATTUSO «ABBIAMO PAGATO LA TROPPA PRESSIONE»
«Per il salto di qualità oltre a un grande bomber ci mancano esperienza e gente che sia da esempio nello spogliatoio»
Il tre dicembre scorso Gattuso aveva esordito in Serie A e l’immagine del debutto lo ritrae con l’espressione provata e le mani nei capelli. Aveva ereditato una situazione difficile e l’aveva resa ancora più complessa dopo il primo punto consegnato alla stagione del Benevento. Ieri, Rino era semplicemente corrucciato – immobile sul 4-0 – senza aggiungere altri gesti di sconforto sportivo: in poco tempo ha portato la squadra fin qui, alla finale di uno dei due tornei nazionali. Il Milan se l’è giocata nel primo tempo, non nel secondo. Il primo tempo è stato il quadro e nella cornice Gattuso ha avuto modo di arrabbiarsi due volte. All’inizio quando Cutrone ha sparato su Buffon contravvenendo alle indicazioni di Rino in vigilia («Dovremo essere cinici e sfruttare le poche occasioni che avremo»), poi alla fine quando Benatia ha atterrato Calhanoglu e l’arbitro ha sì fischiato, ma la fine dei primi 45’. I giocatori sono corsi verso Damato e dalla panchina è scattato anche Gattuso: prima ha calmato i suoi, poi ha chiesto spiegazioni in presa diretta. Rino era stato seguito e inquadrato che la partita doveva ancora iniziare, esattamente quando era stato tra i primi a scendere dal pullman, senza zaini o valigie. Il bagaglio di Rino è tutto nello studio che lo impegna giorno e soprattutto notte. E anche la notte dell’Olimpico gli sarà utile per aggiungere esperienza. Dice: «Il risultato è bugiardo e non rispecchia la nostra prestazione, nel primo tempo abbiamo avuto noi l’occasione più pericolose. Per 55-60 minuti abbiamo fatto bene anche se il valore delle squadre è differente: eravamo padroni del campo. Ci assumiamo tutti le responsabilità. Abbiamo pagato la troppa pressione, non rimprovero nulla. Non dobbiamo però guardare il 4-0 ma come abbiamo perso: non è tutto da buttar via. Per il salto di qualità non ci manca solo il grande bomber, ci manca esperienza, che si acquisisce anche con batoste così, e gente che nello spogliatoio sia da esempio».
DELUSIONE Gattuso non potrà brindare – unica libertà che si sarebbe permesso in caso di vittoria – e difficilmente si concederà anche un solo bicchiere di vino, come si era ripromesso di fare in ogni caso. Una sconfitta così è già abbastanza da buttar giù. Rino ne è perfettamente consapevole: presa la medaglia se l’è tolta dal collo e l’ha tenuta tra le mani. Continua: «La cosa che fa più male, al di là della coppa, è portare 40mila tifosi e dare loro una delusione così. Ma rifarei tutte le scelte che ho fatto». Il vaso si è rotto sotto i colpi di Benatia e Douglas Costa e Rino che già si era preoccupato di dover «ricomporre i cocci in caso di sconfitta» dovrà trovare un adesivo particolarmente resistente. Il finale di campionato che aspetta il Milan è tosto: domenica in casa dell’Atalanta e poi la Fiorentina a San Siro, esattamente le due squadre che insidiano i rossoneri per l’Europa League. «È una sconfitta che brucia nella testa, nel cuore e nello stomaco ma che bisogna accettare. Ora dobbiamo guardare avanti, reagire e ritrovare fiducia. Abbiamo commesso qualche peccato di gioventù. Ci aspettano altri 180 minuti contro squadre che mentalmente stanno meglio di noi. Dovremo essere bravi ad arrivare in Europa League con due grandi prestazioni: ci siamo parlati nello spogliatoio, lo faremo».
LA SCONFITTA BRUCIA NELLA TESTA, NEL CUORE E NELLO STOMACO
CIÒ CHE FA PIÙ MALE È DELUDERE I 40 MILA TIFOSI ARRIVATI FIN QUI
RINO GATTUSO SULLA PARTITA