ALLEGRI «QUANDO SI GIOCA SUL SERIO PER GLI ALTRI DIVENTA DURA»
«Questa serata la dovevano regalare a se stessi». Alla vigilia, confronto con Higuain. E Buffon fa alzare la Coppa a Marchisio
Il cerchio olimpico di Max si è chiuso ieri tra schiuma e voli leggiadri: diciamola tutta, domenica qui non ci sarà la stessa battaglia. Potrebbe sembrare un rilassato pranzo di ferragosto. Così, nello stadio Olimpico di Roma, dove per il Massimiliano Allegri allenatore tutto era iniziato, tutto si è felicemente concluso. Dal primo successo milanista in questo impianto a lui carissimo, lo scudetto 2011, all’ennesima Coppa juventina, strappata con spietatezza all’ex squadra: nel mezzo, l’allenatore toscano ha preso laurea, bacio in fronte e pubblicazione della tesi. Si è arrampicato lassù fino a diventare uno dei tecnici più vincenti della storia del nostro pallone: certe grandi d’Inghilterra lo guardano con aria ingolosita, nel caso prevalesse l’umana stanchezza o la semplice voglia di cercare altro. Ma se prima di ieri la squadra pareva davvero a fine ciclo, sguarnita della vecchia energia, ieri ha ritrovato il solito fuoco.
RIPRESONA Soprattutto nel secondo tempo, riecco la Juve, quella al Max. E lui, orgoglioso, dopo aver baciato la quarta Coppa Italia in quattro anni, ha dichiarato con l’ultimo filo di voce: «I ragazzi hanno fatto una partita straordinaria e hanno meritato, senza togliere nulla al Milan. Gli avevo detto che questa serata la dovevano regalare a se stessi, dopo tante soddisfazioni regalate a staff, società e tifosi. Sono loro gli artefici: quando giocano seriamente diventa dura per gli altri…». Poi, più dentro alla chimica di una gara in impetuoso crescendo: «Ci vuole calma durante le partite: il primo tempo è stato complicato, poi abbiamo trovato le linee di passaggio, ed è normale che poi la qualità sia venuta fuori». Un attimo prima, Allegri si era ripulito la testa dalla schiuma con cui il vispo Cuadrado gli aveva fatto l’ennesimo shampoo: il colombiano coi riccioli era stato suo «barbiere» anche l’anno passato e, si sa, a Max non dispiace ripetersi. E ripetersi ancora.
CONFRONTO COL PIPITA «Ora dobbiamo concludere al meglio una stagione straordinaria», ha aggiunto lo scaramantico Allegri. Questo 4-0, in effetti, sarebbe il penultimo titolo sul petto bianconero: bisognerebbe certificarne un altro, ma è un esercizio di pignoleria. Il quarto scudetto consecutivo è nel congelatore da qualche giorno ormai. Il tecnico torna domenica qui, fuori casa contro la Roma, e per fare il poker di scudetti gli basterà un filo di gas vista la classifica bulgara. Tra l’altro, all’Olimpico, come ormai noto, Allegri se la gode spesso. Intanto, può godersi questa gioia, mentre i suoi ragazzi lo fanno fluttuare per aria come una monetina: è arrivata anche attraverso scelte impopolari, come la dura panchina per Gonzalo Higuain. Max glielo ha annunciato martedì in hotel e tra i due c’è stato un confronto: il vestito da centravanti titolare l’ha quindi indossato Mario Mandzukic, ormai disabituato alle vecchie mansioni. Come saranno i rapporti futuri tra l’allenatore e il centravanti argentino, fino ad ora da Max sempre difeso, si vedrà: visto il risultato, ha comunque avuto ragione il tecnico, che ha poi dato al Pipita qualche minuto finale. Come a Marchisio, tra i più emozionati sotto la curva: l’incertezza sul futuro e lo scarso impiego non gli toglieranno mai la Juve dal cuore. Anche per questo Buffon ieri l’ha fatta alzare a lui.
CI VUOLE CALMA SEMPRE: IL PRIMO TEMPO È STATO COMPLICATO
POI ABBIAMO TROVATO LINEE DI PASSAGGIO E LA QUALITÀ È EMERSA
MASSIMILIANO ALLEGRI SULLA PARTITA