La Gazzetta dello Sport

Da Doha a Roma La brutta caduta del giovane eroe

● Contro la Juve si era rivelato fenomeno nel 2016, ieri la serata peggiore della stagione

- Luca Bianchin ROMA

Argomenti di discussion­e su Twitter alle 22.40. Numero 1 #JuveMilan e va bene. Numero 2: #chilhavist­o. Numero 3: #Donnarumma. Questo è il problema: lo hanno visto tutti, in diretta tv. Gigio ha vissuto la partita peggiore dell’anno in una serata speciale. Se le telefonate del Psg diventeran­no un contratto come qualcuno si aspetta, questa per lui era l’ultima finale col suo Milan. Negli ultimi minuti, Gigio camminava davanti alla sua area come un’anima persa. Buffon dall’altra parte seguiva la partita sereno. Così, quando Damato fischia la fine, nasce una scena da film. Gigio sembra vicino alle lacrime, allora Bonucci gli mette una mano sulla testa, Storari lo consola – ehi, stai su – e anche Gattuso si avvicina. Poi arriva Buffon e lo abbraccia. È un attimo, ma in un secondo ci sono due generazion­i di calcio. Gigi gli dà uno schiaffett­o e Gigio chiude gli occhi. Sembra un papà che rassicura un figlio alle prime delusioni della vita.

I DUE ERRORI Il valore di Donnarumma non è in discussion­e e sembra dirlo anche José Mauri quando lo prende per il mento come per scuoterlo. Ieri però Gigio ha vissuto una serataccia. Il gol del 2-0 di Douglas Costa è un tiro da fuori più che parabile - Gigio mette le mani, la palla gli scivola finendo in porta – e anche il 3-0 nasce da un suo intervento, forse fuori tempo, su un colpo di testa-più-spalla di Mandzukic. Il 99 non trattiene, fa rimbalzare la palla e Benatia devia. Sono quattro minuti, ma fanno ripensare ad altri errori. Il retropassa­ggio forte, troppo forte, di Paletta a Pescara, nei BREGANI giorni in cui Gigio era Paperumma. Il gol di Xhaka contro l’Arsenal: altro tiro da fuori, altro intervento scomposto.

SENZA PAROLE «Da parte mia ci sarà grande protezione. Non stiamo qui a puntare il dito contro Gigio. Tutti ci assumiamo le nostre responsabi­lità. Non abbiamo perso per colpa di Donnarumma», ha detto Gattuso ieri. Vero, ma come si fa a spiegarlo a Gigio? Come si fa a dirlo al ragazzo che resta a testa bassa e non parla? Come si può farlo capire al 19enne che, mentre la Juve ritira le medaglie, resta bloccato per uno, due, tre minuti. Gigio ieri non pensava al futuro e nemmeno alle parate su Dybala. Una più semplice, dopo 7 minuti del secondo tempo. Una più difficile al minuto 15, dopo uno slalom con tiro da fuori. Gigio pensava a come tutto può crollare in 4’ e forse anche alle coincidenz­e.

JUVE E JUVE Nelle serate importanti della sua vita, c’è sempre la Juve. La parata livello fuoriclass­e su Khedira, a ottobre 2016, quando diventò fenomeno. Il rigore della vita, deviato a Dybala a Doha. La serata polemica di Juve-Milan, con il rigore contestato oltre il 90’ e il bacio alla maglia. «Sono andato ad abbracciar­e Donnarumma – diceva Galliani dopo quel volo su Khedira -. Non mi sono accorto che perdeva sangue da un orecchio e mi ha macchiato la giacca, ma senza essere blasfemo devo dire che il sangue di Gigio è molto importante». Ieri no, ieri era diverso. Nessun milanista aveva voglia di scherzare, nemmeno chi prima della partita postava la maglia regalata a Mattarella con il numero 1 e diceva che il Milan ha pronto il nuovo portiere. Nemmeno il bambino che, dopo il 3-0, in tribuna guardava pietrifica­to, con una sciarpa rossa e nera sulla testa come un cappello. Vestito così, sembrava Babbo Natale. Il Babbo Natale più triste del mondo.

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La delusione di Gigio Donnarumma, 19 anni; una serataccia

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