Ljajic con un filotto si è ripreso il Toro e il Mondiale russo
●Con 8 partite consecutive il fantasista serbo ha conquistato Mazzarri e il suo c.t. Krstajic
Ha riconquistato il Torino e la Nazionale serba in poco più di un mese, Adem Ljajic. Al fantasista granata sono infatti bastate otto partite, otto tappe utili a convincere tutti e passare da panchinaro fisso a uomo della provvidenza, pronto a giocarsi le sue carte in chiave Mondiale. Il tutto dalla vigilia di Pasqua in avanti; e i numeri sono inequivocabilmente dalla sua parte. Dalla trasferta della svolta a Cagliari, con quell’ingresso al 9’ della ripresa che ha sparigliato le carte, il fantasista serbo ha infatti inanellato una serie di 7 partite complete, in cui ha distribuito gol e assist, fino ai due passaggi al bacio che a Napoli hanno portato alle due reti in rimonta di Baselli e di De Silvestri. Due giocate geniali: prima il filtrante per il centrocampista che ha battuto Reina grazie anche alla deviazione involontaria di Chiriches; poi il cross pennellato dalla trequarti per la testa del terzino che dopo il gol è andato a ringraziarlo. Due colpi di genio che lo portano sul podio della classifica degli assist ma che, soprattutto, sono merito del nuovo approccio, quello figlio della maturità e dei 26 anni, che lo ha portato a convincere Walter Mazzarri ad affidargli prima una maglia da titolare e poi le chiavi del Torino. Da lì al Mondiale la strada si è fatta in discesa, proprio come quaranta giorni fa sembrava invece una salita da Cima Coppi; perché la svolta granata ha convinto in un attimo anche il c.t. della Serbia Krstajic che adesso sta progettando la squadra per la campagna di Russia e che vuole puntare senza dubbi né remore sul suo talento.
IL LAVORO DI MAZZARRI In realtà, però, a scuotere Ljajic e riportarlo sulla strada giusta è stato proprio il lavoro ai fianchi fatto a distanza – ma quasi in coppia - da una parte da Mazzarri e dall’altra proprio da Krstajic. Più faticoso, costruttivo e anche più continuo il compito dell’allenatore granata, visto che ha dovuto convincere un giocatore considerato spesso un talento un po’ naif a cambiare atteggiamento in campo e fuori. Sembrava una partita persa, e invece c’è riuscito, fino a indurlo a pensare alla squadra prima che ai personalismi, a correre su e giù per il campo e anche a indicare la strada ai più giovani compagni di reparto, Edera in primis. Krstajic, invece, gli ha fatto indossare l’abito che Mazzarri aveva in mente di disegnare apposta per lui, facendolo giocare mezzala in un centrocampo a tre. Una svolta tattica che è giunta sul prato di casa, quello dello stadio Grande Torino, nell’amichevole di fine marzo contro il Marocco: quella sera Ljajic ha iniziato a cambiare pelle anche tatticamente, con la sua Nazionale che ha iniziato a raccogliere i frutti del lavoro quotidiano svolto da Mazzarri. CHE RUOLO PER IL FUTURO? Adesso, invece, siamo alla fase successiva, gli esperimenti stanno per lasciare spazio alle certezze e alle partite che contano, con il Mondiale di Russia alle porte. E chissà che il trequartista dal ruolo indefinibile - esterno, falso nove e attaccante arretrato - non abbia la sua collocazione migliore. Perché adesso Ljajic guarda al futuro che si chiama Mondiale con la Serbia, ma anche Europa con il Toro del prossimo anno. Perché se continuerà sui binari intrapresi da Cagliari in avanti Adem può diventare un tassello prezioso per lo scacchiere di Mazzarri per inseguire il traguardo sfuggito quest’anno, «a patto di avere sempre tanta voglia di correre e di sacrificarsi per la squadra». Proprio come recita il mantra mazzarriano.
>La gara della svolta a Cagliari, il 31 marzo, frutto del lavoro combinato dei due tecnici
Walter l’ha convinto ad abbandonare i personalismi, il c.t. l’ha reinventato mezzala