FROOME, LE AMBIZIONI DI VITTORIA ALLA PROVA DELL’ETNA
Il Giro d’Italia
Se il faro ha le luci spente, tutte le imbarcazioni che girano intorno all’Isola del Tesoro si trasformano in vascelli d’assalto. E quello che sta accadendo al Giro 101. Chris Froome, l’uomo faro, è una luce fioca, lontano ricordo della Supernova che ha illuminato quattro degli ultimi cinque Tour. E volendo guardare in controluce le sue prestazioni del 2018 si può dire che non ha mai brillato. Sulle sue gambe sta pesando anche la kafkiana vicenda del salbutamolo e l’attesa infinita del verdetto. Al ritardo che il britannico ha accumulato nella crono di Gerusalemme va fatta la tara della caduta nel riscaldamento. Ma i 17” concessi a Pozzovivo e Dumoulin sulla rampa finale di Caltagirone, oltre alle titubanze nel finale di ieri sono ulteriori indizi che fanno una prova. Froome fa fatica e non è più, oppure non è ancora, il punto di riferimento. L’esperienza ci dice che è ancora presto per dare giudizi definitivi. Due anni fa Nibali sembrava fuori dai giochi, ma ha vinto il Giro inventandosi una spettacolare terza settimana. Oggi, in cima all’Etna, ne sapremo di più. La salita che porta al traguardo non è per scattisti esplosivi, ma da grimpeur. Se Chris si è preparato per vincere questo Giro in montagna dovrà dare segnali diversi. Sarà interessante vedere come si difenderà la maglia rosa Dennis, ma il riferimento numero uno è Tom Dumoulin. Chi vuol vincere il Giro dovrà staccare l’olandesone in salita. L’occasione chiama soprattutto Fabio Aru, che appare in crescita, ma anche Pozzovivo (lo scalatore che ci è piaciuto di più in questi giorni), Pinot, Formolo, Lopez e la terribile coppia della Mitchelton Chaves e Simon Yates. Lassù in cima all’Etna, dall’Osservatorio astrofisico, divideremo stelle, stelline e buchi neri.