La Gazzetta dello Sport

FROOME, LE AMBIZIONI DI VITTORIA ALLA PROVA DELL’ETNA

Il Giro d’Italia

- LO SPUNTO di PIER BERGONZI email: pbergonzi@rcs.it twitter: @pierbergon­zi

Se il faro ha le luci spente, tutte le imbarcazio­ni che girano intorno all’Isola del Tesoro si trasforman­o in vascelli d’assalto. E quello che sta accadendo al Giro 101. Chris Froome, l’uomo faro, è una luce fioca, lontano ricordo della Supernova che ha illuminato quattro degli ultimi cinque Tour. E volendo guardare in controluce le sue prestazion­i del 2018 si può dire che non ha mai brillato. Sulle sue gambe sta pesando anche la kafkiana vicenda del salbutamol­o e l’attesa infinita del verdetto. Al ritardo che il britannico ha accumulato nella crono di Gerusalemm­e va fatta la tara della caduta nel riscaldame­nto. Ma i 17” concessi a Pozzovivo e Dumoulin sulla rampa finale di Caltagiron­e, oltre alle titubanze nel finale di ieri sono ulteriori indizi che fanno una prova. Froome fa fatica e non è più, oppure non è ancora, il punto di riferiment­o. L’esperienza ci dice che è ancora presto per dare giudizi definitivi. Due anni fa Nibali sembrava fuori dai giochi, ma ha vinto il Giro inventando­si una spettacola­re terza settimana. Oggi, in cima all’Etna, ne sapremo di più. La salita che porta al traguardo non è per scattisti esplosivi, ma da grimpeur. Se Chris si è preparato per vincere questo Giro in montagna dovrà dare segnali diversi. Sarà interessan­te vedere come si difenderà la maglia rosa Dennis, ma il riferiment­o numero uno è Tom Dumoulin. Chi vuol vincere il Giro dovrà staccare l’olandesone in salita. L’occasione chiama soprattutt­o Fabio Aru, che appare in crescita, ma anche Pozzovivo (lo scalatore che ci è piaciuto di più in questi giorni), Pinot, Formolo, Lopez e la terribile coppia della Mitchelton Chaves e Simon Yates. Lassù in cima all’Etna, dall’Osservator­io astrofisic­o, divideremo stelle, stelline e buchi neri.

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