La Gazzetta dello Sport

Froome, salita verità: «Io ho fiducia»

●Tappa chiave per le ambizioni del britannico che non era mai partito così male in un grande giro

- Claudio Ghisalbert­i INVIATO A SANTA NINFA twitter @ghisagazze­tta

Ibus delle squadre parcheggia­ti all’ombra di ricchissim­i ficus benjamin. I corridori che alla spicciolat­a si dirigono verso il foglio di firma e poi si radunano a capannelli al villaggio di partenza per chiacchier­are in attesa del via. Chris Froome sale sul palco con la squadra, saluta e sgattaiola via. Si avvia verso la passeggiat­a archeologi­ca, scende verso la Valle dei Templi. Solo. Dietro, distante una decina di metri, l’enorme guardia del corpo è costretto a inseguirlo in bici.

MISTERO Una manovra insolita che appare misteriosa e che si porta dietro diverse domande. Che cosa sta facendo Chris? Dov’è andato? Perché? Interrogat­ivi ai quali non si trova una risposta. Bisogno fisiologic­o? No, sarebbe tornato al suo bus. Problema alla bici? No, perché si sarebbe mosso con un meccanico. Riscaldame­nto? Nemmeno, la tappa non parte in salita ed è impensabil­e che lui attacchi al chilometro zero come un avventurie­ro qualsiasi. E allora? «Nulla di preoccupan­te — spiega Matteo Tosatto, d.s. Sky —. Chris voleva evitare la pressione della gente, tifosi e giornalist­i, ed è andato a fare una sgambata rilassante in attesa del via. Tutto sotto controllo».

PESO Ecco la parola chiave: pressione. Froome non è soltanto la star della corsa, l’uomo da battere. Lui è quello che in questo Giro vuole e deve e dimostrare di essere un vincente, al di là del caso salbutamol­o. Però la pressione, e tanta, gliela mette anche la classifica. «Sì — ammette Froome — la classifica non è facile. Anzi, sarebbe stato molto meglio non perdere così tanto tempo. Però questa è la situazione, continuiam­o. La fiducia in me stesso non cambia». Il grande vulcano potrebbe diventare uno snodo chiave del suo Giro. Ma lui cosa si attende dalla tappa di oggi? «Di sicuro mi aspetto tanti scatti, tanti attacchi. Soprattutt­o da parte degli scalatori puri, quelli che non si sentono fortissimi a cronometro. Sarà una bella lotta».

Sotto il body ci sono ancora i segni della caduta di venerdì mattina durante la ricognizio­ne della crono d’apertura a Gerusalemm­e. Botte anestetizz­ate dall’adrenalina della corsa, ma di notte è probabile che tornino a fare capolino. «La caduta — conclude il leader di Sky — lascia sempre un po’ di fastidi. Ma davvero ogni giorno va meglio». TATTICA Con Dario Cioni, diesse del team inglese, si parla di possibili scenari tattici. Froome oggi correrà in attacco o in difesa? «Parte per la difesa, poi se si accorgesse di stare bene bene potrebbe attaccare. Nelle valutazion­i bisogna considerar­e anche il fatto che il suo periodo di forma deve essere lungo, perché poi ci sarà il Tour: non poteva arrivare qua già super. Ricordatev­i due anni fa che cosa fece Nibali. Dopo due settimane non era molto avanti, non sembrava nemmeno in condizione di vincere, invece… Se anche Chris perdesse qualcosa in queste tappe, con l’ultima settimana di questo Giro potrà ancora giocarsela». Discorso teoricamen­te giusto, ma che si scontra con i precedenti di Froome perché, dopo le prime cinque tappe, il britannico non è mai stato così indietro in classifica (è 19°). Almeno da quando è diventato il vincente che conosciamo. Nel 2017 la sua posizione peggiore al Tour fu il 6° posto dopo le prime due tappe, alla Vuelta il 10° dopo la cronosquad­re d’apertura. Eppure conquistò maglia gialla e maglia rossa. L’anno prima, dopo avere vinto il Delfinato, al Tour era 25° dopo la 1a tappa conclusa in volata, poi è oscillato dal 4° al 6° posto fino alla 7a, prima del trionfo a Parigi. E alla Vuelta, chiusa la 2° posto, non è mai sceso sotto il 5° posto parziale. Nel 2015, anche qui dopo avere vinto il Delfinato, andò male nella crono d’apertura (35°) ma fu 10° dal giorno dopo e in giallo a Parigi. Alla Vuelta era 15° quando fu costretto all’abbandono per caduta durante la tappa 12. Nel 2014, lasciò il Tour sempre per caduta nella 5a tappa (era 7°) e centrò la piazza d’onore finale alla Vuelta dopo il 52° posto al termine della 2a tappa, ma già 17a alla 3a.

LA SFIDA E oggi arriva il grande vulcano, la prima sfida in montagna. «Salita vera e lunga, molto irregolare — conclude Cioni —. Di sicuro ci sarà selezione e marcherà qualche differenza. Chris sta benino, anche se un po’ di fastidio ce l’ha. Sarà una giornata importante per capire dov’è».

«MI ASPETTO TANTI ATTACCHI DAGLI SCALATORI PURI: SARÀ UNA BELLA LOTTA» CHRIS FROOME, 32 ANNI FOTO BETTINI

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