La Gazzetta dello Sport

Yates «La crono sarà il mio Everest»

●Simon prudente: «Lo Zoncolan non lo conosco ma lo temo meno»

- Ciro Scognamigl­io INVIATO A OSIMO (ANCONA) twitter@cirogazzet­ta

«Sarà durissima ogni giorno. E devo pregare di non avere una giornata storta. Avete visto Chaves? Se ti capita una cosa così, perdi tutto…». La maglia rosa Simon Yates non ha torto, ma chi può negare che la sua faccia sia quella del dominatore – finora – di questo Giro? Che numeri: 6a maglia rosa sulle 12 della storia per la Gran Bretagna, 18 in totale per il suo team australian­o contro le sole 2 dei rivali storici inglesi di Sky.

Simon, era programmat­o quell’attacco nel finale?

«No, nel senso che gente come Tim Wellens ed Enrico Battaglin è più veloce. Sono le loro squadre che hanno lavorato di più. Però nel finale Jack Haig ha fatto un lavoro fantastico e nel punto più duro ho attaccato per vincere e guadagnare secondi, più che per impression­are psicologic­amente i rivali. Se avessi aspettato a muovermi, avrei potuto guadagnare di più? No, credo che quello fosse il momento giusto».

Che cosa pensa di Dumoulin?

«Non sono sorpreso del tutto, ma non mi aspettavo che mi fosse così vicino. Quando ho sentito che era lui ad inseguirmi, speravo di guadagnare di più. È stata una accelerazi­one continua il finale».

Froome e Aru hanno perso ancora, sono fuori gioco?

«No, considero ancora in ballo chiunque abbia un ritardo inferiore ai cinque minuti. Non è una lotta a due. Uno come Froome può prendermi tempo a cronometro».

Lei è un tifoso dello United, Ferguson diceva che quando un giocatore è al suo top, potrebbe scalare l’Everest in ciabatte. Lei è in un momento così?

«Sono felice e rilassato, ma perfettame­nte consapevol­e delle difficoltà che mi aspettano».

Il suo Everest sarà sabato lo Zoncolan?

«No, sarà la cronometro di martedì. Lo Zoncolan non l’ho mai fatto (Simon debutta al Giro, ndr), l’ho solo visto in tv. Ma tutti sanno che è una delle salite più dure d’Europa. C’è gente forte che potrebbe guadagnare tempo su di me. Devo stare attento. La terza settimana sarà molto esigente, selvaggia».

Ha trovato il tempo di parlare con il suo gemello Adam, che a marzo alla Tirreno-Adriatico aveva vinto sullo strappo di Filottrano affrontato dalla tappa?

«Mi ha scritto che era molto pendente e mi ha raccomanda­to di mantenermi nelle primissime posizioni».

Non pensa di stare consumando troppe energie?

«No. Anche gli altri hanno speso molto per cercare di non perdere terreno. Dumoulin non era forse al limite? Non credo di consumare più di quanto stiano facendo gli altri. Sono in una posizione in cui ho bisogno di guadagnare ancora terreno. Poi magari salterò… ma ne ho bisogno».

Con quale vantaggio desidera arrivare alla cronometro?

«Due minuti, minimo. Ma spero molto, molto di più».

La tappa passava per Filottrano: che ricordo ha di Scarponi?

«Oh, non lo conoscevo personalme­nte. Ma non ne posso dimenticar­e il sorriso e le risate».

«NON MI ASPETTAVO CHE DUMOULIN FOSSE COSÌ VICINO» SIMON YATES, 25 ANNI FOTO LAPRESSE

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