Pazza Inter, è Champions La Lazio avanti due volte Poi il ribaltone nel finale
Apoteosi Inter, disperazione Lazio. Sembrava un altro 5 maggio, poi è diventata una vendetta terribile. Nerazzurri che nell’ultimo quarto d’ora dell’ultima partita danno improvvisamente un senso a tutta la stagione (e anche alla prossima), conquistando una Champions che mancava dal 2011-12. Spalletti in trionfo, festa in campo da scudetto, quasi una rinascita. Laziali in lacrime per essersi fatti sfuggire una qualificazione quasi sicura: la sconfitta cambierà inevitabilmente il mercato. Non perdevano da 10 turni, hanno subito 2 reti nell’ultimo quarto d’ora, 18 in totale. Troppe. Un po’ ingenui, questo sì.
RIBALTONE Calcio spietato, partita bellissima. Fino al 33’ del secondo tempo dominata dalla Lazio e ribaltata in tre minuti dal rigore di Icardi (causato proprio dal futuro compagno De Vrij), dall’espulsione di Lulic (34’) e infine dal 3-2 di Vecino che ha capovolto la classifica (36’). Ai punti poteva essere pareggio, ma proprio per questo l’impresa dell’Inter ha più valore. Perché i nerazzurri non si sono mai arresi, anche quando tutto pareva perso, trascinati nel finale da Icardi capocannoniere alla pari con Immobile. E perché alla lunga Spalletti, cambiando e ricambiando, ha avuto la meglio su Inzaghi che la sfida l’aveva progettata meglio ma all’ultimo, con i cambi e il nervosismo, ha mandato messaggi sbagliati. Una finalissima da 35-40 milioni vinti dall’Inter: tanto vale il semplice ingresso nella nuova Champions «4X4».
MEGLIO LA LAZIO Ne avrà però di rimorsi la Lazio. La sfida con l’Inter era stata studiata alla perfezione: non c’era bisogno di fare la partita, ma non è nella mentalità di Inzaghi gestire. Un’aggressione intelligente la sua. Pur concedendo il possesso all’Inter, addirittura il 60%, è la Lazio a comandare nelle zone chiave. Merito soprattutto del centrocampo: il 3-5-2 è mobilissimo, Leiva dirige a gran ritmo, Murgia a destra è un indemoniato e Milinkovic un mostro per come pressa e dà profondità. Un triangolo che diventa quadrilatero con Felipe Anderson: seconda punta teorica alle spalle del generosissimo Immobile, è in realtà creativo a tutto campo. La spinta degli esterni, soprattutto Marusic a destra, mette sempre in inferiorità l’Inter. Uno spettacolo che impedisce a Brozovic di ragionare. In più, Inzaghi riesce ad attirare l’Inter da un lato e poi a cambiare improvvisamente fronte, lanciando i contropiedisti in grande libertà.
INTER IN DIFFICOLTÀ Per
quantità e qualità di gioco, la Lazio concretizza anche poco. Marusic segna al 9’ con la complicità di Perisic, Luiz Felipe (sotto porta) e Milinkovic (palo su punizione) hanno due grandi occasioni, ma anche l’Inter spreca due volte con Icardi e trova l’1-1 con D’Ambrosio in un mischione in area. Ma per andare in Champions bisogna solo vincere: in campo non si vedono i presupposti, anche se Spalletti ha capito che la sua mediana non può restare sem- pre in balia della tempesta laziale. La prima invenzione è il passaggio a un 4-4-2 sui generis, con un doppio binario mai visto: il primo è parallelo, con Rafinha che si sposta a destra, raddoppiando Cancelo; il secondo in orizzontale, con Perisic secondo attaccante che va quasi ad affiancare Candreva a sinistra. Mossa che costringe la Lazio ad allargarsi e a concedere spazio in mezzo. Ma è un leggero imbarazzo, cancellato dal bellissimo contropiede LulicAnderson: 2-1 a fine primo tempo, non si vede come la storia possa cambiare.
MA CHE FINALE Forse il primo rimprovero che si può fare alla Lazio (e a Inzaghi) è aver pensato di tenere un ritmo così ossessivo fino alla fine. Il calo della ripresa è fisiologico, neanche un tiro in porta, ma lo stesso l’Inter non riesce a prendere in mano la partita. Poi, nel finale, l’altro errore: mentre Spalletti, con Eder e Karamoh, riesce comunque ad alzare il baricentro, Inzaghi toglie Immobile e mette Lukaku. Ovvio l’intento di coprirsi, ma non è la prima volta in stagione che una scelta del genere «punisce», vedi il Psg con il Real: senza più punta vera, e con le idee un po’ appannate, la Lazio non ha più una sponda per ripartire e si fa stringere dall’Inter. Milinkovic e Anderson si spengono, Brozovic e Cancelo danno la carica. E servono anche gli episodi. Dopo un rigore cancellato dalla Var, arriva al 33’ quello vero per fallo di De Vrij su Icardi (2-2): olandese fino a quel momento impeccabile, ma la questione del contratto è stata gestita male. Quindi Lulic, sempre al limite, prende il secondo giallo al 34’ ed è la fine: l’Inter sente l’odore del sangue, della preda che non ha più forze, e su angolo trova il gol dell’anno con Vecino. Successo e Champions.
●Biancocelesti meglio per 75 minuti, ma Icardi (gol su rigore provocato dal futuro interista De Vrij) e Vecino firmano la rimonta: 4° posto e dimenticato il 5 maggio