Maurito re del gol 100 in A con l’Inter «Ora la Champions»
●Per la prima volta giocherà nella Coppa più importante. «Il futuro? Ho comprato una nuova casa a Milano...»
Esorcizzato il 5 maggio, o quasi. Di certo l’Inter può festeggiare come se avesse vinto uno scudetto, per tanti motivi, non ultimo quello economico. Quattro minuti di recupero, Rocchi chiude i giochi, Spalletti si scaraventa sul prato, dietro di lui corre il resto della panchina, esplodono i 12mila tifosi nerazzurri. In mezzo al campo è un’orgia di gioia. Poi, Mauro Icardi chiama i compagni verso la curva: bandiere, baci, abbracci, cori. Sì, si canta anche un’ora dopo la fine nello spicchio interista, coperto di nerazzurro. Nello spogliatoio è un macello, si salta, si beve, si chatta, si twitta, si posta ogni sentimento sui vari social. Dopo sei anni il Biscione è di nuovo nell’Europa che conta e può iniziare a programmare una nuova era.
CAPITANO, SONO 100! Sembrava tutto finito al 33’ del secondo tempo, banda Inzaghi avanti 2-1, Inter sbilanciata, quattro attaccanti in campo, tanta foga, rischio continuo di subire il contropiede letale. E sembrava una serata no per Icardi: palla ciccata da buonissima posizione sullo 0-0, tiro svirgolato a pochi metri da Strakosha con la Lazio avanti 1-0, poi il nulla o quasi nella serata senza ritorno, in uno di quegli appuntamenti che i grandi non falliscono mai. Appunto: i grandi non falliscono certe serate. E il “killer di Rosario” si è preso definitivamente l’Inter. E’ lui a procurarsi e a trasformare il rigore del 2-2. E’ lui a suonare la carica, a inseguire chiunque, a menare quando serve. E’ lui, dopo la testata vincente di Vecino, a giocare come un mediano per condurre in porto la truppa. Icardi è di nuovo capocannoniere di serie A: 29 gol, come Immobile. Anche nel 2015 trionfò in coabitazione, con Toni. Ha solo 25 anni il capitano e ieri ha scelto la serata perfetta per timbrare il suo gol interista numero 100 in A (110 in totale con quelli doriani). Dopo le giornatacce contro Milan, Torino e Sassuolo era riemersa una massima sacrosanta: «I gol si pesano, non si contano...». Pesantissimo il rigore di ieri, come la doppietta in casa della Roma e la tripletta nel derby d’andata. E altrettanto pesante era stata la testata-gol alla Juve: Maurito era fuori quando i bianconeri rimontavano.
ORGOGLIO E FUTURO «Cosa mi è passato per la testa sul rigore? Ho pensato alla mia squadra, alla responsabilità che la fascia mi dà», spiega Icardi. «Non è solo portare la fascia e dire sono il capitano: serve altro, ci vuole cuore. La consapevolezza dell’Inter è nella forza di un gruppo che ha tirato fuori la grandissima prestazione in questa pazza partita». Gonfia il petto Maurito. «Finalmente questi gol valgono qualcosa. Il premio più bello è riportare l’Inter in Champions. Il mio futuro? Ci vedremo con la società questa estate, abbiamo due mesi per parlare. Loro conoscono il mio pensiero. Io voglio restare, sono il primo tifoso di questo club. Ogni anno parliamo con la società, poi cerco il meglio per me. Se il meglio sarà da un’altra parte, valuteremo insieme. Ma io e la mia famiglia stiamo bene a Milano. Il fatto che abbia comprato casa nuova è un segnale...». Intanto sogna il futuro. «Accoglieremo a braccia aperte i campioni che arriveranno. Dobbiamo migliorare molto a livello di continuità». Icardi e il Mondiale: «Vediamo la lista, se non ci sarò andrò in vacanza». Chiusura dedicata a De Vrij: «Ha fatto rigore su di me, sono cose del destino, ma ha dimostrato di essere un professionista vero».