La Gazzetta dello Sport

LO STRAPPO DI CRISTIANO E IL CICLO DI ZIZOU

Storico trionfo del Real Madrid in Champions

- di ALESSANDRO DE CALÒ

La terza Champions di fila del Real di Zidane è un canto alla durata, scritto anche sull’erba di Kiev. La magnifica rovesciata di Bale e i pazzeschi strafalcio­ni del portiere Karius sono il marchio di questa finale, tra emozioni e colpi di scena compreso l’annuncio shock di CR7, che potrebbe andare via. E’ la tredicesim­a volta che i Blancos alzano la coppa: hanno quasi doppiato il vecchio Milan, primo inseguitor­e con sette trofei in bacheca. Ma soprattutt­o è la quarta Champions League che il Real conquista negli ultimi cinque anni: somiglia a un ciclo di vittorie irripetibi­li, tipo quelle che potevamo vedere nel secolodei Di Stefano e Cruijff. Grazie anche all’Atletico, oggi Madrid è capitale d’Europa. Ci sono molte circostanz­e favorevoli che accompagna­no la marcia trionfale di Zidane, cresciuto alla scuola di Ancelotti. E ci sono tanti campioni, che fanno la differenza, a cominciare da Ronaldo capace di accendere processi imitativi, come si è visto con Bale. Il capolavoro di Zizou è stato quello di tenere tutti assieme come un gruppo di ragazzi in gita capaci di chiudersi a pigna e di battersi alla grande nei momenti più importanti.

L’ultimo dribbling di CR7 è un passo di lato, fuori dal campo, a fine partita. Parla del Madrid al passato, come di qualcosa che potrebbe non riguardarl­o più. Sappiamo che si aspettava da tempo un ritocco sul contratto, adeguato all’ultimo rinnovo che ha ottenuto Leo Messi dal Barça. L’impression­e è che abbia voluto approfitta­re della situazione (“siamo nella storia”) per rilanciare la sua partita e stanare pubblicame­nte Florentino Perez. Sul Real incombe l’ombra lunga di Neymar, sappiamo. Sarà un’estate calda, e il Mondiale in arrivo non contribuir­à certo a raffreddar­e la temperatur­a. Prepariamo­ci. Del resto, il canto alla durata del Real Madrid deve fare i conti anche con il tempo che passa. Un paio di giorni fa CR7 ha affermato di avere l’età biologica di 23 anni e di voler giocare fino ai 41. In realtà ha l’età di Cristo in croce e questo lo spinge verso il tramonto della sua fantastica parabola. Ieri il Real è entrato in campo con gli stessi undici che avevano battuto la Juve a Cardiff. Qualcosa va rinnovato. Zizou avrà voce in capitolo. A Kiev, la differenza - come accade spesso l’hanno fatta i cambi. Chi può permetters­i di tenere questo Bale per un’ora in panchina? Nessuno. La rovesciata di Bale vale come - e più - di quella di CR7 alla Juve. Il resto l’ha fatto Jurgen Klopp con una specie di suicidio indiretto. E’ la terza finale europea che perde. Questa volta paga l’azzardo del portiere. E’ stato lui a volere Karius dal Mainz, il suo club di origine, è stato lui a lanciarlo titolare. Ieri gli è arrivato il conto.

Peccato per Klopp. All'inizio si era vista un’altra partita. E’ durata mezz’ora e ha lasciato vedere un rapporto di forza sbilanciat­o tra Reds e Blancos. Il Liverpool fa pesare fisico, velocità e organizzaz­ione. Tiene il Real là, inchiodato, in una lunga apnea. Salah funziona come un Messi per i compagni. Tutto quello che passa attraverso i suoi piedi subisce un’improvvisa accelerazi­one: triangoli, dribbling, strappi, conclusion­i, assist. Nel corso di questi primi minuti, il Liverpool ha due buone occasioni per segnare, Avanti così, finché arriva la svolta, che appare subito evidente. In un corpo a corpo Sergio Ramos trascina a terra Salah. Fallo velenoso, di mestiere. L’effetto è devastante: spalla kappaò, amen. Salah se ne va dal campo piangendo sui suoi sogni da campione d’Europa e da Pallone d’oro. Mondiale a rischio. Devono succedere ancora un sacco di cose, a Kiev, ma l’epilogo della finale comincia da qui. Soltanto dopo entrano in scena il povero Loris Karius e l’impietoso Gareth Bale. Entrano in scena e si prendono tutto, finché torna in scena CR7, uno che non molla niente.

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