FROOME, UN «TRIPLETE» DA IMPERATORE
Dopo Tour e Vuelta oggi a Roma conquisterà il Giro
Bello e impossibile fino all’ultimo respiro. Il Giro 101 è stato come illustra il suo protagonista Chris Froome: «brutale e sublime...». E verrà ricordato come uno dei più belli di sempre. Froome, primo britannico in maglia rosa, se lo è strameritato grazie alla «pazzia» di quel volo d’altri tempi tra il Colle delle Finestre e Bardonecchia. Oggi Roma lo accoglierà come un imperatore. Ma la Città Eterna troverà applausi anche per Tom Dumoulin, splendido battuto che anche ieri verso Cervinia ha provato ripetutamente di staccare Froome. E per Elia Viviani, l’olimpionico che aggiunge una maglia ciclamino e almeno quattro tappe (oggi cercherà il quinto centro). E per tutti quelli che hanno concluso una corsa davvero molto esigente. E se ci passate un pizzico di piccolo grande orgoglio Gazzetta, pensiamo che abbia vinto anche il nostro amato vecchio Giro. L’edizione numero 101, quella della ripartenza, ci ha catapultato nella magia di Israele, tra Gerusalemme culla delle tre religione è il deserto del Negev. E poi la Sicilia con il suo proverbiale abbraccio di folla. E poi otto arrivi in salita (mai così tanti nella storia rosa) e poi altre tappe trabocchetto. E poi uno svolgimento che nessuno si poteva immaginare.
Dopo la prima metà gara, i favoriti della vigilia sembravano irrimediabilmente battuti dalla vivacità agonistica e dalla sicurezza di Simon Yates, che ha vinto 3 tappe ed è rimasto al vertice della generale per 13. L’inglesino che quando scatta in salita fa male non è una meteora e quando migliorerà la gestione dei suoi sforzi potrà ambire a qualsiasi traguardo. La verità è che il Giro è stato disegnato da Mauro Vegni con abile e «sadica» perizia. Uno alla volta si sono spenti Aru (troppo presto...), Yates e ieri è crollato anche Thibaut Pinot. E quando gli sforzi di una gara che, a dispetto delle difficoltà è stata velocissima (siamo intorno alla media record!), si sono fatti sentire, Froome si è rimesso a frullare e sullo sterrato delle Finestre ha giocato una partita più alta contro se stesso e la storia del ciclismo. Partita che ha vinto, conquistando il metaforico abbraccio anche di chi fino a quel punto non lo sopportava. Il fuoriclasse macchina, il robot del cardiofrequenzimetro e delle diete, è diventato per tutti il campione del coraggio, il sognatore capace di fare quello che altri non avevano nemmeno ipotizzato. E così Froome salirà sul primo gradino del podio. Lo stesso sul quale è già salito quattro volte al Tour e una volta alla Vuelta. Entra nel club del triplete. Dall’estate dello scorso anno ha conquistato Tour, Vuelta e Giro: un «filotto» che era riuscito soltanto a Merckx e Hinault. Dovunque si giri, Froome trova riferimento alla leggenda delle due ruote. Ma questo Giro esce un campione diverso: più grande perché più umano. Chris può godersi la maestosa bellezza di Roma, da Imperatore della bici.