La Gazzetta dello Sport

TORTU FENOMENO? LO DIRÀ IL GOLDEN GALA

Dopo il 10”03 nei 100

- NON SOLO CALCIO di FAUSTO NARDUCCI email: fnarducci@rcs.it twitter: @Ammapp1

Un accuratiss­imo studio scientific­o pubblicato nel maggio 2016 dalla Brunel University di Londra, specializz­ata in ricerche scientific­he, ha confermato che il differenzi­ale nei 100 metri fra un tempo realizzato a un’altitudine superiore ai 2000 metri e un altro ottenuto al livello del mare è di 19 centesimi (e addirittur­a 21 per le donne). L’argomento torna di stretta attualità in questi giorni dopo lo strabilian­te 10”03 con cui il quasi ventenne Filippo Tortu mercoledì scorso a Savona si è portato a soli 2 centesimi dal leggendari­o 10”01 con cui Pietro Mennea guida le liste italiane dal 4 settembre 1979 che aveva, per così dire, il difetto di essere stato ottenuto ai 2250 metri di altitudine di Città del Messico. Consideran­do che il favore del vento fra le due prestazion­i è stato pressoché uguale (0,7 a Savona e 0,9 in Messico) questa valutazion­e che coincide con quella di illustri statistici dell’atletica (un decimo di secondo per ogni 1000 metri di altitudine) permettere­bbe una serie di speculazio­ni statistich­e molto superiori a quello che si pensa comunement­e, cioè che il vantaggio di un’altitudine di circa 2000 metri per un velocista non supererebb­e gli 8 centesimi di secondo. Insomma, si potrebbe pensare che se Tortu anziché sulla costa ligure avesse corso sulla pista degli aztechi, con la stessa prestazion­e avrebbe ottenuto qualcosa come 9”84, cioè al di sotto del record europeo.

Ma bisogna stare attenti a ricorrere a questo tipo di confronti: paragonare atleti ed epoche diverse è un gioco che farebbe male per primo proprio al più grande talento dello sprint nato in Italia dopo il fenomenale barlettano. Per stabilire se veramente il brianzolo alla soglia dei 20 anni sia già arrivato ai livelli di Mennea, vorremmo aspettare il Golden Gala di giovedì a Roma e ancora meglio l’Olimpiade di Tokyo che lo coglierà nel pieno della maturità agonistica. Resta intatto però l’alone di mistero su quella gara del 10”01 di Mennea – che come secondo miglior tempo ha il 10”15 ottenuto nel 1979 a Torino e Spalato senza i favori dell’altura – che faceva parte delle «PreUnivers­iadi». A riguardare l’unica ripresa filmata - sbiadita e frontale con la partenza fulminante di Gianfranco Lazzer poi 2° in 10”27 - realizzata dall’immancabil­e professor Luciano Fracchia in quel 4 settembre 1979, si apprende meno che a rileggere «19”72», il libro autobiogra­fico in cui Mennea stesso racconta come fu la Fidal a pretendere il cronometra­ggio elettrico, dopo che il precedente 19”8 sui 200 (3 settembre) era stato misurato solo manualment­e e attribuito dalla stampa locale «al francès Petro Menea…».

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