Froome imperiale
Blocca Dumoulin e si prende il Giro Oggi Roma lo porta in trionfo
Il primo imperatore britannico in rosa è pronto a sfilare sui Fori Imperiali. La strada di Giulio Cesare al contrario, 2070 anni dopo. Con il grande condottiero, Chris Froome ha in comune la Francia. Allora si chiamava Gallia, da qui partirono le legioni per la conquista più a nord della storia; adesso si chiama Tour, l’ossessione per troppi anni del keniano bianco. E la maglia rosa che stasera Chris indosserà in uno dei luoghi più iconici della Città Eterna è la scommessa, vinta, che nasce dalla volontà di completare il suo armadio multicolore. Dopo quattro Tour e una Vuelta, dopo il giallo e il rosso, ecco il Giro 101, nuova era della corsa Gazzetta nel nome del campione simbolo dei giri: sei trionfi dal 2013, gli ultimi tre consecutivi (Tour, Vuelta, Giro). In questi anni l’ha battuto solo Vincenzo Nibali.
UNIVERSO Roma torna ad ospitare il grande arrivo del Giro dopo nove anni e non ha preparato solo un circuito spettacolare di 11,5 km da ripetere dieci volte. No, sarà una lunga passeggiata nella storia dell’umanità, una passerella monumentale nella città che ha insegnato al mondo la civiltà e il diritto. Innanzitutto la Roma imperiale. L’arrivo è davanti all’Altare della Patria, con il Colosseo sullo sfondo; ai lati, il Campidoglio con la statua equestre di Marco Aurelio, il Foro, l’Arco di Costantino. Il circuito tocca il Circo Massimo, luogo consacrato ai giochi e alle sfide sportive già agli inizi della storia di Roma, e le Terme di Caracalla. Poi la Roma istituzionale, si sale fino al Quirinale, residenza del presidente della Repubblica, «la casa degli italiani», nelle parole di Sergio Mattarella. La Roma rinascimentale e papalina, con via Sistina, Trinità dei Monti, piazza di Spagna, piazza del Popolo. La Roma dello shopping, lungo via del Corso. In quale altra città del mondo potete trovare un circuito così?
SPETTACOLO Chris Froome si merita questo palcoscenico. A 33 anni, l’abbiamo visto emozionato dopo la pazzesca impresa sul Colle delle Finestre e ancor più ieri, a Cervinia, dopo aver ribattuto colpo su colpo ai cinque allunghi di Tom Dumoulin sulla salita finale. Si guardano e si sfidano, lotta di classe e risposte per i giudizi espressi dall’olandese sulla vicenda salbutamolo di Froome. Spettacolo puro. Tra l’altro: aiutato da Poels, il britannico è andato personalmente a riprendere e superare Lopez e Carapaz, che nella giornata delle Finestre erano sempre stati a ruota di Dumoulin, salvo scattare in faccia a lui e a Pinot. Froome ha definito «brutale» il Giro, ma nell’aggettivo inglese non c’è l’accezione negativa che noi spesso diamo: piuttosto, è sfida ai limiti dell’uomo. Quell’uno contro uno che è il senso dello sport. Tutti al massimo, sempre, e questo spiega i crolli di alcuni big: Simon Yates venerdì e ieri Thibaut Pinot, che era terzo in classifica ed è arrivato a 45’ tra attacchi di vomito. Oggi con Froome e Dumoulin salirà sul podio anche il colombiano Miguel Angel Lopez, terzo, maglia bianca dei giovani a 24 anni.
STORICO Un Giro nato a Gerusalemme, la prima volta fuori dall’Europa. Mai scontato, disegnato da Mauro Vegni con intelligenza, ricco di insidie. E corso a ritmo-record: finora la media di 40,096 km/h è la seconda di sempre dopo Menchov 2009 (40,191). Legato anche all’interpretazione che
●Nell’ultima tappa in salita la maglia rosa respinge gli attacchi del rivale: stasera sulle strade della Capitale potrà festeggiare il suo primo successo. Pinot crolla a 45’32”, Lopez diventa 3°. A Cervinia vince Nieve
per 13 tappe ne ha dato Simon Yates: ogni giorno una classica, un traguardo da conquistare, un abbuono da mettere da parte. Un atteggiamento così aggressivo e l’importanza di ogni arrivo hanno finito per portare tutti ai propri limiti. Ieri 100 corridori sono arrivati a oltre mezzora di distacco. Quick Step e Mitchelton hanno vinto 10 tappe (e oggi possono diventare 11 se Viviani fa cinquina) su 20; 12 team su 22, niente. Una formazione Professional (invitata) non riesce a centrare un successo da 47 tappe. E l’Italia, in classifica, chiude con Pozzovivo, 35 anni, quinto a 8’03”, e Formolo, 25 anni, decimo a 15’16”. Uguagliato il record negativo di Panizza e Giupponi (quinti nel ‘72 e nell’87): poi sempre un nostro corridore nei primi quattro.
FIESTA Nell’ultima tappa di montagna, a Cervinia, con Col Tsecore, Saint Pantaleon e 4000 metri di dislivello, arriva la prima gioia spagnola con Mikel Nieve, nel giorno del 34° compleanno. Già primo a Gardeccia 2011 e Cividale 2016, attacca con altri 22 dopo 39 km e se ne va in cima al Pantaleon a 29 km dall’arrivo. Era stato lo scudiero di Yates in montagna, al suo fianco anche nei momenti del crollo sul Finestre. E’ stato ricompensato.