La Gazzetta dello Sport

Cuore Dumoulin «Niente rimorsi Ho dato tutto»

●La resa del campione in carica dopo un finale all’attacco: «Chris è stato più forte»

- Antonino Morici INVIATO A CERVINIA

Un vero capitano non si arrende nemmeno quando l’acqua arriva alla gola. Più le forze vengono meno, maggiore è la resistenza. Quando tutti aspettano di vederti affondare, è il momento di rimandare il momento della resa oltre ogni limite. Dumoulin è stravolto quando si ferma a parlare dopo che l’ultima onda gli ha sottratto ogni speranza. «Se non ci avessi provato in questo modo non me lo sarei perdonato per il resto della mia vita» Sì, Tom è stato il miglior avversario possibile per Chris Froome.

SERBATOIO VUOTO Quattro accelerazi­oni tra il cartello dei meno dieci e quello dei meno cinque km. Colpi a raffica alla ricerca di aria, cioè di secondi da recuperare. Quaranta. Troppi per questo Froome, che ha chiuso con 6” di vantaggio sul rivale. «Sono arrivato esausto, finito. Non ho più nulla nel serbatoio. Ho dimostrato di essere uno dei migliori scalatori, ma non “il” migliore. Ci ho provato tutte le volte che potevo e questo mi rende super orgoglioso di come abbiamo corso. Avete visto Oomen? Un grande percome mi ha sostenuto».

COSTANTE Tom ha iniziato questo Giro da numero uno. A Gerusalemm­e, da campione in carica, ha indossato la prima maglia rosa vincendo una cronometro dal fascino inarrivabi­le. Da Tel Aviv in avanti è stato l’uomo più vicino al leader: Dennis, Yates e Froome lo hanno sempre avuto alle calcagna. Paradossal­mente lo sviluppo della sua corsa è stato più lineare rispetto a quella del 2017, strappata all’ultimo respiro a Quintana, Nibali e Pinot. Nei momenti decisivi ha superato le difficoltà senza perdere il controllo. Sullo Zoncolan, nel giorno della resurrezio­ne di Froome, aveva ceduto solo 37”; a Sappada, quando Yates pareva irresistib­ile, era rimasto agganciato ai migliori (a 41” dall’inglese); sul Colle delle Finestre, mentre Chris si sistemava sul Pantheon a due ruote, si era gestito dando un senso all’ultima recita a Cervinia. Solo a Rovereto, nella prova contro il tempo che avrebbe potuto rispedirlo in orbita, era stato meno «beautiful» del previsto. Eppure Tom scaccia via il ronzio degli alibi con classe. «No, non ho nessun rimorso».

LA SFIDA L’analisi vira sulle pieghe della strategia. «La differenza tra essere inseguitor­e e difendersi è grande: più facile attaccare, più pesante reggere lo stress di tenere la maglia a lungo (10 i giorni in rosa di Tom nel 2017 prima dell’apoteosi a Milano, ndr). Guardate Yates: è difficile gestire ogni giorno tutto ciò che comporta. Da venerdì è cambiato tutto: Chris è stato sempliceme­nte il più forte». La sfida caso non termina qui. Anzi, l’impression­e è che sia appena cominciata. In Olanda una parte dei tifosi di Tom si è scagliata contro Froome e i due potrebbero ritrovarsi faccia a faccia al prossimo Tour de France. «Non voglio pensarci adesso», glissa il capitano della Sunweb. A cui oggi il Giro concederà l’onore delle armi che solo i gladiatori meritano.

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AFP Tom Dumoulin all’attacco nel finale con Chris Froome in scia

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