La Gazzetta dello Sport

OK, LA STRADA È GIUSTA PERÒ BISOGNA ACCELERARE

- di FABIO BIANCHI

Dopo la semifinale persa con la Spagna all’Europeo Under 21, il c.t. Gigi Di Biagio sottolineò ancora le ragioni di un vuoto che non si riesce a colmare. «Abbiamo sfidato giocatori che non sono soltanto grandi talenti, ma già titolari in top club e fanno la Champions». Disse più o meno le stesse cose Devis Mangia 4 anni prima, dopo aver perso la finale dell’Euro U.21, sempre contro la Spagna.

La solita solfa: mentre non solo a Madrid, ma in Germania, in Inghilterr­a, in Francia e insomma nei campionati top d’Europa si costruisce il futuro, si dà fiducia ai giovani come da copione, in Serie A in nome del risultato, del tutto e subito, si continua a puntare su calciatori esperti, perché i nostri giovani sono immaturi e non affidabili. Così, giocando poco, i talenti ci mettono un bel po’ di tempo in più a maturare rispetto agli stranieri. Un circolo vizioso.

Beh questo primo assaggio di calcio mercato, questa iniezione di under obiettivi di color azzurro da parte dei nostri grandi club, sembra finalmente segnare un’inversione di tendenza. I bravi baby cresciuti in provincia cominciano ad arrivare prima, per giocare davvero, nella grandi squadre. Era ora. L’investimen­to nei nostri giovani giova a tutto il movimento calcio, soprattutt­o alla Nazionale orfana del Mondiale. Sperando che non si tratti di un fuoco di paglia, finalmente siamo sulla strada buona. Ma attenzione: è solo il primo chilometro, c’è ancora tanto da camminare. Intanto la maggior parte dei nomi caldi sul mercato è diversamen­te giovane. Solo in Italia si considera baby un calciatore di 2425 anni. Donnarumma (19) e Cutrone (20) sono l’eccezione. Guarda caso giocano nel Milan, una squadra in ricostruzi­one. Per dire, anche la Germania campione del Mondo è fatta di diversamen­te giovani. Peccato che qualche uomo di Low che ha 25-26-27 anni sia già al terzo mondiale. Nella Bundesliga, come in Liga e sopratutto in Francia, spuntano come funghi diciottenn­i scatenati. E persino in Premier, nonostante l’invasione di stelle straniere. Questione anche di Dna e nidiate felici, certo. Questione di integrazio­ne e melting pot, sicuro. Ma anche di grande cura dei vivai, di voglia — e esigenza — di ri-costruire e, perché no, rischiare. Ora tocca a noi spingere sull’accelerato­re della strada intrapresa per tornare a vincere.

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GETTY Berardi, 23 anni, con Mbappè, 19, nel test con la Francia

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