Cuore Nicola «Gol promozione dopo 12 anni è ancora gioia»
●L’ex granata su twitter ricorda la prima scalata in A dell’era Cairo
Sono trascorsi dodici anni, ma per il popolo granata è come fosse accaduto ieri. Domenica 11 giugno 2006, il Toro che batte ai supplementari per 3-1 il Mantova nella finale di ritorno che vale la promozione in Serie A. I gol di Rosina, Muzzi e Nicola; poi la rimonta iniziata dal mantovano Poggi e non concretizzata per un soffio, quasi fuori tempo massimo, da Gasparetto. L’emozione infinita di una notte indimenticabile che portò sugli spalti del vecchio stadio Delle Alpi più di 60 mila spettatori. E poi i due artefici di quel miracolo sportivo in festa, il presidente granata Urbano Cairo portato in trionfo e il tecnico Gianni De Biasi a caricarselo sulle spalle e a correre nella bolgia fin sotto una curva Maratona impazzita di entusiasmo. Una festa infinita, iniziata allo stadio e proseguita poi nel centro cittadino; una festa che si sarebbe protratta fino al giorno dopo.
IL MESSAGGIO Ieri, a ricordare quell’evento che permise al primo Toro di Cairo di salire in Serie A e di conquistare una promozione indimenticabile, ecco il messaggio sui social di Davide Nicola, l’uomo che al 5’ del primo tempo supplementare si inerpicò sopra tutti in mezzo all’area per incornare in maniera imparabile l’angolo calciato da Rosina. I tifosi non lo hanno mai dimenticato, l’eroe di quella notte, vuoi per quel gol che valse una promozione, il decimo e ultimo di una carriera da difensore in Serie B, vuoi soprattutto per una passione granata mai sopita, condivisa con tutta la famiglia, originaria della Val Pellice, che lo seguiva sempre sugli spalti del Delle Alpi. «Voglio ricordarlo così, visto dalla curva, con i tifosi a esultare e noi con loro — ha scritto ieri su twitter Nicola — Sono passati dodici anni ma a rivederlo mi emoziono ancora». Il colpo di testa da bomber di un terzino che poi riprese a pedalare su e giù per l’Italia e che, proprio pedalando, un anno fa percorse tutta l’Italia dalla Calabria fino a casa sua per celebrare la salvezza del «suo» Crotone. E dove poteva chiudersi il suo lunghissimo Giro d’Italia di 1.524 chilometri? Al Filadelfia, manco a dirlo.