Aru è tornato in bici Tra esami, stop ai social e nuova preparazione
●Non twitta dal 21 maggio: Fabio ha scelto di isolarsi per ritrovare la serenità. E dai test sono emerse alcune intolleranze alimentari
È
il silenzio dell’analisi e dei pensieri, per la rinascita. Fabio Aru non twitta più dal 21 maggio, vigilia della crono di Trento al Giro d’Italia. Da allora, il campione sardo ha evitato di commentare o di pubblicare immagini. È sparito dai social, nell’era dei social (ultimo aggiornamento di facebook, il 28 maggio). Lui, amatissimo dai tifosi, nella fase più difficile della carriera dopo il ritiro nella tappa del Finestre. Fabio che sceglie volontariamente di isolarsi, di non farsi influenzare dagli incitamenti o dalle critiche. Di scaricare completamente a livello nervoso, di rilassarsi.
RIFLESSIONE Fabio Aru è tornato ieri in bicicletta a due settimane dalla corsa rosa. A Roma non è arrivato, ha visto in tv quel podio sul quale voleva esserci. Inutile, adesso, fare processi o trovare colpevoli. Ma questo momento così duro è servito molto, sia a lui, sia alla Uae-Emirates di Beppe Saronni, che riflette così: «In questi giorni c’è stata grande umiltà da parte di tutti. Non per difendere il proprio io, ma per capire dove si può migliorare. Fabio ci ha aiutato tanto, perché è stato il primo che si è messo in discussione, e senza difendere interessi personali. Fabio ha voluto capire».
Saronni non parla mai senza un significato preciso. Al Delfinato, la squadra è apparsa molto più compatta attorno al capitano (Daniel Martin), meno incerta che al Giro. Le vittorie di Kristoff a Gippingen e dello stesso Martin in Francia hanno aperto la fase centrale della stagione della squadra che ha ca- pitali degli Emirati Arabi. Saronni è abituato a convivere con la pressione, figuriamoci, lui che ha dovuto costruire la sua carriera da grandissimo nel ciclismo contro Francesco Moser. Beppe è sceso in campo direttamente. In queste due settimane ha messo attorno al tavolo più volte tutte le componenti del team: corridori, tecnici, medici, preparatori. «Inutile nasconderlo, c’è stato un mo- mento difficile, un attimo di smarrimento. Siamo stati tutti sotto pressione. Ma subito dopo c’è stata la volontà e la professionalità di mettersi in discussione, di mettere in discussione tutto». Fabio è rimasto sempre a casa, a Lugano, e in questi giorni ha concluso lo screening medico con una serie di esami, che hanno evidenziato alcune intolleranze alimentari: quanto abbiano inciso sul rendimento è difficile dirlo. In ogni caso, già al Giro 2015 era emersa l’intolleranza al glutine, che Aru aveva risolto.
CORSE Molto più importante è stato il confronto sul fronte preparazione: Fabio aveva avuto carta bianca dallo staff della squadra, con un suo allenatore personale (Paolo Tiralongo), ma nelle numerose riunioni tecniche si sono evidenziate alcune mancanze: la preparazione prima del Giro poteva essere fatta diversamente, con carichi di lavoro diversi e soprattutto con più corse e più giorni di gare. Il concetto è questo: «Correndo di più, ti alleni di più alle corse e ti abitui di più allo stress in corsa, per gestirlo meglio». Si capisce che adesso tutto verrà monitorato direttamente dalla struttura della squadra: il momento duro è servito per ricompattarsi.
Certo, questa è soltanto una prima fase, ma necessaria per impostare la seconda parte di stagione. All’inizio della prossima settimana, verrà fatto il punto tecnico. Aru non correrà l’Adriatica Ionica (20-24 giugno), ma le ipotesi sul rientro agonistico sono ancora tante. Il Tricolore, il Tour, piuttosto che Austria e Polonia verso il finale di stagione. In ogni caso, quelle mani che al via del Giro si allungavano verso di lui sono pronte ad abbracciarlo di nuovo.
LA CHIAVE Saronni: «Fabio ci ha aiutato tanto, perché è stato il primo che si è messo in discussione»
Sotto esame anche l’avvicinamento al Giro. A inizio settimana si farà il programma del rientro