La Gazzetta dello Sport

Difensore goleador, d.s., allenatore: l’ex Real è abituato a cambiare ruolo

●Figura chiave del «doblete» Euro e Mondiale, vice di Ancelotti, a novembre Hierro era tornato nello staff della Roja

- INVIATO A KRASNODAR f.m.r.

Edopo quattro Mondiali da giocatore, senza grande fortuna, Fernando Hierro si appresta a viverne uno come allenatore. Non se l’aspettava nessuno, nemmeno lui da tempo indeciso sulla carriera da abbracciar­e, direttore sportivo o allenatore.

SIMBOLO DEL MADRID Grandissim­o calciatore con alle spalle vittorie, gol, fasce di capitano e leadership in spogliatoi spesso galattici, Hierro, che in casa ha due fratelli che sono stati anche loro giocatori, Manolo e Antonio, dal 2007 balla tra i due ruoli. In campo è stato una leggenda: 14 anni e oltre 600 partite col Madrid (accompagna­te addirittur­a da 127 gol) con la conquista di 5 Liga e 3 Champions (tra le altre cose), 89 presenze in nazionale tra il 1989 e il 2002 con 29 reti: lui, difensore, capace di disimpegna­rsi in ogni zona del campo, è il 5° marcatore all-time della Roja dietro a David Villa, Raul, Torres e Silva. Questa sua capacità di disimpegna­rsi in ruoli diversi l’ha accompagna­to in campo e nella vita. «Ho fatto tante cose, sempre intorno al pallone», diceva ieri.

IL DIRIGENTE Una volta smesso, dopo il burrascoso addio al Madrid per contrasti con Florentino Perez, è stato in Qatar e ha chiuso al Bolton in Premier League, ha iniziato come d.s. e in questa veste ha vissuto da protagonis­ta la prima tappa dorata della Roja, quella che portò al doblete Europeo-Mondiale con Aragones e Del Bosque. Perfetto trait d’union tra federazion­e, tecnici e giocatori che conosceva perfettame­nte. Nel 2011 lasciò la nazionale per andare a lavorare al Malaga, sempre da dirigente. Un ritorno a casa, alle origini, esperienza senza grandi gioie.

L’ALLENATORE Quindi il cambio e il passaggio in panchina: nel 2014 Hierro viene chiamato al Madrid per sostituire Zidane, passato al Castilla, nel triumvirat­o della Real-panchina guidato da Carlo Ancelotti e completato dall’inglese Paul Clement. Le cose non vanno granché bene e a fine stagione Perez dà il benservito a tutti. Ancora un anno di riflession­e e Hierro come allenatore prova a camminare con le proprie gambe: gli affidano l’Oviedo, progetto ambizioso per puntare alla conquista della Liga. Campionato di Segunda chiuso all’ottavo posto, fuori dai playoff. Nuovo addio e nuovo cambio di mestiere: a novembre è stato richiamato in nazionale, nello stesso ruolo coperto dieci anni prima. Fino a ieri, quando ha messo via il vestito e la cravatta e si è messo la tuta per dirigere il suo primo allenament­o della Roja.

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AP Hierro e Raul nel 2002

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