La Gazzetta dello Sport

Ibra: «Senza di me non c’è Mondiale» C.t.: «Noi, grandi»

●Zlatan incrina la serenità della Svezia. Il tecnico: «Parliamo dei giocatori bravi che sono qui»

- P.f.a.

Zlatan Ibrahimovi­c andrà in Russia, almeno sui poster pubblicita­ri di una carta di credito: «Un Mondiale senza di me non è un Mondiale» è lo slogan che sembra molto più di uno spot, perché nasce da pensieri e parole di Ibra. «Il Mondiale è la più grande festa, ci sono tutti i giocatori migliori tranne il sottoscrit­to... Sarei dovuto essere lì, per tutto quello che ho vinto, ma non ci sono». L’ex attaccante di Juventus, Inter e Milan (oltre che Malmö, Ajax, Barcellona, Psg e Manchester United) aveva dato l’addio alla nazionale dopo l’Europeo. Ma la Svezia ha dimostrato di sapersi rifare un’identità anche senza il suo totem. L’Italia ne ha fatto le spese e passata la festa per la qualificaz­ione che mancava dal 2006, è iniziato il tormentone Ibra: torna? Non torna? Non lo vogliono? Questa sembra essere la causa principale del mancato riavvicina­mento. Non è mancato il balletto sulle telefonate: chi deve chiamare chi, Ibra il c.t. Andersson o viceversa?

CHIAMAMI La telefonata non c’è stata alla fine, Zlatan è sbarcato a Los Angeles dai Galaxy dei fratelli messicani Giovani e Jonathan dos Santos, che al Mondiale ci sarà, convinto anche che un rientro in campo immediato lo avrebbe favorito per il Mondiale. «Alla fine dobbiamo cominciare a parlare dei grandi giocatori che abbiamo in squadra, non di quelli che non ci sono» ha tagliato corto l’allenatore . E Ibra ha dato la colpa della mancata chiamata anche ai media: «Assicurano che senza di me è una squadra migliore. Forse vinceranno la coppa. Il fatto è che io non ho un cognome tipicament­e svedese». Non come Helander e Krafth (Bologna), Rohden (Crotone) e Hiljemark (Genoa), gli «italiani» in rosa.

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