E Pallotta che fa?
«Il club è estraneo Perciò se si tarda tornerò a Boston»
VENDERE? LO FAREI SOLO SE IL PROGETTO SI FERMASSE
JAMES PALLOTTA PRESIDENTE ROMA ● Il presidente: «Sono rattristato, ma mi aspetto che tutto vada avanti». L’iter però torna in salita
Quando il presente sconcerta, viene voglia di rifugiarsi nel passato. «Non giudicare gli altri finché non ti sei trovato al loro posto», recita il testo ebraico «Pirkei Avot», l’Etica dei Padri. Ebbene, di giudizi (più o meno strumentali) in queste ore si potrebbero riempire enciclopedie, ma l’onda lunga della vicenda stadio investe innanzitutto la Roma e i suoi tifosi. Per questo, oltre alla magistratura, ciò che conta è il pensiero di James Pallotta. Il presidente è stato il primo motore della vicenda stadio e ieri era comprensibilmente colpito dagli sviluppi giudiziari. Non è un caso che il 28 maggio 2017, nel giorno dell’addio al calcio di Totti, avesse affermato: «Lo stadio dovrebbe essere pronto nel 2020, altrimenti avrete un nuovo proprietario». E ora che succederà, visto che la sospensione dell’iter pare scontata?
IL VERTICE Pallotta per ora tiene la barra dritta, ma giustamente vuole capire la tempistica. D’altronde, nella «newco» che si occuperà del nuovo impianto e del «business park», non c’è solo lui ma anche altri soci, fra i quali un colosso da 44 miliardi di asset nel mondo come Starwood. Anche a loro bisognerà rispondere. «Siamo rattristati e costernati dalle notizie e dagli arresti – ha scritto ieri il presidente dopo aver incontrato il d.g. Baldissoni e inquadrato in toto la vicenda –. Come categoricamente affermato dalla Procura, la Roma non c’entra nulla. Inoltre, contrariamente a quanto riportato da alcuni, gli arresti non coinvolgono chi si occuperà della costruzione dello stadio e non hanno nulla a che vedere con la realizzazione dello stadio e del polo di intrattenimento circostante. Ora ci aspettiamo che il progetto venga portato avanti, senza significativi ritardi».
RISARCIMENTI D’altronde, di ritardi ce ne sono stati già tanti, basti pensare che nel dicembre del 2012 – al momento della firma dell’accordo tra Pallotta e Parnasi – l’allora Ceo Italo Zanzi diceva: «Lo stadio sarà pronto per il 2016-17». Una chimera, tant’è che nel marzo 2016 Pallotta affermava: «Stadio pronto nel 2021? Piuttosto mi sparo». Ma ad aprile scorso il presidente commentava amaro: «Per il nuovo impianto abbiamo già speso oltre 60 milioni». Detto che la Roma, vista la correttezza nella procedura per lo stadio, si aspetta che il Comune vada avanti, è logico che ci sia preoccupazione per ritardi, in grado di spingere Pallotta (che oggi lascerà la Capitale) a un disimpegno. «Vendere? Non l’ho mai detto. Solo in caso di ritardi, ma non vedo perché debbano esserci, visto che la Roma non ha fatto niente di male (infatti il titolo ha perso solo 0.57%, ndr). Certo, se il progetto si fermasse, allora dovrete venirmi a trovare a Boston. Però non capisco perché il progetto debba bloccarsi.. Tutti vogliono lo stadio. Ogni cosa doveva essere trasparente, il sindaco Raggi ha detto che sarebbe andato tutto o.k. e così è stato. Non dovremmo avere problemi. Parnasi? Non l’ho sentito. Non credo che abbia il cellulare in galera». Postilla: se l’iter si fermasse, il club potrebbe anche chiedere i danni, innanzitutto per rientrare dei 60 milioni già spesi. Una cosa comunque è certa: un Piano B è logico che esista, e non da ieri. D’altronde, è noto come nei giorni più bui, il presidente avesse dato dei mandati esplorativi sui mercati internazionali per cercare soci o acquirenti, senza contare che a cavallo tra il 2013 e il 2014 – benedetta da Unicredit – la trattativa per l’ingresso del magnate cinese Chen Feng era stata ad un passo dal concludersi. Detto che la Roma piace anche in Italia (Ferrero ne è l’esempio) Adesso i conti sono migliorati e l’uscita dalle procedure sanzionatorie del FFP lo dimostra (vedi più avanti). Ma nonostante i 323 milioni di plusvalenze generate tra il 2011 e il 2018 e una chiusura del prossimo bilancio con un «rosso» di 20 milioni, al 31 marzo l’indebitamento finanziario lordo ammontava a circa 270 milioni e nel prospetto finanziario della ricapitalizzazione di 120 milioni la stima del fabbisogno finanziario è di 143 milioni.
ALISSON & CO Certo, sarebbe sbagliato unire meccanicamente la vicenda col mercato. Certo è però che, se il Real Madrid – come si dice in Spagna – aumentasse la pressione su Alisson (l’offerta sarebbe intorno ai 55 milioni, la richiesta invece di 70) così come l’Inter su Nainggolan, certe trattative potrebbero svilupparsi. Cedere il club, però, sarebbe tutt’altra storia, anche se l’«appeal» del marchio Roma in questi anni è cresciuto sia in Cina che nel Medio Oriente, e la recente sponsorizzazione con la Qatar Airways lo dimostra. Non è un caso che tre giorni fa alla »Gazzetta» Turki Alalshik, ministro dello Sport dell’Arabia Saudita abbia detto: «La Roma è sempre stata nel mio cuore. Mi interessa acquistare un club n Europa. Chissà che un giorno...». Impressioni? Pallotta non ha fretta, ma il futuro è tutto da scrivere.
>In passato c’erano state forme d’interesse da gruppi esteri per la proprietà
Il parco giocatori è >di grande appeal Dal Real 55 milioni per Alisson, ma la Roma ne vuole 70
60
LA SPESA i milioni che il club giallorosso ha già investito in questo progetto. Ipotesi richiesta di danni PRESIDENTE ROMA
COSTRUIREMO LO STADIO PERCHÉ TUTTI LO VOGLIONO
JAMES PALLOTTA