Match ball Milano Super Goudelock stoppa Trento Olimpia sul 3-2
●La guardia salva su Sutton all’ultimo secondo e domani in Trentino l’Olimpia può vincere il 28° titolo Finale da film: Shields fa il fenomeno, riprende la squadra di Pianigiani, ma un suo fallo dà all’EA7 i tiri della vittoria
Curtis Jerrells si trova con la palla tra le mani e una manciata di secondi sul cronometro. Capisce che deve cogliere l’attimo, di quelli che ti capitano una volta nella vita. Anzi, due se sei lui, visto che fu proprio un suo canestro che decise gara-6 nel 2014 a Siena, spianando la strada al primo scudetto dell’era Armani a 18 anni dall’ultimo. Repetita iuvant. Si infila come una biscia nella selva di mani trentine e porta a casa due liberi a 6 miseri secondi dalla sirena. Li mette con la freddezza di un killer spietato. Tre a due Milano e doppio match point per il 28° scudetto Olimpia.
ISTANTI Quasi, però, non bastava. perché sulla rimessa Gutierrez si faceva tutto il campo in palleggio e pescava Sutton in area. Dicono che quando stai per morire in quei pochi istanti che ti restano ti passi davanti tutta la tua esistenza. Lo stesso deve essere accaduto all’Olimpia e ai suoi tifosi. Goudelock però ci metteva la manina dorata, quel tanto che bastava per fare spegnere sul ferro il pallone dei sogni dell’Aquila. «Non abbiamo fatto ancora nulla, peccato non aver difeso al top, ma serviva solo vincere. Trento non si arrende mai, lì sarà una battaglia». Sono le parole di Mindaugas Kuzminskas, migliore in campo, capace di lasciarsi alle spalle la disastrosa gara-4 di Trento. Ha ragione, perché ancora una volta la Dolomiti non ha mollato di un centimetro.
LEZIONE Stavolta Milano ha capito la lezione, impattando la partita come avrebbe dovuto fare anche nelle due in trasferta, mettendoci il fisico, attaccando il canestro (ed ecco che – ovviamente – sono arrivati 27 liberi, cifra che difficilmente puoi toccare se tiri solo da fuori), togliendo ossigeno a Trento e volando via con un primo quarto che ha rasentato la perfezione, come testimoniavano le cifre: 31 punti con 10/14 su azione, 7 assist e 2 sole palle perse. Sembrava poter essere tutto semplice, come in gara-1. Invece l’Aquila ha cambiato nettamente registro nei secondi 10’, bilanciando maggiormente l’attacco (nel primo quarto aveva tirato 10 volte a due e 9 da tre, non la sua pallacanestro), difendendo come sempre alla morte, e piazzando un break di 16-4 che le permetteva di mettere il naso avanti (37-38). Lo spauracchio di un clamoroso flop sembrava materializzarsi quando Shields e Sutton in avvio di ripresa davano il massimo vantaggio all’Aquila sul 50-56, ma la reazione EA7 era immediata. Come sempre, però, Trento dava la sensazione di poter piazzare la fiammata decisiva. Che infatti arrivava con un indemoniato Shields: 17 punti in 4 minuti scarsi, uno spettacolo da far spellare le mani, non fosse che il pubblico di casa vedeva invece i fantasmi. La sua tripla a 16” dalla fine che dava il +1 a Trento poteva essere quella dello scudetto, o quasi. Invece...
LIVELLI «Abbiamo fatto la partita che volevamo, restare in corsa sino alla fine e giocarcela per vincere al Forum – dice il coach trentino Maurizio Buscaglia, per nulla rassegnato –. Impresa sfiorata, peccato non aver gestito bene il nostro momento migliore, sul + 6 siamo stati poco riflessivi. Ora vogliamo ripeterci su questi livelli». Simone Pianigiani si gode il 3-2: «Grande qualità e cose positive, a cominciare dalla ritrovata capacità di prendere in mano redini e ritmo della sfida. Poi abbiamo concesso qualche contropiede e canestri facili di troppo. Bravi i ragazzi a superare bene il momento difficile nel terzo periodo e mantenendo i nervi saldi nel finale». Un anno fa era toccato a Bramos infrangere i sogni di Trento, stavolta è toccato a Jerrells. Ma attenti a credere che sia finita. Con l’Aquila non lo è mai, sino all’ultima sirena.