Roma scandalo stadio. Pallotta minaccia di tornare negli Usa
● Il costruttore Parnasi e i collaboratori in carcere: tangenti e posti di lavoro in cambio di facilitazioni. Lanzalone, Civita e Palozzi: domiciliari
Comprare pezzi importanti di politica e di burocrazia per superare qualsiasi ostacolo nel viaggio del progetto stadio della Roma. Con questa accusa è finito in carcere ieri mattina l’imprenditore Luca Parnasi, titolare della società Eurnova, che avrebbe dovuto costruire il «sogno» di cui fino a martedì sera parlava la sindaca di Roma, Virginia Raggi, non indagata e fuori dall’inchiesta condotta dal procuratore aggiunto Paolo Ielo e dal sostituto Barbara Zuin. Inchiesta dal nome fra l’ambiguo e il beneaugurante: «Operazione Rinascimento». Con Parnasi, sono stati arrestati alcuni dei suoi più stretti collaboratori, che devono rispondere di associazione a delinquere finalizzata alla commissione di condotte corruttive. Ai domiciliari per concorso in corruzione invece il vice presidente del Consiglio regionale Adriano Palozzi (FI), l’ex assessore regionale Michele Civita (Pd) e Luca Lanzalone, uomo chiave dell’establishment a cinque stelle, considerato dalla Procura «garante di fatto» del progetto per il Campidoglio e ora presidente di Acea. Fra i 16 indagati ci sono il capogruppo M5S Paolo Ferrara (che si è autosospeso), due candidati dello stesso movimento alle elezioni politiche, e il consigliere comunale di FI Davide Bordoni.
ANNI 80 Possibile che non sia cambiato niente in questi anni? Per i pm la risposta è no. Parnasi agisce in stile anni 80, come rivela uno dei suoi collaboratori. La sua dolce vita – «uffici e caffè» nella zona di via Veneto – è «l’investimento sulla politica». «Spenderò qualche soldo nelle elezioni. Ed è un investimento che devo fare, molto moderato rispetto a quanto facevo in passato quando ho speso cifre...che manco te le racconto». Altro meccanismo non certo nuovo: provare ad essere trasversali. Nessuna «opzione specifica», gli esponenti politici «sono tutti beneficiari. Io c’ho una lista di tutti i partiti...». VIA GLI OSTACOLI Nel caso dell’affare stadio della Roma – il comportamento del club è fuori da ogni contestazione – il tentativo è sventare i pericoli di allungamento dell’iter, cercando di avere a ogni «stazione» del viaggio il punto di riferimento giusto. Come quando bisogna gestire la contrarietà della Sovrintendenza per la demolizione della tribuna dell’ippodromo disegnata da Lafuente. Le dinamiche sono svariate: alle mazzette di una volta si sostituiscono consulenze indirette, pagamenti per prestazioni mai effettuate o posti di lavoro da procurare. FLAMINIO E BASKET Parnasi esulta quando trova quello che per i pm è la «chiave» per aprire il rapporto con i 5 Stelle, Luca Lanzalone, il «mister Wolf» (parole di Parnasi) con cui immagina di andare oltre lo stadio della Roma, parla del basket alla Fiera di Roma, del «Palaflaminio» (?!) per il rugby. Secondo i pm, questa complicità si sarebbe concretizzata, sempre in forma indiretta – consulenze varie per il suo studio legale – per complessivi centomila euro. E questo modello, secondo gli inquirenti, Parnasi voleva esportarlo a Milano, per lo stadio rossonero. Mentre, scrivono i pm, stava per definire la vendita dei terreni destinati al nuovo stadio della Roma a 200 milioni di euro (dopo averli comprati a 42). Un allargarsi, si direbbe a Roma, con cui Parnasi interpreta pure il quadro politico in divenire: «In questo momento con i 5 Stelle abbiamo una forte credibilità e c’è il rischio che questi facciano il Governo, magari con Matteo Salvini insieme...e quindi noi possiamo avere un grande rapporto!». Millantatore o spregiudicato giocatore di poker sui tavoli della politica? Nelle carte dell’ordinanza, senza però dare un rilievo penale alla vicenda, compare anche un finanziamento di 250mila euro che Parnasi avrebbe dato nel 2015 a «Più voci», associazione vicina alla Lega. «Non è stata fatta per Salvini, ma per
creare un sistema di imprenditori», dice Parnasi intercettato. Lo stesso Salvini spezza una (mezza) lancia nei suoi confronti: «Chi stava lavorando alla costruzione dello stadio della Roma lo conosco ed è una persona per bene, ma non si conosce mai fino in fondo la gente, spero dimostri la sua innocenza».
E ORA? La giornata si conclude con un vertice in Campidoglio che cerca di provare a disegnare una nuova, complicata road map per il nuovo stadio. La prima reazione della Raggi in mattinata era stata: «Chi ha sbagliato pagherà». Ora la Sindaca è indecisa se sospendere l’iter o andare avanti nonostante manchi all’appello un proponente (che sarà sostituito da un commissario nominato dal Tribunale). Ma il «sogno», c’è poco da fare, da vicino è diventato davvero molto lontano.