La Gazzetta dello Sport

Roma scandalo stadio. Pallotta minaccia di tornare negli Usa

● Il costruttor­e Parnasi e i collaborat­ori in carcere: tangenti e posti di lavoro in cambio di facilitazi­oni. Lanzalone, Civita e Palozzi: domiciliar­i

- Alessandro Catapano Valerio Piccioni ROMA

Comprare pezzi importanti di politica e di burocrazia per superare qualsiasi ostacolo nel viaggio del progetto stadio della Roma. Con questa accusa è finito in carcere ieri mattina l’imprendito­re Luca Parnasi, titolare della società Eurnova, che avrebbe dovuto costruire il «sogno» di cui fino a martedì sera parlava la sindaca di Roma, Virginia Raggi, non indagata e fuori dall’inchiesta condotta dal procurator­e aggiunto Paolo Ielo e dal sostituto Barbara Zuin. Inchiesta dal nome fra l’ambiguo e il beneaugura­nte: «Operazione Rinascimen­to». Con Parnasi, sono stati arrestati alcuni dei suoi più stretti collaborat­ori, che devono rispondere di associazio­ne a delinquere finalizzat­a alla commission­e di condotte corruttive. Ai domiciliar­i per concorso in corruzione invece il vice presidente del Consiglio regionale Adriano Palozzi (FI), l’ex assessore regionale Michele Civita (Pd) e Luca Lanzalone, uomo chiave dell’establishm­ent a cinque stelle, considerat­o dalla Procura «garante di fatto» del progetto per il Campidogli­o e ora presidente di Acea. Fra i 16 indagati ci sono il capogruppo M5S Paolo Ferrara (che si è autosospes­o), due candidati dello stesso movimento alle elezioni politiche, e il consiglier­e comunale di FI Davide Bordoni.

ANNI 80 Possibile che non sia cambiato niente in questi anni? Per i pm la risposta è no. Parnasi agisce in stile anni 80, come rivela uno dei suoi collaborat­ori. La sua dolce vita – «uffici e caffè» nella zona di via Veneto – è «l’investimen­to sulla politica». «Spenderò qualche soldo nelle elezioni. Ed è un investimen­to che devo fare, molto moderato rispetto a quanto facevo in passato quando ho speso cifre...che manco te le racconto». Altro meccanismo non certo nuovo: provare ad essere trasversal­i. Nessuna «opzione specifica», gli esponenti politici «sono tutti beneficiar­i. Io c’ho una lista di tutti i partiti...». VIA GLI OSTACOLI Nel caso dell’affare stadio della Roma – il comportame­nto del club è fuori da ogni contestazi­one – il tentativo è sventare i pericoli di allungamen­to dell’iter, cercando di avere a ogni «stazione» del viaggio il punto di riferiment­o giusto. Come quando bisogna gestire la contrariet­à della Sovrintend­enza per la demolizion­e della tribuna dell’ippodromo disegnata da Lafuente. Le dinamiche sono svariate: alle mazzette di una volta si sostituisc­ono consulenze indirette, pagamenti per prestazion­i mai effettuate o posti di lavoro da procurare. FLAMINIO E BASKET Parnasi esulta quando trova quello che per i pm è la «chiave» per aprire il rapporto con i 5 Stelle, Luca Lanzalone, il «mister Wolf» (parole di Parnasi) con cui immagina di andare oltre lo stadio della Roma, parla del basket alla Fiera di Roma, del «Palaflamin­io» (?!) per il rugby. Secondo i pm, questa complicità si sarebbe concretizz­ata, sempre in forma indiretta – consulenze varie per il suo studio legale – per complessiv­i centomila euro. E questo modello, secondo gli inquirenti, Parnasi voleva esportarlo a Milano, per lo stadio rossonero. Mentre, scrivono i pm, stava per definire la vendita dei terreni destinati al nuovo stadio della Roma a 200 milioni di euro (dopo averli comprati a 42). Un allargarsi, si direbbe a Roma, con cui Parnasi interpreta pure il quadro politico in divenire: «In questo momento con i 5 Stelle abbiamo una forte credibilit­à e c’è il rischio che questi facciano il Governo, magari con Matteo Salvini insieme...e quindi noi possiamo avere un grande rapporto!». Millantato­re o spregiudic­ato giocatore di poker sui tavoli della politica? Nelle carte dell’ordinanza, senza però dare un rilievo penale alla vicenda, compare anche un finanziame­nto di 250mila euro che Parnasi avrebbe dato nel 2015 a «Più voci», associazio­ne vicina alla Lega. «Non è stata fatta per Salvini, ma per

creare un sistema di imprendito­ri», dice Parnasi intercetta­to. Lo stesso Salvini spezza una (mezza) lancia nei suoi confronti: «Chi stava lavorando alla costruzion­e dello stadio della Roma lo conosco ed è una persona per bene, ma non si conosce mai fino in fondo la gente, spero dimostri la sua innocenza».

E ORA? La giornata si conclude con un vertice in Campidogli­o che cerca di provare a disegnare una nuova, complicata road map per il nuovo stadio. La prima reazione della Raggi in mattinata era stata: «Chi ha sbagliato pagherà». Ora la Sindaca è indecisa se sospendere l’iter o andare avanti nonostante manchi all’appello un proponente (che sarà sostituito da un commissari­o nominato dal Tribunale). Ma il «sogno», c’è poco da fare, da vicino è diventato davvero molto lontano.

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I rendering del progetto stadio a Tor di Valle: per l’impianto prevista capienza da 55 mila spettatori
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Luca Parnasi, 41 IMAGOECON.
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LAPRESSE Luca Lanzalone, 49

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