Da Farina a Leclerc: l’Alfa torna dove tutto cominciò
●Nel 1950 il Biscione trionfò a Silverstone nel primo gran premio iridato della storia Oggi cresce con Vasseur, Resta e Furbatto
L’immagine di Nino Farina al volante della sua Alfetta campeggia sulle scale del grande complesso dei box: era il 15 aprile 1950 e Silverstone quel giorno ospitava la prima gara del campionato del mondo di F.1. Vinse il pilota torinese, cugino del carrozziere Pinin, e quello fu l’unico successo iridato del Biscione su questo tracciato. Da allora solo un altro lampo, ma a Brands Hatch, quando il 16 luglio 1978 le Brabham spinte dal 12 cilindri Alfa di Niki Lauda e John Watson terminarono alle spalle della Ferrari di Carlos Reutemann. Ora il Biscione torna dove tutto è iniziato, seppur in maniera simbolica sulle fiancate di una Sauber che cresce, gara dopo gara, insieme a Charles Leclerc, erede designato di Kimi Raikkonen. L’inizio è stato positivo con il monegasco, a punti nelle ultime tre corse, 10° nelle libere. «Quello che è successo qui tanti anni fa me lo ha raccontato la squadra — ammette con candore Charles —. Sarebbe bello festeggiare con altri punti, ma questa è una pista ostica per noi». MOSSE «Di certo non possiamo vincere», scherza Frederic Vasseur, l’uomo della rinascita, che sinora ha azzeccato tutte le mosse: rompere con la Honda, stringere il legame con la Ferrari e Sergio Marchionne (convalescente per una operazione alla spalla), sfociato nel matrimonio con l’Alfa, irrobustire il team che ha una forte componente italiana. Due nomi su tutti: Luca Furbatto, che si sta occupando del progetto 2019, e il neo arrivato Simone Resta, papà della Ferrari SF71H. «Puntare sul motore Ferrari di ultima generazione — spiega il team principal — è stata la mossa giusta per riemergere. Ci vorrà tempo, ma intanto quando la domenica fai risultato, lunedì ti presenti in fabbrica ancora più motivato: faticavamo a entrare in Q2, ora ci siamo sempre; abbiamo iniziato ad andare a punti stabilmente, l’ultima volta con due macchine. Dal Canada in poi abbiamo introdotto novità che hanno sempre funzionato». E poi Leclerc, che dopo un avvio difficile, ha preso confidenza con la F.1. «La svolta è stata Baku (dove è finito 6°; n.d.r.), prima sbagliavo perfino a chiedere le regolazioni della macchina», dice Charles. «Comprensibile — aggiunge Vasseur —. Ci vuole tempo per abituarsi alla F.1, bisogna imparare i tracciati e gestire le gomme». Sedici punti sinora, contro i 5 del 2017, e la possibilità di contendere a Toro Rosso l’8° posto tra i costruttori. «Ma per noi è già tempo — avverte Vasseur — di pensare al 2019».