La Gazzetta dello Sport

Perisic-Mandzukic boom Gli «italiani» sono decisivi

●E’ Ivan a dare la scossa: «Potevo solo sognare una notte così» Mario esulta: «Sembra incredibil­e... Abbiamo un grande cuore »

- Valerio Clari INVIATO A MOSCA

Leonardo Perisic ne fa almeno quattro, di gol. E tutti accolti da un boato della curva. La partita è finita da ormai un ventina di minuti, ma la festa croata no. Cinque o sei bambini, rigorosame­nte in maglia a scacchi, giocano al Luzhniki: il piccolo Vida, a piedi nudi, è il più inquadrato, il piccolo Perisic è quello che vuole bucare di più la rete, la sorella Manuela rincorre. Ivan, che aveva accolto il triplice fischio sedendosi sfinito, fra crampi e muscoli che tirano, li rincorre ancora. Non vogliono smettere, ci vorrebbe una faccia «brutta» di Mandzukic, ma Mario ha appena spostato la sua festa dal campo allo spogliatoi­o. Lui, al 120’ era corso a abbracciar­e Modric.

ITALIANI Luka ride e festeggia: sono gli «italiani» a portarlo in finale. E a portare tutta la Croazia al risultato storico. È la settimana del riscatto della Serie A: prima l’approdo del marziano, poi le firme sulla semifinale, quella che dirotta il «football». Non va più «home», va a Zagabria. Non c’è solo Cristiano Ronaldo, al mondo: ci sono anche Perisic, prossimo rivale, e Mandzukic, prossima spalla. Non ci sarà l’Inghilterr­a, contro la Francia, ma un Paese da 4 milioni di abitanti: non avevano fatto i conti con Ivan. È lui a dare la scossa, è lui che capisce che Walker non lo può tenere in nessuna situazione: lo anticipa sul cross di Vrsaljko (azione che rivedremo a San Siro?), lo attacca, si dispera per il palo, manca un pallonetto. Nel frattempo continua a correre, avanti e indietro. Quando Perisic è questo, è uno dei migliori lo mondo. Lo sanno bene all’Inter, dove infatti si infuriano Mario Mandzukic. Lui non si è mi arreso in vita sua: ha perso, sì, anche partite importanti, anche finali in cui aveva segnato gol memorabili (Cardiff). Ma sempre col coltello fra i denti. «È incredibil­e, non penso che siamo consapevol­i di quello che è appena successo. Non è un miracolo, abbiamo realizzato qualcosa che solo i grandi giocatori possono realizzare. Abbiamo giocato con il cuore e tutti ci sostengono». Alla fine del primo supplement­are va in allungo su una palla che altri avrebbero giudicato irraggiung­ibile: Pickford fa l’impossibil­e. Poco dopo, sotto la sua curva, quel diagonale non può proprio sbagliarlo. L’esultanza è distruttiv­a, un fotografo viene travolto. Si fa festa con Ivan e con Brozovic, un altro che ha portato il suo bel mattoncino “italiano” al questa finale.

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L’esultanza di Ivan Perišić, 29 anni, dopo il gol del pareggio GETTY
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