La Gazzetta dello Sport

●Nella terra dei giganti del Tour, l’arrivo è puro show: decima tappa per l’iridato, Nibali 10°, unico big a provarci. E oggi il Muro di Bretagna

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di Zakarin (più avanti è stato «spettacola­re» il capitombol­o di Gesbert). Nell’incidente di Kiserlovsk­i se l’è vista brutta Gianni Moscon, che è andato per fortuna a finire su una balla di fieno: «Ma poi ha sbandato una moto e per poco non mi è finita addosso, altrimenti mi sarei spaccato una gamba». Anche la cronaca extra-corsa offre sempre spunti: la frase poi smentita «Nairo Quintana è il nostro leader» del d.s. Movistar Arrieta non ha fatto impazzire di gioia Mikel Landa, mentre in tema di atmosfera attorno a Sky ieri alla partenza Luke Rowe ha visto un tifoso con in mano un cartello «Sky go home» e glielo ha fatto sparire. Più per scherzo che per altro, a quanto sembra.

SERA Ma quando a sera tiri le somme sono due le immagini che restano: la prima è il sorriso larghissim­o di Peter Sagan, uno spot pubblicita­rio perenne per la bicicletta. Ieri è andato nel dopo-tappa alla television­e francese, raccoglien­do il pieno di elogi. E la lucidità estrema di Nibali nel finale, in cui della Bahrain-Merida è riuscito a rimanere davanti anche Domenico Pozzovivo. Il compagno Sonny Colbrelli sintetizza bene la prova del suo capitano: «Vincenzo è bravissimo a limare, ci riesce come pochi. In situazione così Froome avrebbe bisogno della squadra, a lui basta un compagno, o si arrangia da solo». Tre anni fa, quando perse quei (pochi) secondi sul Mur de Bretagne, Enzo ci rimase malissimo. Orgoglio ferito del campione. Oggi cercherà di scrivere un’altra storia.

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