UN ULTIMO SFORZO PER LA CHAMPIONS
Altissima la febbre dei tifosi. Vendute 37mila tessere: è sold out
Ritrovare la Champions dopo sei anni e fra un mese e mezzo riscoprirsi a viverla con un po’ di ansia: per l’Inter sarebbe come avere un capo di lusso stradesiderato e accorgersi di non sapere bene cosa farsene, come abbinarlo con il resto della cabina armadio.
Eil Tour continua a parlare inglese, questa volta con accento gallese. I Pirenei, non illustrati al meglio (più traguardi in discesa che in vetta...), sono finiti e Geraint Thomas, 32 anni, ha in tasca la maglia gialla. Oggi nella crono nervosa di Espelette può difendere un patrimonio di oltre due minuti dagli ultimi attacchi di Tom Dumoulin, Primoz Roglic e Chris Froome. Ma la logica sorprendente di queste ultime tre settimane ci dice che Thomas va così forte che potrebbe anche vincere (se non si limiterà a controllare) la crono e per i tre inseguitori la gara servirà per definire le altre posizioni sul podio.
Uno scenario che sorprende ma non stupisce perché Geraint Thomas è stato il più forte. Il gallese è l’ultimo rappresentante di una scuola che fa tendenza. Come Wiggins e in qualche modo Froome, Thomas è l’evoluzione darwiniana di un passista, dal grande motore, che togliendo peso e lavorando ossessivamente sul rapporto agilità-potenza riesce a reggere il passo con gli scalatori puri.
Questo Tour de France ne è l’ennesima prova. Quintana, solo grimpeur superstite, è riuscito soltanto a vincere una bella tappa a Saint Lary Soulan, nell’unico arrivo in quota dei Pirenei. Ieri è però naufragato anche per le conseguenze della caduta di giovedì. E così nei primi quattro posti della classifica generale ci sono specialisti dell’inseguimento su pista o delle cronometro. Che Froome e Dumoulin sapessero anche arrampicarsi lo sapevamo già. Al club si aggiungono ora anche Roglic (gran numero ieri) e soprattutto Geraint Thomas. Mister «G», come lo chiamano in Sky, aveva già vinto 5 Tour da gregario; uno con Wiggins e 4 con Froome. Nella sua carriera spiccano due ori olimpici (Pechino 2008 e Londra 2012) e tre titoli mondiali con il quartetto dell’inseguimento a squadre. Thomas sa divorare i 4 chilometri su pista ad oltre 60 chilometri all’ora, ma sa anche vincere a La Rosiere e all’Alpe d’Huez, i due tapponi alpini che hanno deciso questo Tour.
Ci resta soltanto il rammarico di non aver potuto vedere come sarebbe andata a finire con Vincenzo Nibali in gara. Prima di essere buttato giù, Nibali era in corsa per vincere sull’Alpe d’Huez e in qualche modo si sarebbe inventato qualcosa sui Pirenei. Non è un caso che soltanto Vincenzo (nel 2014) sia riuscito a vincere una maglia gialla nell’era dello strapotere Sky.
Questo Tour lo vince anche Sagan. Peter è così acciaccato per le cadute che non riesce nemmeno a camminare, ma in bici si trasforma e va oltre ogni limite di sopportazione del dolore. Ieri è riuscito, eroicamente, a concludere entro il tempo massimo. E’ come se avesse dovuto conquistare due volte la sua maglia verde