Petagna-day: «Spal nel cuore grazie al nonno Qui farò più gol»
●L’ex atalantino è nipote di Francesco, allenatore a Ferrara negli anni Sessanta C’è anche Djourou: «La A era un obiettivo»
Alla vigilia della partenza per il ritiro di Auronzo dove oggi (ore 17) la Spal affronterà la Lazio, spazio nelle sale d’onore del Castello Estense alla presentazione dei due pezzi pregiati del mercato della società ferrarese: Andrea Petagna e Johan Djourou. Impegno importante per la proprietà del club emiliano, che, mai nella sua storia, aveva investito così tanto. «Per noi è una grande soddisfazione. Aver portato alla Spal — ha affermato il patron Simone Colombarini — due giocatori di questo livello significa infatti che la nostra società sta acquisendo grande credibilità in Italia e all’estero». Sensazioni che trovano conferma nelle parole dell’attaccante arrivato dall’Atalanta. «Ho impiegato meno di 24 ore — ha puntualizzato Petagna — dopo che il d.s. Vagnati mi aveva illustrato i programmi, a dare mandato al mio procuratore di chiudere la trattativa. Sotto sotto ero tifoso della Spal sin da piccolo, quando mio nonno Francesco mi raccontava con grande entusiasmo dei suoi trascorsi sulla panchina che ora è di Semplici. Ho già avuto modo di apprezzare l’allenatore, così come il calore dei tifosi, che mi hanno impressionato nella sfida della scorsa stagione quando ero in campo da avversario». Un progetto personale. «Vorrei segnare qualche gol in più — conclude Petagna — Può essere l’occasione giusta, anche perché potrei giocare in una posizione più centrale e più vicina alla porta rispetto alle stagioni precedenti».
SCUOLA WENGER
Da chi i gol deve segnarli a chi invece ha il compito di evitarli. «Sono qui per portare la mia esperienza al servizio della squadra — ha precisa- to Djourou, nazionale svizzero, reduce dal suo quarto mondiale, con un perfetto inglese affinato nelle otto stagioni in Premier, cui hanno fatto seguito le quattro in Bundesliga, tra Hannover e Amburgo, prima dell’esperienza con i turchi dell’Antalyaspor. «Devo tanto a Wenger che mi ha portato, quando avevo sedici anni, dalla Svizzera all’Arsenal, dove ho conosciuto giocatori grandissimi anche come uomini, come Campbel, Henry e Vieira. Determinanti nella mia crescita: nei comportamenti, come nell’impegno in iniziative benefiche». Ora l’esperienza italiana. «Ho sempre sperato di poter avere questa opportunità, anche perché sin da bambino sono tifoso del Milan». Djourou leader della difesa? «Sono a disposizione dell’allenatore che è stato importante nella mia scelta — spiega il 31enne di orgini ivoriane — Abbiamo parlato pure di moduli. Io ho giocato soprattutto in una difesa a quattro, ma anche quando sono stato impiegato in squadre con i tre centrali, come dovrebbe essere alla Spal, mi sono sempre trovato a mio agio. Sono ambidestro e pertanto penso di poter garantire un buon contributo in tutte le posizioni del reparto arretrato».