La Gazzetta dello Sport

VOLANO I TRENINI ITALIANI QUARTETTO-VIVIANI DA ORO E LE RAGAZZE SONO SECONDE

Ciclismo: Europei su pista a Glasgow

- L’ANALISI di LUCA GIALANELLA email: lgialanell­a@rcs.it

Ripartiamo dal top, a caccia del mondo e dei cinque cerchi olimpici. L’Italia dei quartetti dell’inseguimen­to a squadre ormai è una realtà concreta. Come più di vent’anni fa, quando quel 4’00”958 di Manchester 1996, sotto la gestione del c.t. Sandro Callari, valse l’oro mondiale e il nuovo record del mondo. Anche il competente pubblico scozzese di Glasgow, nel velodromo intitolato a Sir Chris Hoy, la gloria nazionale, si è alzato in piedi per applaudire gli azzurri. Il quartetto maschile di Ganna, Bertazzo e Lamon ha ritrovato dopo due anni Elia Viviani, il pioniere, l’uomo che ha aperto le acque della nuova era della pista azzurra, e l’olimpionic­o di Rio 2016 l’ha trascinato al miglior tempo di qualificaz­ione: 3’56”559 vuol dire molto. E la sfida con la Gran Bretagna (quarta a sorpresa, con una squadra molto rinnovata) in semifinale, anziché in finale come ci si aspettava, diventa subito un banco di prova molto significat­ivo del nuovo ciclo olimpico verso Tokyo 2020. Abbiamo 2” di vantaggio.

Le Dino’s girls, le ragazze d’oro del c.t. Dino Salvoldi (il tecnico più vincente dello sport italiano, con più di 210 medaglie), si presentano con il secondo miglior tempo alle spalle dell’inarrivabi­le Gran Bretagna. L’Italia consacra una volta di più la linea verde delle superstell­e Letizia Paternoste­r (19 anni) ed Elisa Balsamo (20 anni), ed è stato molto convincent­e anche l’ingresso di Marta Cavalli; l’esperta Silvia Valsecchi resta una certezza. Le prestazion­i dei quartetti sono l’indice dello stato di salute di un movimento, e chiudere la prima giornata degli Europei con il primo e il secondo tempo è la prova di quali migliorame­nti abbiamo fatto negli ultimi cinque anni. Però sui risultati incide, e si è visto con qualche sbandament­o di troppo e allineamen­ti da rifinire, la mancanza di prove sulla pista di Montichiar­i, l’anello di casa, dove gli azzurri possono pedalare a occhi chiusi. Fiorenzuol­a e il Vigorelli sono serviti, ma nulla può sostituire quegli allenament­i di pura tecnica che portano verso la perfezione. Facciamo presto, tutti insieme, per riaprire la porta di casa.

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