La Gazzetta dello Sport

Juric «RONALDO È GOL MODRIC È ARTE L’ANTI JUVE? IO DICO INTER»

- di ANDREA ELEFANTE

Ha perfino smesso di fumare. Definitiva­mente, dice. Dal 5 novembre - giorno dell’esonero dal Genoa - a oggi, quello di Ivan Juric è stato un lungo cammino: di espiazione, verrebbe da dire, vista la feroce (per come siamo abituati) autocritic­a che fa. Diciamo di risintoniz­zazione, e non per via del suo viscerale rapporto con la musica. Soprattutt­o metal, ma anche elettronic­a: ecco, oggi Juric è un uomo elettrico. E pronto a rientrare nel giro: non per forza più forte, forse diverso. Il giusto: quanto basta.

Torniamo a quella sconfitta nel derby e a Preziosi che dà il Genoa a Ballardini.

«Zero scuse, dunque zero rancori: me la sono presa solo con me stesso. Grande delusione personale: per la prima volta non sono riuscito a fare bene come pensavo».

E come se l’è spiegato?

«Era una buona squadra e ha dato tutto, ma ero convinto che certi giocatori potessero essere adatti al calcio che avevo in testa, e invece non era così. Quando l’ho capito potevo sterzare, cambiare strada: invece sono rimasto su quella».

Da allora ha avuto proposte per tornare in panchina?

«Dall’estero, ma sono più stimolato a lavorare in Italia».

Ora in Serie A potrebbe allenare e si è parlato di interessam­enti di Crotone, Benevento, Cagliari: corretto?

«Diciamo più o meno, ma non è successo: non sentivo il progetto, oppure al dunque sono stati preferiti altri allenatori».

Depresso o carico?

«Voglioso. Questi mesi sono stati una scuola dura, ma fantastica: mi servirà. Quando tutto va bene hai meno tempo per fare le analisi approfondi­te che mi sono potuto concedere in questi mesi».

Anche vedendo calcio in modo più distaccato?

«Sì ma il Mondiale ha offerto poco da vedere: la Croazia, un po’ di Belgio, l’Inghilterr­a a sprazzi, il Perù. Un Mondiale povero, con nessuna novità tattica. Esasperand­o il concetto, il calcio del non saper cosa fare: e allora ti metti dietro, blocchi due linee, aspetti gli errori avversari e riparti. La Francia ha vinto, ma non ho trovato il suo calcio interessan­te».

Per questo la Croazia ha «rischiato» di vincerlo?

«No: perché era arrivato il momento. Basta vedere che giocatori avevamo e dove giocano: l’«italianità» è stata determinan­te per far crescere una squadra diventata compatta, tosta, competitiv­a, capace di fare pochi errori e di giocare per il risultato. Il paradosso è che ha mostrato il suo miglior calcio in finale, e l’ha persa. Perché è stata punita da episodi, situazioni».

Modric-Inter: sogno o realtà?

«Può succedere. Ormai è chiaro: se un giocatore vuole cambiare squadra, la cambia».

E se succede?

«Sarebbe un colpo straordina­rio non solo per l’Inter, che fra l’altro ne ha già fatti abbastanza, ma per tutto il calcio italiano. Un colpo che può avere la stessa incidenza di quello di Cristiano Ronaldo. Se non di più».

Prego?

«Parlo di incidenza di gioco. Ronaldo è uguale a business, Ronaldo è uguale a gol: non salta l’uomo come prima ma è un finalizzat­ore fantastico, gioca per fare gol. Modric invece crea gioco, se mi consentite Modric è arte».

La Juve con Ronaldo: sarà la volta buona, per la Champions?

«Difficile fare previsioni, vincere la Champions è anche questione di fortuna: se ti gira bene o male quando è il momento. Di sicuro la Juve non “sceglierà” la Champions: la loro mentalità è devastante, lì devi vincere e basta, anche la Coppa Italia, e non scegli cosa vincere. Non sanno fare diversamen­te».

La sua anti-Juve è l’Inter, sembra di capire. ci

«Ha tutto per provare a vincere lo scudetto e io non do così per scontato che lo vinca la Juve. Come non do per scontato che Ronaldo arrivi a fare una passeggiat­a, che faccia per forza 35 gol. In Spagna tutti giocano aperti, trovi autostrade. In Italia no: meno spazi, più attenzione tattica. Sanno tutto di te e come romperti le scatole».

Se non arriverà Modric, all’Inter potrà essere l’anno di Brozovic?

«La svolta è stata quando Spalletti lo ha arretrato e infatti poi con la Croazia, davanti alla difesa, ha fatto benissimo: grande sorpresa, a livello tattico».

Bonucci torna alla Juve, Higuain e Caldara al Milan: chi ci guadagna?

«Le rispondo così: Higuain ha dovuto fare posto a Ronaldo ma resta un grande attaccante, Bonucci arriva da un anno difficile ma avrà voglia di dimenticar­lo, Caldara è il futuro del calcio italiano e sapere da Gasperini quanto lo apprezza per me basta e avanza come garanzia».

E il calcio italiano sta riguadagna­ndo posizioni?

«Non solo perché è arrivato Ronaldo e magari arriverà Modric. La tendenza è provare a dominare, non difendersi, il modo di giocare è cambiato in meglio da anni: perché lo vuole la maggior parte degli allenatori. E perché la maggior parte degli allenatori italiani è di un altro livello».

NON È SCRITTO CHE FARÀ UNA PASSEGGIAT­A E PER FORZA 35 GOL

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Ivan Juric, 42 anni, ex allenatore del Genoa,in una delle sue battute di pesca in barca sulle coste croate
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