Funerali tra lacrime e rabbia Genoa e Samp unite nel dolore
●Applausi per i vigili del fuoco, Mattarella e i due vicepremier. Bagnasco: «Ferita profonda» L’azienda pronta a ricostruire il ponte in acciaio e in otto mesi
Applausi ai vigili, a Mattarella e al governo. Autostrade si scusa e offre mezzo miliardo. Di Maio: «Un’elemosina»
Nel padiglione blu della Fiera di Genova, si sono celebrati i funerali di 19 delle 38 vittime del crollo del ponte Morandi. Immensa commozione e padiglione affollato da 5 mila genovesi. Applausi per il presidente Mattarella, vigili del fuoco, Luigi Di Maio e Matteo Salvini entrati praticamente insieme, «alcuni fischi all’indirizzo del segretario del Pd Maurizio Martina e della senatrice Roberta Pinotti», ex ministro del governo Renzi.
L’applausometro dà ben conto degli umori di Genova, ma c’è da credere del Paese. Lungo e commovente saluto per la squadra di vigili del fuoco entrata a rendere onore alle vittime. Sono loro gli eroi della situazione, il simbolo dell’abnegazione, dell’Italia piegata ma non spezzata dalle catastrofi naturali, ma soprattutto dall’incuria e dalle mancanze umane. Applauditissimo Mattarella che col suo rigore e la sua storia rimane popolare, un faro, lo Stato che si fa persona («È una tragedia inaccettabile che ha colpito tutto il nostro Paese»). E poi quei 48 secondi di applausi per i due vicepremier. Un governo applaudito dopo un disastro simile? L’antisistema che si fa potere e che, nonostante diversi passi falsi, aumenta il consenso ricevuto alle elezioni.
Sì, perché qualcuno pensava che quel no del M5S alla gronda di Genova, quel giudizio espresso sul possibile crollo del ponte («Una favoletta») in qualche modo pesasse.
E invece no. L’opinione pubblica sembra premiare la posizione decisa nei confronti di Autostrade. L’annuncio della revoca della concessione. Anche a costo di mettere da parte i concetti base di uno Stato
UNO SQUARCIO PER LA CITTÀ, MA GENOVA NON SI ARRENDE
di diritto. «Non possiamo attendere i tempi della giustizia penale» ha detto il premier Conte, «attendere le indagini? La sentenza sono 40 morti» gli ha fatto eco Di Maio. Il populismo che s’imbeve decisamente di giustizialismo. Eppure intercettando ancora una volta il sentimento del Paese che quelle autostrade le sente come proprie, pagate con i propri soldi e adesso affidate a un concessionario in pratica fattosi monopolista, capace di incamerare 9,5 miliardi di utili in 15 anni, 62 centesimi per ogni euro incassato al casello nel 2017 (come documentato ieri dall’Ansa)... E poi c’è quella sfida ai poteri forti, ai salotti buoni, visti come un tutt’uno col ceto politico che è stato incapace di difendere la nazione
ANGELO BAGNASCO ARCIVESCOVO DI GENOVA
dal declino.
La famiglia Benetton, cioè, a cui Autostrade fa capo. Ieri la società ha provato a rimediare, offrendo molto a Genova e soprattutto le proprie scuse.
Ai funerali erano presenti l’a.d. Giovanni Castellucci e il presidente Fabio Cerchiai. In una conferenza stampa convocata nel pomeriggio hanno provato a ricucire lo strappo. «Non siamo stati capaci di far sentire la nostra vicinanza alla città e di questo mi scuso profondamente» ha detto Castellucci, mettendo sul piatto investimenti per mezzo miliardo. Un fondo per le esigenze immediate delle famiglie delle vittime, uno per indennizzare chi dovrà lasciare le proprie case e «un progetto per ricostruire il ponte in acciaio in otto mesi».
9,5
IL NUMERO
I miliardi di utili di Autostrade in 15 anni; solo nel 2017 sono stati 968 i milioni di utile
Ma nel comun sentire nazionale che si alimenta sui social e ai banconi dei bar pesano ormai quell’iniziale
NON SIAMO STATI CAPACI DI FAR SENTIRE LA VICINANZA
FABIO CERCHIAI PRESIDENTE AUTOSTRADE
freddezza del gruppo, persino le indiscrezioni di stampa che raccontano di una festa ferragostana dei Benetton a Cortina, con 90 invitati.
E, infatti, Di Maio si è fatto subito sentire: «Lo Stato non accetta elemosine. Pretendiamo risarcimenti credibili e non vi sarà alcun baratto. L’unica strada che il governo seguirà è quella di andare avanti con la procedura di revoca». Mentre Salvini, un po’ più tenero, chiosava: «È solo il minimo sindacale».
Resterebbe da dire qualcosa sui funerali.
Strazianti come sempre in questi casi. «Il crollo del ponte Morandi sul torrente Polcevera ha provocato uno squarcio nel cuore di Genova. La ferita è profonda... Genova però non si arrende» ha detto nella sua omelia il cardinal Bagnasco. Sulle bare bandiere, maglie del Genoa, peluche, gadget: gli oggetti cari a vite che non ci sono più. Per tutti corone di rose bianche. Ma le famiglie della metà delle vittime avevano già scelto di non esserci. La ferita, sì, è profonda. Molto profonda.