La Gazzetta dello Sport

D’Aversa sicuro «La bellezza nasce anche dalla fatica»

●Nel giorno di riposo ha visionato il 2-2 con l’Udinese Il tecnico: «Servono valori, i nostri sono lavoro e sudore»

- Andrea Schianchi INVIATO A PARMA

Al gol del 2-0 di Barillà, anche se sussurrati, hanno cominciato a serpeggiar­e, per le tribune dello stadio Tardini, frasi del tipo: «Siamo da Europa League, altro che salvezza!». Esagerazio­ni che si giustifica­no con l’emozione del momento, tant’è vero che, dopo la rimonta dell’Udinese, nessun tifoso si è lamentato e tutti, anzi, si sono alzati in piedi per applaudire i ragazzi di D’Aversa. Il quale, saggio ed equilibrat­o nonostante sia alla prima esperienza in Serie A, anche dopo la partita ha ripetuto una parola che deve essere la stella polare: umiltà. «Se saremo umili e determinat­i potremo centrare l’obiettivos­alvezza. Se comincerem­o a pensare in grande e a credere di essere già arrivati, ci sarà un brutto risveglio. Noi, il nostro traguardo, possiamo raggiunger­lo soltanto attraverso il lavoro, la fatica, il sudore. Questo deve essere chiaro a tutti, a noi del gruppo e all’ambiente».

VALORI Per dare l’esempio, ieri che era giorno di riposo, D’Aversa si è messo davanti al video e ha lavorato come un matto riguardand­o, azione per azione, la partita contro l’Udinese, segnando le cose che non gli sono piaciute e quelle che hanno funzionato. E poi, assieme ai suoi collaborat­ori, ha programmat­o gli allenament­i in vista della sfida in trasferta contro la Spal. «Se non si alza l’asticella dell’impegno, della dedizione e del sacrificio, non si va da nessuna parte. Dove non potremo arrivare grazie alle qualità tecniche e alle invenzioni dei singoli, dobbiamo arrivare attraverso l’impegno, la grinta e il senso di appartenen­za. Anche queste sono doti che appartengo­no al mondo del calcio, non ci sono mica soltanto i moduli, gli schemi, le diagonali. Sono importanti, d’accordo, ma poi una squadra la fanno soprattutt­o i valori morali e per questa ragione sono tranquillo: il Parma, di valori morali, ne ha parecchi». E non potrebbe essere diversamen­te, visto che ha saputo rifarsi una vita dopo il fallimento, visto che ha costruito un’impresa storica come sono tre promozioni in soli tre anni, e visto che la società e i dirigenti non hanno dato il minimo segno di cedimento di fronte alla tagliola del processo sportivo per il caso-whatapps da cui, alla fine, il club è uscito immacolato. D’Aversa batte e ribatte sul tasto: «L’ambiente, il pubblico, la gente che ci segue sono fondamenta­li: non chiediamo che non ci critichino, ma che nei momenti di difficoltà, che sicurament­e verranno, ci aiutino a uscirne. Il Parma non è soltanto composto dai giocatori , dall’allenatore e dai dirigenti che programman­o: il Parma è una città che gioca e vuole divertirsi e raggiunger­e una salvezza che sarebbe un’altra impresa pazzesca».

IDEA Una volta, quando il tempo si riempiva di gloria e le bacheche erano gonfie di trofei, Parma esportava la bellezza del calcio in tutta Europa. Ora non è più il momento di esibire la «grandeur», servono tute da operaio e voglia di lavorare. «Anche nella fatica c’è la bellezza. Anzi: forse è proprio dalla fatica e dall’impegno che nasce la bellezza». E’ un’idea che dovrebbero seguire in molti, non soltanto il Parma.

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LAPRESSE Roberto D’Aversa, 43 anni, tecnico del Parma, deb in serie A

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