Le paure di Monza Sticchi Damiani «Il passivo attuale non è sostenibile»
●Prevendite in calo con Vettel indietro nel Mondiale Il presidente Aci: «Faremo la nostra parte, ma...»
L’uno-due di Lewis Hamilton tra Hockenheim e Budapest ha mandato alle corde, insieme a Sebastian Vettel, anche l’autodromo nazionale di Monza: contrariamente a quello che si poteva immaginare, pensando alla brillante stagione che ha visto la Ferrari sin qui protagonista, la prevendita per il GP d’Italia, seppur di poco, mostra numeri inferiori a quelli del 2017.
«La ragione? Un anno fa Vettel era andato in vacanza da leader iridato, ora si trova nel ruolo di inseguitore. Il mio augurio che avvenga esattamente l’opposto di quello che accadde un anno fa, quando da Monza in poi la Mercedes prese il largo». Ad esprimere questo desiderio è Angelo Sticchi Damiani, presidente dell’Aci e come tale da più di un anno «azionista di riferimento» del più antico autodromo italiano ed europeo ancora in attività. Se qualche mese fa il numero 1 dell’Automobil Club nazionale era allarmato per gli effetti della legge Madia AFP che limitava fortemente, a suo dire, l’attività a livello internazionale degli enti pubblici o parastatali, come appunto il suo o la stessa Sias (che gestisce l’impianto lombardo), ora è più sereno perché il decreto mille proroghe ha diradato ogni preoccupazione.
Presidente, Matteo Renzi, quando era premier, aveva dato via libera a un intervento finanziario dell’Aci per concludere positivamente l’accordo con Ecclestone. Ora c’è una nuova maggioranza: ha trovato la stessa disponibilità?
«Sì da questo punto nulla è cambiato, anzi proprio sull’emendamento al Mille Proroghe che ci riguardava ho trovato una forte convergenza tra maggioranza e opposizione».
Il contratto per il GP d’Italia scade tra un anno: a che punto siamo con la trattativa?
«Con Chase Carey ci siamo già incontrati ma non posso ancora dire quando si potrà formalizzare il rinnovo».
Alcuni tracciati storici, come Silverstone e Hockenheim, sono in difficoltà: l’autodromo inglese ha disdetto, a partire dal 2019, il contratto siglato con Ecclestone che doveva proseguire sino al 2026, quello tedesco non ospiterà più il GP. Ma la loro pare una presa di posizione strategica per tornare a negoziare in migliori condizioni con Liberty. Ritiene di poter sfruttare l’occasione?
«Purtroppo non c’è mai stata l’occasione e la volontà da parte degli organizzatori di fare cartello per trattare con la F.1, soprattutto da parte di quelli europei. Noi abbiamo chiuso l’edizione dell’anno scorso con un forte passivo e pure il bilancio di quello 2018 non sarà differente, è chiaro che una situazione di questo tipo non è sostenibile a lungo termine. L’Aci è pronto a fare la propria parte ma non a qualsiasi condizione. Ci sono poi da sciogliere i nodi legati a una estensione temporale dell’impegno di Regione Lombardia e alla definizione del ruolo del Consorzio del Parco di Monza. Carey mi ha sempre ripetuto che non è pensabile un Mondiale senza Monza; noi sottolineiamo l’unicità del nostro impianto che tra 4 anni festeggerà i 100. Insomma a parole siamo d’accordo, vediamo se lo saremo pure nei fatti. Bisogna però anche sottolineare che Liberty ha ereditato il contratto da Bernie».
100
MONUMENTO Gli anni di vita che il circuito brianzolo festeggerà nel 2022 È la più antica pista europea in attività
PER CAREY IL GP È IMPORTANTE A PAROLE FINORA SIAMO D’ACCORDO
SUL RINNOVO CON LIBERTY CONTRATTO IN SCADENZA
HA FATTO COSE ECCEZIONALI CHE ALLA FERRARI CONTINUERANNO
SU SERGIO MARCHIONNE E SULLA SUA SUCCESSIONE
Intanto con Liberty per il GP del 2 settembre avete ideato uno spazio alla Darsena di Milano dove gli appassionati possono vedere piloti e macchine.
«Una iniziativa importante che fa seguito al bagno di folla di un anno fa al Castello perché ribalta il concetto di ghettizzazione nell’autodromo. Il messaggio che prima passava era “se vuoi vedere i tuoi campioni, devi spendere e venire in pista”. Ma non tutti se lo possono permettere, raggiungere un autodromo può essere scomodo, difficile. Così ecco che il concetto si rovescia e il campione invade la vita quotidiana. E’ anche un modo per trovare nuovi appassionati e spingerli poi a raggiungere gli autodromi».
Il mondo dell’auto non solo italiano è stato scosso dalla scomparsa di Sergio Marchionne, ritiene che questo possa comportare un periodo di incertezza nella politica sportiva del Cavallino?
«Non conosco Louis Camilleri e dunque non posso dare giudizi. Nessuno può nascondere che Sergio Marchionne abbia realizzato cose eccezionali e che sarà difficile sostituirlo, soprattutto in questa fase delicata in cui bisogna rinnovare il patto della Concordia, però mi conforta che John Elkann abbia voluto assumersi l’incarico di presidente. Marchionne ha lasciato una strada ben tracciata».
Marchionne desiderava tanto anche vedere un pilota italiano in F.1 che lui aveva individuato in Giovinazzi.
«Quello che in questi anni si è riuscito a realizzare sotto questo profilo è merito di Marchionne. Aveva un progetto in testa e sono sicuro che i suoi eredi al Cavallino lo continueranno. Non va dimenticato, ad esempio, che a capo della scuderia c’è Maurizio Arrivabene che ha lavorato fianco a fianco di Marchionne, sarà il più fidato custode della sua eredità».