La Gazzetta dello Sport

Le paure di Monza Sticchi Damiani «Il passivo attuale non è sostenibil­e»

●Prevendite in calo con Vettel indietro nel Mondiale Il presidente Aci: «Faremo la nostra parte, ma...»

- Andrea Cremonesi

L’uno-due di Lewis Hamilton tra Hockenheim e Budapest ha mandato alle corde, insieme a Sebastian Vettel, anche l’autodromo nazionale di Monza: contrariam­ente a quello che si poteva immaginare, pensando alla brillante stagione che ha visto la Ferrari sin qui protagonis­ta, la prevendita per il GP d’Italia, seppur di poco, mostra numeri inferiori a quelli del 2017.

«La ragione? Un anno fa Vettel era andato in vacanza da leader iridato, ora si trova nel ruolo di inseguitor­e. Il mio augurio che avvenga esattament­e l’opposto di quello che accadde un anno fa, quando da Monza in poi la Mercedes prese il largo». Ad esprimere questo desiderio è Angelo Sticchi Damiani, presidente dell’Aci e come tale da più di un anno «azionista di riferiment­o» del più antico autodromo italiano ed europeo ancora in attività. Se qualche mese fa il numero 1 dell’Automobil Club nazionale era allarmato per gli effetti della legge Madia AFP che limitava fortemente, a suo dire, l’attività a livello internazio­nale degli enti pubblici o parastatal­i, come appunto il suo o la stessa Sias (che gestisce l’impianto lombardo), ora è più sereno perché il decreto mille proroghe ha diradato ogni preoccupaz­ione.

Presidente, Matteo Renzi, quando era premier, aveva dato via libera a un intervento finanziari­o dell’Aci per concludere positivame­nte l’accordo con Ecclestone. Ora c’è una nuova maggioranz­a: ha trovato la stessa disponibil­ità?

«Sì da questo punto nulla è cambiato, anzi proprio sull’emendament­o al Mille Proroghe che ci riguardava ho trovato una forte convergenz­a tra maggioranz­a e opposizion­e».

Il contratto per il GP d’Italia scade tra un anno: a che punto siamo con la trattativa?

«Con Chase Carey ci siamo già incontrati ma non posso ancora dire quando si potrà formalizza­re il rinnovo».

Alcuni tracciati storici, come Silverston­e e Hockenheim, sono in difficoltà: l’autodromo inglese ha disdetto, a partire dal 2019, il contratto siglato con Ecclestone che doveva proseguire sino al 2026, quello tedesco non ospiterà più il GP. Ma la loro pare una presa di posizione strategica per tornare a negoziare in migliori condizioni con Liberty. Ritiene di poter sfruttare l’occasione?

«Purtroppo non c’è mai stata l’occasione e la volontà da parte degli organizzat­ori di fare cartello per trattare con la F.1, soprattutt­o da parte di quelli europei. Noi abbiamo chiuso l’edizione dell’anno scorso con un forte passivo e pure il bilancio di quello 2018 non sarà differente, è chiaro che una situazione di questo tipo non è sostenibil­e a lungo termine. L’Aci è pronto a fare la propria parte ma non a qualsiasi condizione. Ci sono poi da sciogliere i nodi legati a una estensione temporale dell’impegno di Regione Lombardia e alla definizion­e del ruolo del Consorzio del Parco di Monza. Carey mi ha sempre ripetuto che non è pensabile un Mondiale senza Monza; noi sottolinei­amo l’unicità del nostro impianto che tra 4 anni festeggerà i 100. Insomma a parole siamo d’accordo, vediamo se lo saremo pure nei fatti. Bisogna però anche sottolinea­re che Liberty ha ereditato il contratto da Bernie».

100

MONUMENTO Gli anni di vita che il circuito brianzolo festeggerà nel 2022 È la più antica pista europea in attività

PER CAREY IL GP È IMPORTANTE A PAROLE FINORA SIAMO D’ACCORDO

SUL RINNOVO CON LIBERTY CONTRATTO IN SCADENZA

HA FATTO COSE ECCEZIONAL­I CHE ALLA FERRARI CONTINUERA­NNO

SU SERGIO MARCHIONNE E SULLA SUA SUCCESSION­E

Intanto con Liberty per il GP del 2 settembre avete ideato uno spazio alla Darsena di Milano dove gli appassiona­ti possono vedere piloti e macchine.

«Una iniziativa importante che fa seguito al bagno di folla di un anno fa al Castello perché ribalta il concetto di ghettizzaz­ione nell’autodromo. Il messaggio che prima passava era “se vuoi vedere i tuoi campioni, devi spendere e venire in pista”. Ma non tutti se lo possono permettere, raggiunger­e un autodromo può essere scomodo, difficile. Così ecco che il concetto si rovescia e il campione invade la vita quotidiana. E’ anche un modo per trovare nuovi appassiona­ti e spingerli poi a raggiunger­e gli autodromi».

Il mondo dell’auto non solo italiano è stato scosso dalla scomparsa di Sergio Marchionne, ritiene che questo possa comportare un periodo di incertezza nella politica sportiva del Cavallino?

«Non conosco Louis Camilleri e dunque non posso dare giudizi. Nessuno può nascondere che Sergio Marchionne abbia realizzato cose eccezional­i e che sarà difficile sostituirl­o, soprattutt­o in questa fase delicata in cui bisogna rinnovare il patto della Concordia, però mi conforta che John Elkann abbia voluto assumersi l’incarico di presidente. Marchionne ha lasciato una strada ben tracciata».

Marchionne desiderava tanto anche vedere un pilota italiano in F.1 che lui aveva individuat­o in Giovinazzi.

«Quello che in questi anni si è riuscito a realizzare sotto questo profilo è merito di Marchionne. Aveva un progetto in testa e sono sicuro che i suoi eredi al Cavallino lo continuera­nno. Non va dimenticat­o, ad esempio, che a capo della scuderia c’è Maurizio Arrivabene che ha lavorato fianco a fianco di Marchionne, sarà il più fidato custode della sua eredità».

 ??  ?? Angelo Sticchi Damiani, 73 anni, da sei presidente dell’Aci
Angelo Sticchi Damiani, 73 anni, da sei presidente dell’Aci
 ??  ?? Il mare di folla e le bandiere Ferrari sotto il podio di Monza
Il mare di folla e le bandiere Ferrari sotto il podio di Monza
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