Ingebrigtsen III La casa norvegese ha un nuovo erede
●Dopo Henrik nel 2012 e Filip nel 2016 è il turno del 17enne Jakob doppio oro europeo nei 1500 e 5000. «Vivevo da pro' già a 8 anni»
Prima la data di nascita: 19 settembre 2000. Poi il senso dell’impresa compiuta: nessuno, in 84 anni e nelle 22 precedenti edizioni di Europei, aveva realizzato la doppietta 1500-5000. Il norvegese Jakob Ingebrigtsen, uno ancora troppo giovane per poter guidare e bere alcolici, a Berlino c’è riuscito nel giro di 24 ore, a 17 anni e 325 giorni. Solo la spagnola Mari Cruz Diaz, nella 10 km di marcia a Stoccarda 1986, ha conquistato un oro continentale in età inferiore (a 16 anni e 306 giorni). Ma va da sé: il peso di certe medaglie, a volte, è proprio diverso.
ROBOT «Vivo da atleta professionista da quando avevo 8-9 anni – spiega Jakob, come fosse la cosa più normale del mondo – da allora mi alleno con dedizione, seguendo un buon programma e sfruttando strutture adeguate. Senza esagerare, ma facendo molto più di quel che fanno i miei coetanei connazionali». Le sue parole e la freddezza con cui le pronuncia spaventano, sgomentano quasi. Come i suoi atteggiamenti, da uomo più che maturo. Tanto più che il ragazzo arriva a ruota dei fratelli maggiori, Henrik, 27 anni e Filip, 25. Tutti seguiti da vicino da papà-coach Gjert. Tutti, nella cittadina di Sandnes, pro- grammati per eccellere. E’ un caso che tre degli ultimi quattro 1500 della rassegna siano stati vinti da tre Ingebrigtsen diversi? Il più anziano – a Berlino d’argento – a Helsinki 2012, il medio ad Amsterdam 2016 e ora il piccolo. Probabilmente il più fenomeno del terzetto. Uno che, ormai da diverse stagioni, è sotto i radar di tutto il mondo, sebbene il suo esordio internazionale sia avvenuto solo nel 2016. Del resto Henrik e Filip, ai vertici invece dal 2012, han sempre sostenuto che il fratellino sarebbe stato più for- te di loro. Pochi, però, avrebbero immaginato così grande e così presto.
IN ITALIA Curiosamente c’è anche tanta Italia nella sua breve, ma già prodigiosa carriera. Il primo vero botto risale agli Europei di cross della sarda Chia: Jakob, a 16 anni da poco compiuti, tra gli juniores, cioè tra atleti under 20, regola un campo di 87 concorrenti, uno solo dei quali di età inferiore alla sua, rifilando 9” al secondo classificato. E’ il dicembre 2016. Poi, la scorsa stagione, dopo essere diventato il più giovane uomo della storia a correre il miglio sotto i 4’ (3’58”07 in maggio a Eugene, 3’56”29 in giugno a Oslo), in luglio, agli Europei juniores di Grosseto, da primo anno allievo, domina i 3000 siepi e manca il successo nei 1500 solo a causa di una caduta in finale. Partecipa ai Mondiali di Londra e chiude l’anno vincendo tre titoli ai campionati norvegesi assoluti in tre giorni, nei 1500, 5000 e 3000 siepi, ai quali aggiunge un terzo posto negli 800.
LA DOPPIETTA Il resto è storia recentissima. Torna a Eugene e nel miglio vola in 3’52”28, record europeo di categoria. Poi, il mese scorso, ai Mondiali di categoria di Tampere, è d’argento nei 1500 e di bronzo nei 5000 e a Montecarlo timbra il primato continentale anche sui 1500 (3’31”18). Fino agli exploit tedeschi: anche nei 5000, con un ultimo 800 da 1’56”00 e un ultimo 400 da 54”05, fa suo il limite europeo junior: 13’17”06. «La doppietta – spiega, sempre gelido – è il frutto di quel che ho fatto in tutti questi anni».
AL LAVORO Gareggia sempre, Jakob. Gareggia e mangia chilometri. Su tutti i terreni, anche su sentieri di montagna. Sottoponendosi a sedute massacranti e a lavori in pista da fachiro. «Sapevo che un giorno sarebbe diventato il migliore – sostiene Henrik – si merita tutto e nulla sta arrivando per caso. La sola cosa che mi sorprende è che ci sia già riuscito a 17 anni. Agli Europei di Parigi 2020, faremo ancora meglio. Non ci sono limiti per la nostra famiglia. E attenzione: abbiamo un fratellino di 5 anni che presto potrà unirsi a noi». Forse, quando avrà l’età della ragione, gli converrà scappare...
IL FUTURO Jakob, intanto, stupisce anche perché è sempre in totale controllo della situazione. Nulla pare emozionarlo o turbarlo. E’ talmente determinato e sicuro di sé che la vita alla quale si sottopone pare essere figlia di una scelta e non di imposizioni paterne, come invece verrebbe da pensare. Anche se si narra che Gjert gli abbia permesso di celebrare il doppio oro con un bicchiere di latte scremato... Resterà da capire se, superata l’adolescenza, si confermerà. Molti, superstar alla sua età, si sono poi persi per strada. Ma a giudicare da quel che han fatto i fratelli, non ci dovrebbero essere grandi problemi.