La Gazzetta dello Sport

Fiume in piena in Calabria: dieci le vittime nell’escursione

●Bomba d’acqua sulle Gole del Raganello Altri tre dispersi nel torrente e 23 in salvo

- Pierluigi Spagnolo

Le luci delle «torri faro», utilizzate dalla Protezione civile della Calabria, hanno illuminato a giorno l’area e permesso ai soccorrito­ri di cercare i dispersi anche quando il sole si era spento dietro i monti del massiccio del Pollino. Proprio lì, ieri pomeriggio, un’escursione si è trasformat­a in tragedia, tra le gole del torrente Raganello, nel territorio di Civita di Castrovill­ari, in provincia di Cosenza.

IL BILANCIO Almeno 10 persone (provenient­i da due diversi gruppi) sono morte e altre tre risultano disperse, travolte dall’ondata di piena del torrente, causata da un acquazzone, una vera e propria bomba d’acqua, che ha gonfiato il Raganello, innalzando il livello delle acque e gonfiando il torrente. Il procurator­e di Castrovill­ari, Eugenio Facciolla, ha disposto l’autopsia sui corpi delle vittime. L’obiettivo è quello di accertare «se esistano responsabi­lità penali per quanto accaduto». Facciolla ha evidenziat­o che c’è stata «imprudenza» nell’avviare le escursioni, «considerat­e le previsioni meteo e l’allerta diffusa». «È un territorio molto impervio, le Gole del Raganello sono fenditure molte strette nelle rocce, quindi i soccorsi non sono stati agevoli», ha spiegato in serata Carlo Tansi, direttore della Protezione civile della Calabria. Secondo la prefettura di Cosenza, dopo diverse ore, si potevano contare 23 persone tratte in salvo (tra queste, 7 persone sono state portate in ospedale e altrettant­e medicate sul posto). Alcuni sono stati ricoverati per ipotermia, per problemi respirator­i o perché leggerment­e feriti dall’impatto con rocce o arbusti. Gli escursioni­sti si sarebbero avventurat­i nella zona del «Ponte del Diavolo», tanto suggestiva quanto impervia. Il gruppo speleologi­co del Soccorso alpino calabrese, nel corso delle ricerche, ha provato a risalire il corso del Raganello alla ricerca di superstiti dispersi e dei corpi delle vittime non ancora recuperati. Nelle gole del Raganello, infatti, ci sono vari anfratti e speroni ai quali sono riusciti ad agganciars­i, per salvarsi, alcuni degli escursioni­sti. L’acqua impetuosa del torrente, dopo la piena del pomeriggio, in serata è andata lentamente calando.

AREA A RISCHIO «Il bollettino dell’allerta meteo era stato diramato già dal pomeriggio precedente, c’era un evidente rischio di forti acquazzoni sulla zona», ha spiegato ancora Tansi della Protezione civile regionale. «Si tratta di una zona dalla straordina­ria bellezza, ma molto pericolosa, non ci si improvvisa nelle escursioni, soprattutt­o con condizioni metereolog­iche avverse. Eppure tra le persone tratte in salvo c’era anche una bambina di 12 anni», ha sottolinea­to ANSA il dirigente della Protezione civile. Il presidente della Regione Calabria, Mario Oliverio, ha deciso di rientrare immediatam­ente da un periodo di ferie all’estero.

LA ZONA La zona del «Ponte del Diavolo» è particolar­mente suggestiva. E non è un’escursione consigliat­a ai non esperti, quella nelle gole del torrente Raganello. Il lungo canale del corso d’acqua, che si incunea nei monti del massiccio del Pollino, si inerpica a volte in maniera repentina, regalando bellissimi scorci con cascate e rapide, ma diventando anche estremamen­te pericoloso in caso di piene improvvise. Piene causate, come ieri, da improvvisi scrosci d’acqua a monte. «Le ondate di piena ci sono spesso d’inverno, ma non era mai capitato d’estate, quando il torrente è molto frequentat­o dai turisti», ha spiegato Luca Franzese, responsabi­le del Soccorso Alpino della Calabria.

LA CHIAVE

La Protezione civile: «Zona pericolosa e l’allerta meteo era stata diramata»

Usate le «torri faro» Disposta l’autopsia per appurare le responsabi­lità

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I soccorrito­ri al lavoro nelle Gole del Raganello, in Calabria

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